Solo una curiosità. Arriva a bomba un articolo del corriere che svelerebbe l'esistenza di due scrittori italici che, per misteriosa costrizione vaticana, sono ignoti al pubblico della penisola nonostante incredibili fasti in mezzo mondo. Avrebbero scoperto fatti clamorosi e assai scomodi che sono alla base dei loro romanzi storici. A me la storia interessa molto (quando è vera però, non romanzata) e mi meraviglia di non aver mai saputo nulla di questi due. Mi meraviglia anche che uno certe cose non le sveli in un saggio storico e invece ci faccia un romanzo, in verità... Ma allora di che si tratta? Di una mia amnesia (ovviamente del resto non sto tutto il giorno dietro ai libri, magari potessi...) o di una mossa di marketing assai spregiudicata?
Se sapete l'inglese potete anche leggere cosa pensa il Vaticano (e cosa dissero a Mondadori) su questa ipotesi del boicottaggio.
sabato 31 ottobre 2015
martedì 27 ottobre 2015
Crimson Peak
Crimson Peak lo aspettavo da un po', memore del capolavoro creato da Guillermo del Toro con Il Labirinto del Fauno. Per certi aspetti non è affatto quello che mi aspettavo. La storia è essenzialmente un grande classico, un film in costume in bianco e nero come si facevano tanto tempo fa ricreato in magnifici colori; la trama e le atmosfere da sviluppare impongono anche un passo narrativo che all'inizio stanca un poco, e, peggio ancora, i mostri, che qui sono essenzialmente degli spettri, non fanno paura. Non è che siano fatti male, ma si comportano come si comportano tutti i bravi fantasmi di tutti i film da cento anni a questa parte: la fantasia nella creazione, e il comportamento inquietantissimo di certe creature orrende del Labirinto qui non li ho visti. Insomma, Del Toro ha voluto creare un film gotico, non un film dell'orrore, e non lo ha mica nascosto del resto, quindi tocca farsene una ragione.
martedì 20 ottobre 2015
It Follows
Una ragazza si apparta con un coetaneo, lui dopo il rapporto la rapisce e le spiega che le ha trasmesso una maledizione, da lui ricevuta nello stesso modo da parte di un'altra giovane. Poi la libera e si dilegua senza lasciare traccia. Adesso la nostra povera protagonista dovrà sfuggire a una minaccia mortale. Un po' la storia di The Ring con l'amplesso al posto della visione del filmato maledetto? Se così fosse, It Follows ("ti segue") potrebbe candidarsi al ruolo di peggiore boiata degli ultimi anni. Invece la storia pur non essendo molto complessa è carica di altri significati. Il regista David Robert Mitchell, che è anche lo sceneggiatore, ha creato la trama di It Follows traendo spunto da un ricorrente incubo da lui sperimentato, incubo in cui era seguito da qualcuno, un ricordo confuso dove predominava una sensazione di ansia. Il film riesce a catturare un'atmosfera onirica e a trasmetterla allo spettatore, almeno in alcune parti. Bisogna fare indubbiamente uno sforzo per dare un senso a quello che si sta vedendo; è una sensazione che con me può fare fiasco se il regista esagera, nel senso che posso facilmente stancarmi di cercare il significato, se sento che si sta giocando troppo a nascondermelo. Ma in questo film non c'è un messaggio del tutto preciso, e non c'è la pretesa che ci sia, lo spettatore deve fare i conti con le sensazioni che gli vengono trasmesse, partendo da alcuni indizi che sono però decisamente chiarificatori. A Mitchell, molto bravo a creare la tensione e scene enigmatiche, va anche riconosciuta la capacità di seguire apparentemente gli stereotipi del genere horror ma di rovesciarli completamente o farne un utilizzo insolito.
venerdì 16 ottobre 2015
New York
Quest'anno una curiosità repressa a lungo mi ha portato negli Stati Uniti. Non ho mai avuto una grossa simpatia per il paese più importante e forte del mondo e questo (oltre al costo, la scomodità e lunghezzza del viaggio ecc...) mi ha sempre indotto a rinviare questa esperienza. La convinzione che prima o poi un'occhiata ce la dovessi dare (e se per caso avessi avuto la conferma che gli USA mi stanno di traverso mi sarei messo il cuore in pace) mi ha alla fine condotto a prendere la decisione, prima di essere troppo acciaccato per farlo, visto che sono abbondantemente negli -anta.
Io non sono troppo interessato alle bellezze naturali: ovviamente le ammiro, ma non posso basare un viaggio solo su di quelle. Pertanto andare a visitare cascate, canyon e parchi l'ho escluso in partenza. Avevo il timore - probabilmente è uno stereotipo, ma chissà - che la maggior parte delle città yankee fosse fatta con lo stampino (palazzoni moderni e anonimi, macdonald, shopping mall) e pertanto ho deciso di puntare a un luogo di interesse sicuro: New York. Ho scelto male il periodo perché, sappiatelo, a settembre a New York si può ancora bollire di caldo, ma per fortuna non ha mai piovuto. Mi sono concesso otto giorni di visita e ne è valsa la pena.
Io non sono troppo interessato alle bellezze naturali: ovviamente le ammiro, ma non posso basare un viaggio solo su di quelle. Pertanto andare a visitare cascate, canyon e parchi l'ho escluso in partenza. Avevo il timore - probabilmente è uno stereotipo, ma chissà - che la maggior parte delle città yankee fosse fatta con lo stampino (palazzoni moderni e anonimi, macdonald, shopping mall) e pertanto ho deciso di puntare a un luogo di interesse sicuro: New York. Ho scelto male il periodo perché, sappiatelo, a settembre a New York si può ancora bollire di caldo, ma per fortuna non ha mai piovuto. Mi sono concesso otto giorni di visita e ne è valsa la pena.
mercoledì 7 ottobre 2015
EXPO Milano 2015
Non è durata moltissimo la mia visita a EXPO 2015. Dopo essere stato da poco a New York (non ne ho ancora parlato) era difficile trovare grandi attrattive in una manifestazione che in fin dei conti è una grossa fiera, con qualche filmato e attrattiva da vedere e merce in vendita, interessante quanto si vuole ma senza le meraviglie di un Metropolitan Museum (poi ovviamente ognuno ha il suo punto di vista). Considerando che la coda per entrare in tutti i padiglioni tranne i più miserelli era davvero notevole (nonostante io ci sia andato di mercoledì) il rapporto sbattimento/soddisfazione era veramente svantaggioso e dopo un po' me ne sono andato. Non è che voglia muovere chissà quale critica, semplicemente provengo da una overdose di lunghe giornate in piedi e non avevo troppa voglia di farmene un'altra: non ho ovviamente voluto mancare a una occasione forse irripetibile (Expo in Italia, per giunta nella città in cui vivo) ma appena mi sono stufato, nel primo pomeriggio, sono tornato alla fermata della metropolitana.
lunedì 5 ottobre 2015
Spettacoli a venire
Segnalo due articoli su Fantasy Magazine: il primo è sui prossimi sviluppi riguardanti l'opera di Patrick Rothfuss, il secondo riguarda la possibilità di avere una miniserie sul mondo di Watchmen, la serie grafica di Alan Moore, già portata sugli schermi alcuni anni fa.
Devo dire che enrambe le notizie mi incuriosiscono positivamente, per una volta tanto (a essere delusi si fa sempre in tempo ma speriamo di no). Una storia come quella di Watchmen a mio parere può prendersi tempo, più tempo di un film per quanto lungo, per essere sviluppata, e c'è senz'altro spazio per tante trame collaterali riguardante il "vecchio" mondo di supereroi che nella storia di Moore è appena accennato come prologo: difficile sarà se mai creare un finale originale allo stesso livello della serie grafica. Per quanto riguarda la creatura di Patrick Rothfuss, quella Kingkiller Chronicle che al primo libro mi aveva colpito così positivamente e magicamente, vorrei davvero che se ne facesse qualcosa (al secondo libro la magia devo ammettere era finita, ma sono ancora curioso di sapere come andrà a finire, purché non ci vogliano troppe pagine per arrivarci). Anche qui penso che una serie televisiva sarebbe molto più adatta di un film.
Devo dire che enrambe le notizie mi incuriosiscono positivamente, per una volta tanto (a essere delusi si fa sempre in tempo ma speriamo di no). Una storia come quella di Watchmen a mio parere può prendersi tempo, più tempo di un film per quanto lungo, per essere sviluppata, e c'è senz'altro spazio per tante trame collaterali riguardante il "vecchio" mondo di supereroi che nella storia di Moore è appena accennato come prologo: difficile sarà se mai creare un finale originale allo stesso livello della serie grafica. Per quanto riguarda la creatura di Patrick Rothfuss, quella Kingkiller Chronicle che al primo libro mi aveva colpito così positivamente e magicamente, vorrei davvero che se ne facesse qualcosa (al secondo libro la magia devo ammettere era finita, ma sono ancora curioso di sapere come andrà a finire, purché non ci vogliano troppe pagine per arrivarci). Anche qui penso che una serie televisiva sarebbe molto più adatta di un film.
sabato 3 ottobre 2015
Sopravvissuto - The Martian
Con Prometheus, Ridley Scott mi aveva fatto sospettare di aver perso il tocco magico per la fantascienza. Con Sopravvissuto - The Martian il grande vecchio che ci ha dato a suo tempo Alien e Blade Runner è tornato a degli ottimi livelli. Il film, con un grande Matt Damon come protagonista, è piuttosto lungo, ma riesce a tenere incollata l'attenzione. Matt Damon offre una robusta prestazione nei panni di un astronauta che deve affrontare una terribile incognita (rimanere isolato con pochi mezzi in un ambiente ostile) ma accetta la sfida con enorme determinazione, anche se non si fa grandi illusioni. Nello stesso tempo, la NASA si adopera per salvarlo, e il mondo rimane con il fiato sospeso.
Per curiosità, Matt Damon è proprio lo stesso attore che in Interstellar partecipava al lancio di esploratori nello spazio per trovare un pianeta che potesse dare speranza alla popolazione terrestre: finiva in un luogo inospitale e, pur di farsi raccattare dalla successiva spedizione spaziale, spediva un rapporto in cui raccontava balle sulla qualità del posto che aveva esplorato, sperando (umanamente comprensibile) di salvare la pelle, a scapito di tutti gli altri. Qui invece è un eroe. Dallo stesso Interstellar viene anche un'intrepida Jessica Chastain (qui nel ruolo della comandante dell'astronave, con tanto di sensi di colpa per aver perso un uomo). Meritano una menzione anche Sean Bean e Jeff Bridges.
Per curiosità, Matt Damon è proprio lo stesso attore che in Interstellar partecipava al lancio di esploratori nello spazio per trovare un pianeta che potesse dare speranza alla popolazione terrestre: finiva in un luogo inospitale e, pur di farsi raccattare dalla successiva spedizione spaziale, spediva un rapporto in cui raccontava balle sulla qualità del posto che aveva esplorato, sperando (umanamente comprensibile) di salvare la pelle, a scapito di tutti gli altri. Qui invece è un eroe. Dallo stesso Interstellar viene anche un'intrepida Jessica Chastain (qui nel ruolo della comandante dell'astronave, con tanto di sensi di colpa per aver perso un uomo). Meritano una menzione anche Sean Bean e Jeff Bridges.
giovedì 1 ottobre 2015
Libertà a rischio: il giornalismo.
Un recente articolo de La Stampa mi ha spinto a fare alcune riflessioni sul giornalismo e sui giornali come media (i giornali su carta, in rete, ma anche la loro versione televisiva). Jonathan Franzen, scrittore, il cui pensiero possiamo seguire anche qui (in inglese), dice in parole povere che internet è un nuovo totalitarismo. Chi urla più forte ha ragione, la verità non conta più niente. "Se pensate che io stia esagerando è perché non avete compreso la natura del totalitarismo. Non sono le parate, la polizia segreta, l'ideologia. È che abbiamo adesso qualcosa rispetto a cui non hai altra scelta se non relazionarti. Di continuo. In ogni aspetto della tua vita. È questa l'ambizione dei tecnocrati, che non ci sia mai un momento in cui non ti relazioni con la tecnologia." I professionisti del giornalismo, sostiene Franzen, non riescono più a farsi pagare. Le notizie vengono subito linkate e copiate, quindi il lavoro rubato. E poi abbiamo i blogger, i "citizen journalist" ovvero chiunque abbia uno smartphone e vada a dire la sua sui social network, i leakers, e via dicendo. La gente riceve solo opinioni contrapposte, e di solito contrapposte violentemente. Verità o presunte tali che si affermano perché la gente urla. Balle che diventano verità perché tanti le urlano.
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