martedì 9 luglio 2019

Dark Water (2002)

Un film horror giapponese che vanta la regia di Hideo Nakata e tratto da un racconto di Koji Suzuki, entrambi personaggi legati alla serie di The Ring (o meglio, Ringu). Dark Water sembrava avere tutte le credenziali per essere un'esperienza interessante (del resto ha avuto anche un remake statunitense nel 2005). E in effetti  interessante lo è, dopo aver superato un avvio lento e proteso più a creare atmosfera che a mostrare cose veramente inquietanti. Confesso di essermi annoiato un po', nella prima mezz'ora, ma desideravo comunque vedere come andava a finire la storia, e da metà in poi il film mi ha davvero preso.

Dark Water è la storia di un madre, Yoshimi Matsubara (Hitomi Kuroki), e della figlia Ikuko, in cerca di una nuova vita. È in corso una battaglia per il divorzio contro un marito deciso a ottenere la custodia della bambina, pur non essendosene molto interessato finché il rapporto con la moglie andava bene. Yoshimi deve quindi badare al benessere della figlia, incontrare una specie di commissione che la valuta, dimostrare di aver organizzato una vita stabile. Deve pertanto affittare una casa e trovare un lavoro. Se la seconda delle imprese le riesce con una certa facilità, la casa che riesce a rimediare è malandata e c'è una vistosa macchia di umidità sul soffitto, e l'amministrazione del condominio non fa niente anche quando comincia a sgocciolare.


Inoltre la piccola Ikuko sembra soffrire di disturbi e le capitano delle strane cose. Tra i tanti problemi, sembra trovare più volte in giro una certa cartella rossa che non si sa di chi sia, e che ricompare anche quando si cerca di disfarsene... Le difficoltà di Yoshimi sono pesanti, la battaglia contro il marito difficile anche perché ogni suo insuccesso pesa, ma fino a che riesce a tenere al sicuro la figlia per lei va tutto bene. Il film segue quindi due binari: da una parte comincia a delinearsi un pericolo poco definibile ma sicuramente presente, simboleggiato dall'acqua, sotto forma di continue piogge, di umidità, di sgocciolamenti dal soffitto. Dall'altra, seguiamo questa donna che si dibatte tra mille problemi concreti in un mondo difficile, a volte indifferente, e pieno di ostacoli.

La storia comincia a diventare claustrofobica, tra le minacce che prendono sempre più forma e le problematiche quotidiane del vivere. E questo palazzo di misteri, di solitudine, corridoi bui, appartamenti vuoti... un ascensore che funziona male, acqua che filtra dappertutto. Non voglio anticipare, ma presto diventa chiaro dove il film vuole andare a parare: una "tradizionale" storia di fantasmi alla giapponese, in un'ambientazione moderna.

Come andrà a finire? Scopriremo e sapremo. Ci sarà consapevolezza e sacrificio, un sacrificio terribile e in un certo senso dolce e struggente. E una bella scena finale. Giudizio finale: da vedere per capire.




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