lunedì 14 marzo 2022

Non siamo più Vivi

 Può ancora funzionare l'argomento zombie? Ma certo che può, sembra avere una vitalità inesauribile. Questa volta fanno centro i Coreani con la serie Non siamo più Vivi, che se fosse tradotta letteralmente suonerebbe un po' come "ora nella nostra scuola." Infatti la serie, prodotta da Netflix, si svolge principalmente in un liceo della località di Hyosan (periferia o hinterland di Seoul) e la maggior parte dei personaggi sono studenti della scuola o i loro familiari e insegnanti.

La serie riprende un webtoon, ovvero un fumetto pubblicato in rete, e ci sono infatti momenti "fumettosi" nella messa in scena, soprattutto delle scene di combattimento. Come ci si può facilmente aspettare, c'è moltissima violenza, sangue e budella, ma anche qualche aspetto particolare.

Innanzitutto la serie, per quanto a mio parere godibile per tutto il pubblico adulto, s'incentra sui drammi dell'adolescenza e della scuola, e sul rapporto tra ragazzi e adulti. Questo aspetto, al di là delle differenze culturali tra l'ambientazione coreana e il nostro paese, potrà farvi tornare alla mente dolci e meno dolci ricordi del passato.

Così avremo i ragazzi popolari e quelli solitari e schivi, i bulli e i bullizzati, gli studenti brillanti e quelli che se la cavano male. E qui va tenuto conto che siamo in una società fortemente competitiva, non come in Italia, dove andare da schifo a scuola è quasi un vanto. Aspetto certamente positivo è il fatto che la maggior parte dei personaggi non siano troppo stereotipati (non sto dicendo che non lo siano per niente, diciamo che solo alcuni sono del tutto prevedibili). Una grande quantità di coprotagonisti, adulti e ragazzi, offre una varietà di punti di vista e di situazioni, anche se vi è un gruppo principale le cui avventure occupano la maggior parte del tempo.

Meno positivo forse il tono melodrammatico di molte scene e dialoghi, non so bene come prendere la cosa dal momento che si tratta di una cultura diversa, certe situazioni che a me possono sembrare forzate magari non lo sarebbero. Può essere solo questione di punti di vista.

Si fa spesso e apertamente menzione di come sono gli zombie nei film rispetto a come i protagonisti li incontrano, questo in un certo senso contribuisce al realismo della serie, perché ormai gli zombie sono parte dell'immaginario. Non si può inscenare un'apocalisse zombie e far vedere che la gente non colga la somiglianza con quanto raccontato tante volte sullo schermo e sui libri.

Non siamo più Vivi offre un taglio serrato e situazioni intense, ed è questo forse l'aspetto vincente della serie.. Anziché una "apocalisse zombie" che sconvolge il mondo, qui abbiamo un contagio dovuto a una situazione che ci viene spiegata, con tanto di riflessioni filosofiche sulle colpe dell'umanità, e un disastro contenuto, almeno inizialmente, in una zona specifica. Zona dove, per disorganizzazione e cattive decisioni, non si riesce a far arrivare aiuti concreti.

Abbiamo quindi inizialmente situazioni drammatiche ma che nessuno capisce, e l'inefficiente isolamento dei primi casi contribuisce a far peggiorare la situazione. Soldati e poliziotti intervengono tardi e affrontano gli zombie con scudi e manganelli, e c'è chi va a vedere cosa succede per girare filmati da pubblicare su internet per i propri "follower," genitori che alle prime notizie di qualcosa che non va nel liceo di Hyosan vanno sul posto pensando di prendere i propri figli e portarli a casa, e via dicendo. Nonostante la serie non sia brevissima (12 episodi) la situazione e la storia sono in continua evoluzione, con un buon realismo (ipotetico). Questo è un punto che apprezzo perché quando ho cercato di descrivere una situazione non molto diversa, quella della pandemia Gialla, mi sono sforzato di seguire una linea simile.

Non mi soffermo sul cast (c'è però un'attrice già vista in Squid Game), noto però un altro punto, che forse sarà sviluppato in caso di una seconda serie di Non siamo più Vivi. Tra gli infetti ci sono quelli che non si trasformano in zombie. Hanno l'istinto di mordere gli altri ma lo possono, magari a fatica, controllare. Non sono attaccati dagli zombie, sono ancora raziocinanti e possono parlare. Elemento che va contro il consueto zombie che è per definizione bestiale, aggressivo e incapace di alcun ragionamento. Uno spunto per rendere meno ritrito il cliché.

Se non siete ancora stanchi di zombie, vi consiglio di non perdere questa serie.

 

2 commenti:

M.T. ha detto...

Sull'ultima nota (infetti che non diventano zombie) mi hai fatto venire in mente un film di qualche anno fa, Warm Bodies: non eccezionale, ma una variazione sul tema non morti, dove almeno non c'erano i classici zombi lentissimi che sanno solo fare una cosa (mangiare umani) e nemmeno quelli più recenti che correvano più veloci di Bolt.
Questa serie sembra interessante.

Bruno ha detto...


Non ho visto Warm Bodies, comunque ti raccomando questa serie coreana. Ha molto ritmo, non è noiosa.