martedì 29 aprile 2025

Il Demone di Metallo

 In questo racconto di Robert Howard, abbiamo una vicenda ultraterrena con una che si svolge in un piano molto materiale. Da una parte abbiamo il re Yezdigerd di Turan, che non ne può più delle incursioni dei pirati Kozaki, che guarda caso sono capitanati da Conan. Il guardiano del confine navale Jehungir Agha, consigliato da Ghaznavi, un suo collaboratore, decide di attirare Conan in una trappola usando Ottavia, una bella schiava.

L'agguato dovrebbe tenersi nella città di Xapur, che si trova su un'isola. Dopo aver conosciuto Conan, però, la donna non vuole prestarsi alla messinscena e vuole fuggire. Ottavia è una bella fanciulla con i capelli d'oro e la pelle bianca, insomma proprio il tipo che Conan predilige. Per cui la desidera con "urgenza sfrenata."

Tuttavia, sorpresa... le rovine della città di Xapur sono ricostruite in forme colossali e ci sono delle persone. Conan parla con Yateli, una ragazza che confusamente parla di cose del passato. Sconcertato, il barbaro esplora il luogo.

La resurrezione della città è opera di Khosatral Khel, un quasi dio, blasfemo fondatore della città di Dagon, poi abbattuta da un popolo di schiavi, gli Yuetshi, che lo hanno imprigionato con una magia e hanno ucciso gli abitanti. Ora l'incantesimo che lo imprigionava si è interrotto per un motivo fortuito, e Khosatral si è liberato, e ha resuscitato il suo popolo. Ma la morte è una barriera che non si può, o non si dovrebbe, valicare per tornare indietro. Come nel caso di Yateli: la morte ha intaccato la mente della ragazza. E anche il resto del popolo è risorto ma la vita degli abitanti resta corrotta dalla morte che li ha toccati. Tutto ciò Conan lo capisce con una visione-spiegone.

Nel frattempo Jehungir (il comandante che vuole morto Conan) esplora la città rinata. Senza volere crea un diversivo per il barbaro, che è inseguito da Khosatral; il cimmero trova il pugnale in cui è infusa la magia per fermare il quasi-dio. Così abbiamo la resa dei conti con Jehungir e poi l'eliminazione di Khosatral. La città appena risorta scompare.

Ottavia voleva fuggire, ma aspetta Conan per non rimanere sola; non si vuole concedere a lui, ma Conan avendo piacere a possederla prima doma le sue resistenze, poi riesce a scroccare un bacio e a farsi prendere almeno in considerazione, anche se la bella continua a sentirsi degna di frequentazioni più elevate.

Che dire di questo racconto? Abbastanza tipico della produzione di Howard, direi. Abbiamo un esemplare femminile abbastanza tipico, Ottavia, una donna oggetto senza particolari doti, capricciosa ma dotata di un volontà propria. Una città mitica devastata da un popolo di rango inferiore (secondo le classifiche di Howard). Un mago potentissimo ma, come al solito, con qualche punto debole che può essere sfruttato. E ovviamente anche i sogni di risurrezione, così come tutto ciò che è innaturale, attinente con la magia e con la civiltà, sono fallaci, corrotti, e destinati a fallire.

Non mi è piaciuto, se devo essere sincero, l'espediente di far avere a Conan una visione che gli spiegasse tutto il passato della città, di Khosatral e delle vicissitudini che avevano causato la caduta di quella civiltà da lui praticamente voluta e fondata. Posso capire, comunque, che i limiti di spazio della forma racconto, e la volontà di confrontarsi con trame di una certa complessità, possano spingere un autore a prendere delle scorciatoie.





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