venerdì 18 marzo 2022

Byzantium Endures

 Romanzo storico scritto da Michael Moorcock, Byzantium Endures fa parte di una serie di quattro libri che ci narrano le bizzarre avventure di un tale Maxim Pyatnitski, di Kiev, coinvolto nelle tragiche vicende della rivoluzione comunista e del crollo del governo zarista. Della serie, per quanto ne so, non esiste una traduzione italiana. Potreste chiedervi se l'attuale attenzione verso l'Ucraina abbia influenzato la mia scelta di leggere questo libro, ma in realtà ce l'ho (in formato digitale) da parecchi mesi. Ci ho messo tanto a finirlo, non è stata una lettura facile. La narrazione non è scorrevole. E anche l'introduzione non è stata leggerissima.

Moorcock usa l'espediente narrativo di aver ricevuto le note scritte dal protagonista che voleva narrare la propria vita, e di averle riordinate come poteva dopo la sua morte. Così ci narra la storia di un personaggio ambizioso, che si descrive geniale (ma non possiamo verificare) e si dimostra fortunato e furbo.

Una costante del libro sono le invettive nazionaliste e razziste di Pyat, uno dei molti nomi che il protagonista usa. È un ebreo circonciso, ma si offende moltissimo ogni volta che qualcuno lo considera ebreo. Suo padre, continua a dire, è un cosacco. Prova antipatia per gli Ucraini, si sente fieramente russo e nazionalista. L'anticomunismo e il disprezzo per la debolezza dell'occidente sono due costanti delle sue filippiche, così come l'odio per i Turchi e l'amore per la religione cristiana ortodossa.

Tra le debolezze di Pyat annoveriamo la dipendenza dalla cocaina e dal sesso, e la tendenza, ogni volta che può, a fare la bella vita a spese del prossimo. Le sue memorie mentono in maniera plateale sulle invenzioni che avrebbe realizzato, oltre che sul suo puro sangue russo, e sul diploma di ingegneria conseguito in una autorevole scuola di San Pietroburgo. Tutto sta a indicare invece che, anche a causa della rivoluzione comunista, Pyat abbia interrotto gli studi.

La fortuna e l'aiuto di una certa Miss Cornelius (legata a un altro famoso personaggio di Moorcock) salvano Pyat dalla morte in diverse occasioni, nell'Ucraina combattuta tra armate bianche, conquistatori comunisti, milizie dei signori della guerra locali.

Se la descrizione della Russia di quei tempi è piacevole, e mostra la conoscenza del periodo da parte dell'autore, quello che ho trovato sgradevole è la continua interruzione della narrazione con gli sproloqui del protagonista, sebbene a volte essi contengano delle osservazioni acute. Un protagonista che, peraltro, Moorcock deve aver costruito con ironico disprezzo, viste le proprie posizioni di estrema sinistra.

Mi sono chiesto se andare avanti con gli altri tre libri della serie. Non nego la bravura di Moorcock, ma per ora no; in seguito, chissà.

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