sabato 7 giugno 2025

Dien Bien Phu (1992)

 Questo film lo vidi quando uscì, nel 1992, e poi non ne seppi più niente per molto tempo, fino a che è ricomparso su Netflix. Il titolo è Dien Bien Phu, ed è incentrato sull'omonima battaglia (film con audio francese, e sottotitoli in diverse lingue). Il nome della località in vietnamita è complicato, come potete vedere dal poster, con tutta una serie di accenti e altri segni della lingua originale che non mi sono cimentato a riportare qui.

La produzione è francese, con la collaborazione del Vietnam. Il regista del film è Pierre Schoendoerffer, che partecipò come cameraman alla battaglia, ma dovette distruggere le sue pellicole (curiosità: suo figlio lo impersona nel film). La fama del regista negli USA è dovuta a un film del 1967, The Anderson Platoon, sempre legato al conflitto in Vietnam, ora una guerra degli Stati Uniti.

I personaggi del film hanno generalmente nomi inventati anche se talvolta "riecheggiano" autentici protagonisti dei fatti storici; ci sono alcune celebrità fra gli attori, tra tutti ricordo Donald Pleasence, inglese, che interpreta Simpson, un giornalista statunitense che scrive su un giornale del suo paese e invia gli articoli da Hanoi a Hong Kong tramite aereo, per farli trasmettere nel suo paese evitando la censura.

Il film ci presenta da una parte il campo di battaglia di Dien Bien Phu, dall'altra la retrovia, ovvero la città di Hanoi, ancora con una impronta coloniale, dove si va a teatro, si scommette sull'esito degli scontri, si beve nei locali mentre il destino di questo angolo di impero francese si sta decidendo. Vediamo così i coraggiosi, quelli che combattono o che si fanno paracadutare a Dien Bien Phu per fare la propria parte sebbene la battaglia sembri già perduta, ma anche i mediocri, i codardi, gli imboscati, i profittatori e i cinici.

Il film ha un budget quasi decente, ma non è un vero e proprio film d'azione. Per lo più vediamo esplosioni di artiglieria, proiettili traccianti, gente che arranca sotto il monsone e nel fango, qualche carro armato in movimento, e aerei che lanciano rifornimenti o rinforzi col paracadute (mi pare che ci siano soltanto TRE aerei da trasporto). Nei combattimenti, che sono descritti da una voce fuori campo, il nemico si vede da lontano o è praticamente invisibile, salvo la scena finale in cui  [SPOILER !] irromperà nel campo trincerato francese.

Ricordo che questa scarsa spettacolarità mi infastidì quando vidi il film la prima volta, ma riconosco che inquadra abbastanza fedelmente la situazione della guarnigione assediata così come la lessi sui libri. Dien Bien Phu rappresenta bene la malinconia di questo tramonto del potere dell'uomo bianco, una delle più fragorose disfatte di una potenza coloniale, nonostante il valore dei soldati, o almeno di una parte di essi. Il film ne parla (non moltissimo) ma ci furono anche le diserzioni in massa e i "disertori interni," truppa che si estraniò dalla battaglia, isolandosi dai combattenti, rubando i viveri per sopravvivere, e aspettando la fine.

Tutto sommato un bel film, su un fatto storico che oggi forse non molti ricordano, ma che "fece il botto" a suo tempo.


Storia della battaglia

Un breve spiegone storico, per permettervi di comprendere meglio Dien Bien Phu nel caso in cui vogliate vederlo, ma non siate informati sugli eventi.

Il Vietnam (con Laos e Cambogia) era una colonia, l'Indocina francese, dal diciannovesimo secolo. I Francesi erano usciti malconci dalla Seconda Guerra Mondiale ma erano intenzionati a riprendersi l'Indocina che, dopo l'occupazione giapponese, era finita nelle mani dei comunisti di Ho Chi Minh. Quindi tornarono in forze e costrinsero il leader vietnamita a rifugiarsi nella giungla coi suoi guerriglieri. Tuttavia, gli avversari si dimostrarono tenaci e presto la guerra diventò una dolorosa impasse, in cui non si poteva vincere per scarsità di mezzi, anche perché per legge era proibito mandare soldati di leva in Indocina. Ma era difficile trovare una soluzione politica, poiché una volta concessa una vera indipendenza a una colonia, tutte le altre l'avrebbero pretesa.

Disponendo di scarse forze, i Francesi scelsero di schermare il Laos da attacchi comunisti tramite una fortezza rifornita dall'aviazione, abbastanza potente da bloccare l'avanzata nemica e, almeno nelle intenzioni, da lanciare dei contrattacchi. Così conquistarono Dien Bien Phu con i paracadutisti e crearono una guarnigione molto composita, formata di soldati coloniali africani, legione straniera, vietnamiti, partigiani di etnie locali, paracadutisti, specialisti di artiglieria e altri servizi. La zona era piuttosto periferica, nel nord ovest del Vietnam. Non c'erano collegamenti via terra.

L'aeroporto era circondato da colline e quindi in una posizione svantaggiata ma i Francesi credettero che, innanzitutto, i Vietnamiti non sarebbero stati capaci di portare artiglieria e munizioni fino a Dien Bien Phu; purtroppo per loro, i guerriglieri mobilitarono moltissimi portatori umani e ricevettero veicoli dai paesi comunisti, riuscendo quindi nell'impresa. Qui si rivelò la debolezza dell'aviazione francese che, dotata di un centinaio o poco più di vecchi bombardieri USA a elica, non era in grado di interdire i movimenti delle colonne di rifornimento nemiche.

I Francesi pensavano inoltre che, se anche i comunisti avessero disposto l'artiglieria sulle colline, sarebbe stato facile cannoneggiarla costringendola al silenzio appena si fosse manifestata. Avvenne in realtà il contrario, perché con grande fatica i soldati del generale Giap (il leader militare comunista) portarono i loro cannoni al sicuro in grotte e protezioni scavate sul fianco dei colli, così da esporli il meno possibile, mentre per loro la fortezza francese era ben visibile dall'alto.

Inoltre, Giap disponeva di buona artiglieria contraerea fornita dai Sovietici, e questa era utilissima, perché Dien Bien Phu era isolata, contava sui rifornimenti aerei per vivere. Insomma, i Francesi si erano messi in una trappola sottovalutando le capacità di un nemico che disprezzavano, ed erano impreparati al terribile scontro che seguì. La battaglia iniziò il 13 marzo 1954 e sarebbe terminata con l'inevitabile sconfitta il 7 maggio. I Francesi avevano carri armati, ma soltanto dieci; non disponevano di buone fortificazioni in pietra o in cemento, perché non vi erano abbastanza aerei da trasporto per fare arrivare tutto il materiale necessario. I feriti erano a mollo in ripari di fortuna che venivano allagati dal monsone. Le fortificazioni  che attorniavano e proteggevano l'aeroporto (generalmente chiamate con nomi di donna) divennero teatro di selvaggi combattimenti; l'aeroporto stesso presto fu inutilizzabile e i feriti non poterono più essere evacuati.

Quindi, rinforzi e rifornimenti dovevano essere lanciati con il paracadute seguendo rotte battute dalla contraerea. Le truppe sul terreno dovevano cercare di mantenere il perimetro più largo possibile, per evitare che i paracadute cadessero sul terreno controllato dal nemico, e impedire che i cannoni antiaerei venissero spostati sempre più vicino. Questo costringeva a contrattacchi sanguinosi ogni volta che una posizione importante era perduta, e Dien Bien Phu divenne così la battaglia dei più duri fra i duri, ovvero paracadutisti e Legione Straniera.

Ma non bastò, anche perché i soldati di Giap erano animati da un coraggio suicida. Dopo la caduta della base seguì il duro trattamento dei prigionieri, di cui si salvò soltanto un quarto o poco più, e in seguito una pace fragile cui sarebbe seguito l'esodo delle truppe europee. E dopo la sconfitta in Indocina, sarebbe venuto il turno dell'Algeria, per i Francesi, mentre la situazione in Vietnam avrebbe comportato dopo qualche anno l'intervento degli Stati Uniti, con tutto il noto disastro che ne seguì.



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