venerdì 16 dicembre 2022

Fenomenologia di Diabolik

 In questi giorni è uscito il secondo film su Diabolik e io... finalmente ho visto il primo (del 2021), diretto dai fratelli Marco e Antonio Manetti, con la partecipazione di Luca Marinelli nella parte di Diabolik. Marinelli lo ricordiamo come l'antagonista nel film Lo Chiamavano Jeeg Robot. Nella parte di Eva Kant, la compagna di Diabolik, abbiamo Miriam Leone, e Valerio Mastandrea ricopre la parte dell'ispettore Ginko, che eternamente insegue Diabolik, ma non riesce mai a inchiodarlo definitivamente.

Del film ho sentito spesso parlare, e abbastanza male nella maggior parte dei casi. C'è chi dice che la trasposizione dell'atmosfera anni '60 del fumetto sia corretta, ma che su pellicola "non rende," chi pensa che si sarebbe dovuto cambiare qualcosa nei personaggi e nelle dinamiche fin troppo semplici, e proporre un qualcosa di più digeribile al pubblico di oggi.

Ora che l'ho visto, cosa ne penso io? A me è sembrato che ci fosse troppo poco da recitare per Marinelli, inchiodato in un personaggio semi divino, e lo stesso vale per la Leone/Eva Kant. Il film, nel complesso, è piuttosto scontato e noioso, dal passo plumbeo. Per me non ci sono scuse, e neanche Marinelli lo ha risollevato; comunque sia ha incassato benino (vai a capire i gusti del pubblico) e tanto meglio.

Non c'è un gran che di storia, resta solo godersi le inquadrature e cercare di capire quali città italiane sono state scelte per dare corpo all'immaginario paese di Clerville. A volte la musica è piacevole, ma la canzone dedicata alla deliziosa cittadina di Ghenf l'ho trovata sorprendente sì, in quanto dedicata a un luogo immaginario, ma non molto bella, anzi diciamolo pure, bruttarella.

Per quanto riguarda l'universo creato dalle sorelle Giussani, l'ho sempre trovato un po' ingenuo e generalmente scarso e ripetitivo nella narrazione. Diabolik l'ho letto, ai tempi, in casa di parenti e amici, o in attesa del taglio di capelli dal barbiere, che una volta forniva abbondanti fumetti e riviste, o anche i "giornalini porno" che scandalizzavano a morte le nostre prof. Da adulto l'ho comprato due o tre volte.

Mi sono comunque fatto un'idea del mondo stranissimo in cui si muove. Esterofilia perfettamente italica: nei primi numeri le avventure di Diabolik erano oltreconfine, in Francia. Poi si sono situate in un mondo immaginario. Nomi di persona stranieri, modi di fare e facce spesso italiani,  divise della polizia con qualche richiamo al Nord America: il mondo di Clerville è un paese di fantasia che sembra stare a ridosso della Costa Azzurra ma anche delle Alpi, con qualche lusso stile Montecarlo, parecchi industriali ricchi come in Lombardia. Piaccia o non piaccia, è una delle poche ambientazioni create da italiani ad aver avuto un minimo di vita e notorietà, visto che altri eroi del fumetto popolare italiano si sono collocati in luoghi reali sebbene non nazionali: Dylan Dog a Londra, Tex Willer negli Stati Uniti, ecc.

Anche anni fa, i gadget esagerati di Diabolik erano già ridicoli e completamente impossibili. Rifugi attrezzati mimetizzati a lato delle strade, trappole da far scattare contro la polizia (chi le ha preparate? mimetizzandosi come, durante i lavori?), maschere per imitare perfettamente le fattezze di chiunque. Aggiungiamo a questo una quantità di competenze tecniche (esclusa, dati i tempi, l'informatica) e una prestanza fisica che fanno di Diabolik un'incredibile Mary Sue. Queste caratteristiche rendevano ai miei occhi, già ai tempi, Diabolik un fumetto di serie C (considerando serie B cose come il pur popolarissimo Tex, e serie A il fumetto dei grandi autori).

Eppure il personaggio ha avuto successo, e anche una quantità di imitazioni. Diabolik non partiva certo come un buon samaritano e anche nel film del 2021 lo si vede uccidere per raggiungere i propri scopi. Ora, se è vero che di solito il principale antagonista e vittima di Diabolik è qualche personaggio sporco che "se lo merita", questo tratto non rende affatto il nostro protagonista un eroe senza macchia o una specie di Robin Hood. Il primo Diabolik era più amorale, poi si è evoluto in un ladro quasi etico, che si arricchisce colpendo e punendo altri cattivi più cattivi di lui, evitando al contempo lo sfortunato Ginko a cui resta solo, come al buon ispettore Zenigata di Lupin III, di fallire continuamente e arrabbiarsi. Tuttavia, anche se Diabolik sempre più "cerca" di non coinvolgere innocenti, non lo vediamo recitare l'atto di dolore se qualche poveraccio si trova al momento sbagliato nel posto sbagliato. (Non sono un fine conoscitore del personaggio, comunque. Sbaglio qualcosa?).

Il pubblico di bocca buona che ha letto il fumetto e lo ha trovato godibile (mi ci metto anch'io tutto sommato, visto che qualche volta l'ho pure comprato) evidentemente non si identifica col civile o poliziotto che si trova sulla strada di Diabolik e ci lascia la pelle, quel tipo di comparsa che è poi più vicina alle vite della maggior parte di noi. Il lettore si identifica con quest'uomo freddo e spietato, che ha capacità e competenze impossibili, che vive come vuole, che sta con una donna bellissima e fedele, e si impadronisce di grandi ricchezze con imprese che sembrano un grande gioco, sebbene nelle storie traspare certamente che si tratta di faccende complicate e pericolose.

Eva Kant mi sembra un personaggio secondario, tutto sommato, una costola del protagonista. Pertanto se ci sono o ci sono state lettrici di questo fumetto, immagino che non si debba parlare di identificazione con Eva o con Diabolik ma piuttosto di ammirazione (e forse qualche tipo di fascinazione) suscitata sempre dall'eroe maschile.

Diabolik, che s'è impadronito di ricchezze enormi, e quindi non sarebbe nemmeno più obbligato a rubare e potrebbe godersi i soldi, trova il senso del suo esistere in quello che fa, e il lettore lo ammira o si identifica con lui, attraverso il classico meccanismo del desiderio col quale andiamo a sceglierci i cattivi perché i cattivi sono liberi di fare quello che gli pare, malvagità, bontà, o atto di giustizia sopra le righe che sia.

C'è chi vuole storie di eroi positivi, e chi è attratto dalle storie dei cattivi; tanti ameranno entrambi i generi. È sempre stato così e presumibilmente sarà sempre così.


La tematica dei "cattivi" l'ho già trattata in questo e questo post.




4 commenti:

M.T. ha detto...

Ho letto qualche storia in passato ma non mi hanno preso molto; dalle scene che ho visto del film, la recitazione non mi ha convinto, ergo, ho evitato di vederlo.

Bruno ha detto...


Io invece l'ho visto, e come in altre occasioni ho pianto per il cinema italiano. Ma Diabolik ha avuto abbastanza successo, quindi tanto meglio per i diretti interessati. C'è stato il seguito, ora già nei cinema, e seguirà un terzo film.

Babol ha detto...

Di Diabolik non ho letto praticamente nulla, il film lo ero andata a vedere sperando in qualcosa di originale. In parte sono stata accontentata, nel senso che ho apprezzato molto lo stile particolare della regia e l'aria vintage dell'intera operazione, ma la legnosità del personaggio principale mi ha sconcertata. Certo, col secondo capitolo si è arrivati a toccare il ridicolo, quindi probabilmente il primo, col tempo, verrà molto rivalutato!

Bruno ha detto...


Per me il personaggio così come è raffigurato nel fumetto è troppo glaciale... forse nel film lo hanno reso ancora peggio. Grande la curiosità per il "mondo immaginario" di Clerville invece.

Film non brutto, alla fine, ma il secondo e il terzo me li risparmio.