martedì 25 settembre 2018

Blue Ruin

Blue Ruin (2013), film prodotto con i contributi... del crowdfunding, è un "crime thriller" (per usare la definizione che ho trovato su Wikipedia) non attinente al fantastico, ma con una componente violenta piuttosto angosciante, e pertanto ha trovato un posto qui. Blue Ruin in verità più che un thriller è un film sulla vendetta. Non una sola vendetta, ma una spirale di vendetta.

Parlerò di questo film anticipando la trama sotto certi aspetti. Consiglio comunque di vederlo.

Il regista e il principale produttore sono due amici che spesso hanno lavorato insieme: Jeremy Saulnier e Macon Blair (statunitensi). Il secondo recita anche nei panni di Dwight, il protagonista. Il film inizia con lui che vive come un barbone, dopo l'uccisione dei suoi genitori.

Informato sulla prossima uscita dal carcere di un certo Wade, l'assassino, Dwight si reca al carcere e assiste alla scarcerazione. Nonostante Wade sia accolto e quindi protetto da una numerosa famiglia (un vero clan di poco di buono, come quelli che anche qui in Italia prosperano) Dwight riesce a sorprenderlo separatamente dagli altri in una sosta presso una stazione di servizio, a ucciderlo e a scappare.

sabato 22 settembre 2018

Sulla mia pelle

Dopo aver visto il film distribuito da Netflix riguardante la vicenda di Stefano Cucchi e i giorni che hanno portato alla sua morte, ho cercato di documentarmi, perché la mia conoscenza del caso era frammentaria. In rete ho trovato un gran casino, se mi si concede il termine.

Sono stati i poliziotti, sono stati i medici o gli infermieri, non è stato nessuno... Cucchi era uno spacciatore, Cucchi era un santo... la famiglia è rimasta traumatizzata dalla sua morte, la famiglia non ne poteva più di lui ma poi ha approfittato del caso mediaticamente. Difficile districarsi fra le varie opinioni, soprattutto in un'epoca in cui l'attendibilità di quello che trovi in rete è sempre più dubbia.


Sulla mia pelle, se non altro, ci offre una grande interpretazione di Alessandro Borghi ("numero otto" di Suburra), nei panni di Cucchi. E poi una carrellata di luoghi bui e tristi, fra carceri, tribunali, caserme e via dicendo. Personalmente consiglio di vedere questo film, perché, con tutti i dubbi che esistono ancora riguardo alla vicenda (sono passati diversi anni ma le sentenze definitive non ci sono) va sempre ricordato in che maniera funziona lo Stato italiano, nella sua inefficienza, nella sadica cattiveria di tanti suoi organi, nella callosa, burocratica indifferenza con cui stritola le persone se vengono prese negli ingranaggi sbagliati. Ed è per lo stesso motivo che ho voluto vedere a suo tempo Diaz - non pulire questo sangue.

martedì 18 settembre 2018

Gundam the Origin - dal quarto al sesto episodio

Ho terminato la (costosa) visione di questa serie di anime, Gundam the Origin. Dall'episodio quattro (Eve of Destiny) in poi, la complessa vicenda si sposta sempre più in ambiti militari: uno scontro sulla Luna, in cui il dottor Minovsky viene ucciso mentre cerca di sfuggire da Zeon, è per la Federazione il momento in cui si scopre la potenza dei mobile suit del nemico. Il dottor Rey ottiene i finanziamenti per progettare un'arma dello stesso tipo allo scopo di contrastarli (sarà il Gundam ovviamente). Char Aznable (ovvero Casval) conosce Lalah sulla Terra, una ragazza poverissima che sfrutta i propri poteri psichici per consentire a un complice di... barare alla roulette.  Nel quinto episodio (Clash at Loum) inizia la guerra aperta tra la Federazione e Zeon ormai indipendente, e il sesto episodio (Rise of the Red Comet) è praticamente tutto dedicato a questioni militari e si collega direttamente con l'inizio della serie classica.


Dal punto di vista grafico la mia opinione è che le battaglie costruite con la computer grafica rendono fino a un certo punto. Troppo artificiali, c'è qualcosa che non va. E devo dire anche che i mobile suit, gli "Zaku," sono molto più cool e minacciosi di quanto fossero nella serie originale, ma immagino che la produzione volesse creare qualcosa di eccezionale da ammirare, e che abbia scelto di non restare fedele al cento per cento alla grafica della serie prodotta ormai tanti anni fa.

martedì 11 settembre 2018

Può esistere una vera amicizia online?

Se mantieni un contatto con una persona solo attraverso la rete, tramite social, posta elettronica e messaggi, questo rapporto lo puoi definire un'amicizia? È una questione riguardo alla quale avevo una opinione preconfezionata, quando la rete era nella sua infanzia. Ovvero: l'autentico rapporto tra le persone è il contatto personale, faccia a faccia, nella vita reale, e pertanto il conoscersi "virtuale" non sarebbe qualcosa di autentico. Se si accendeva un interesse verso qualcuno, ritenevo, quel qualcuno devi per forza cercare di incontrarlo nella vita reale. Altrimenti quel rapporto non diventava "autentico."

Poi, come penso sia successo più o meno a tutti, m'è capitato di condividere idee, sensazioni, pareri sulle cose più disparate con persone o gruppi conosciuti in rete. Capire come l'altro la pensa, scherzare insieme, condividere dettagli di vita personale e via dicendo. La sensazione di conoscere quella persona, inevitabilmente, è arrivata. Stavo per cambiare completamente idea.

domenica 9 settembre 2018

La serie TV di Watchmen

È in arrivo sui nostri schermi, prodotta dalla HBO, la serie televisiva dedicata al più sorprendente fumetto di supereroi, Watchmen. In realtà la vedremo tra circa un anno,  ma si sta già lavorando all'episodio pilota. Una domanda che m'ero posto riguardo al progetto è: come riuscire a serializzare una trama così sofisticata ma già comunque definita? Una possibilità ovviamente esiste, pensavo... fare un "prequel," ovvero prendere tutto quel materiale di cui esistono solo accenni nel fumetto, riguardo a quello che succede ai Watchmen "prima" della storia raccontata dal fumetto di Alan Moore. Anni e anni di storie da raccontare, visto che gli eroi del fumetto (e del film) sono la "seconda generazione."

martedì 4 settembre 2018

Il valore di oscurità, oscenità e cinismo

Vi propongo un mio articolo apparso su Melange, rivista online del fantastico.

Joe Abercrombie

Mi piace riflettere sulle idee degli autori del fantastico. Sono andato a ripescare un post di diversi anni fa (2013) scritto da Joe Abercrombie sul suo blog, nel periodo in cui i libri ambientati nel mondo della Prima Legge erano una novità di successo. Abercrombie difende il valore del "grit," della grinta, per tradurlo letteralmente, e del grimdark, quel genere di fantastico in cui violenza e cinismo predominano.

Abercrombie in questo articolo concludeva affermando che l'oscurità, l'ambiguità morale e il cinismo sono "usciti dalla bottiglia" con A Song of Ice and Fire di George Martin (e conseguente successo televisivo) e sono destinati a rimanere fra noi, e che hanno comunque rinvigorito un genere logoro.

Non voglio giudicare il post di Abercrombie dal finale, ma da esso comincio a dire la mia: innanzitutto a me è sembrato che la serie di George Martin abbia molto di realistico e storico, essendo stata riconosciuta da diversi come una storia d'Inghilterra mascherata da fantasy, e che la sua trasposizione televisiva abbia rincorso se mai i gusti del pubblico in materia di violenza e sesso, e quindi rappresenti ben scarsa vittoria per il fantastico. Prendete la mia affermazione come volete, a me non è piaciuta l'opera di Martin e nemmeno la sua trasposizione in serie TV.