giovedì 25 luglio 2019

Addio a Rutger Hauer

Non si può scrivere di ogni musicista, scrittore o attore che ci lascia, perché se no si farebbe solo quello, di questi tempi. Voglio però lasciare un breve ricordo di Rutger Hauer perché la sua scomparsa mi ha colpito. Da un lato, nonostante fosse anziano, ancora lavorava e si vedeva sugli schermi e quindi la sua morte è stata piuttosto inattesa, dall'altro è uno dei miei attori preferiti. Come tanti veniva da presupposti poco promettenti ma il suo esordio è stato abbastanza rapido, in patria, e ha avuto la fortuna di passare presto al cinema in lingua inglese, quindi, diciamo, a quello internazionale. Della sterminata filmografia di Rutger Hauer conosco poco; so che ha scelto sempre i ruoli seguendo il proprio gusto e pertanto, pur essendo sempre "un nome," probabilmente ha perso in questo modo la sua chance di entrare nel ristretto gruppo delle superstar hollywoodiane.


Spesso Hauer è stato l'antieroe, il cattivo con un lato simpatico o per cui, in un modo o nell'altro, vogliamo simpatizzare. Sebbene non fosse così come personalità, il suo aspetto glaciale da "bionda bestia da preda" in stile nietzchiano è stato probabilmente sia un aiuto che un limite alla sua carriera. Lo avrei visto come buon candidato per un ruolo da ufficiale nelle SS, ma sebbene quello gli sia mancato, spesso lo si è visto come un personaggio senza scrupoli o addirittura un folle (ad esempio in The Hitcher). Ma questo attore ha in realtà ricoperto mille ruoli drammatici, o da commedia, o sentimentali. Alcuni degli ultimi ruoli interpretati (come ad esempio nel Dracula di Dario Argento) preferisco non prenderli in considerazione ma del resto la catastrofe cinematografica è spesso più colpa del regista che degli attori.



Un film dimenticato dai più, L'Amore e il Sangue (uno dei peggiori flop commerciali di Paul Verhoeven), ci offre questo attore in uno dei suoi ruoli più carateristici: un duro, ovvero un lanzichenecco (mercenario tedesco) assai violento, e incarognito dal tradimento ricevuto dal proprio datore di lavoro, che trova sublime vendetta quando, assieme al proprio gruppo di bravacci e prostitute, s'impadronice della promessa sposa del figlio di quello stesso signore italiano che aveva servito con risultati così deludenti (la fanciulla in questione è interpretata da Jennifer Jason Leigh).

Il film (di cui riassumerò qui la trama) doveva basarsi su un assedio, e sullo scontro di volontà e ingegno tra Martin (Rutger Hauer) e il vecchio generale che all'inizio della storia scaccia e priva del bottino i mercenari su ordine del potente signore italiano.

Con scarsa soddisfazione del regista e, credo, dello stesso Rutger Hauer, la produzione spostò la trama verso una specie di triangolo di gelosia, inganno e violenza, fra il ragazzo promesso sposo che studia ingegnosi apparecchi leonardeschi per stanare Martin e i suoi soldati, lo stesso Martin che tiene duro e si gode le grazie della promessa sposa, e infine quest'ultima che, vista la situazione e ormai perso l'onore, gioca un difficile equilibrio fra i due rivali, senza mai tagliare i ponti del tutto con nessuno dei due.

In questo quadro di duro e realistico mondo rinascimentale (o tardo medievale) Hauer interpreta un personaggio che, sebbene meno positivo di quanto desiderasse lui, ho trovato molto azzeccato. Immorale, ma con un minimo di lealtà verso i suoi (purché non gli si rivoltino contro, e nel film succede pure quello). Scaltro, forte, indomabile, insomma una potenza da temere. Violento, ma non privo di un minimo di ironia e diplomazia. Verso la fine perde, inevitabilmente, la sfida con il più giovane e altolocato rivale. Controvoglia deve cedergli la ragazza, e si ritrova pure con il proprio drappello di bravacci annientato, ma salva comunque la pelle per un'altra volta.

Menzionando di passaggio Detective Stone, un film forse già nella "fase calante" di Hauer ma che secondo me avrebbe meritato un pizzico di fortuna in più, arriviamo all'inevitabile ruolo di Roy Batty in Blade Runner.

Non sto a elencare i motivi per cui ritengo questo forse il film più bello e importante mai fatto, sottolineo però come l'interpretazione di Rutger Hauer sia quella che più ha contribuito a rappresentare la natura mista (umana e artificiale) dei replicanti, e la loro "crudele innocenza" nel perseguire il proprio scopo di avere qualche anno in più da vivere. Che cosa significa essere umani? Il personaggio di Harrison Ford, ovvero Deckard il cacciatore di replicanti, sembra fare fatica a trovare la risposta, e del resto, sebbene ritenga di essere umano, forse non lo è. I replicanti sanno di non esserlo, ma cercano di aiutarsi all'interno del loro piccolo gruppo. E, certo, non piangono per gli umani che uccidono.

Rutger Hauer è così come lo hanno fatto (o fabbricato), un guerriero. Non disumano, non cattivo per il gusto di esserlo, ma duro e terribile. Noi vogliamo esistere, vogliamo significare qualcosa, dicono i replicanti del suo gruppo. E quando Roy Batty rimane da solo, quando tutti gli altri sono caduti, si diverte in una crudele vendetta contro lo "sbirro" Deckard, fino a che si accorge che ormai è venuto il suo momento. Qui è l'attimo cruciale del salvataggio di Deckard e del discorso finale di Roy, discorso che Rutger Hauer ha modificato dal copione secondo la propria ispirazione. In inglese è solo leggermente diverso da come lo ascoltiamo vedendo il film in italiano. Cito dal libro Hollywood Science: Movies, Science and the End of the World: il discorso (di Roy) sottolinea le caratteristiche umane del replicante assieme alle sue capacità artificiali. Ed è l'ultima affermazione di Roy che si vede sconfitto e vorrebbe comunque lasciare una traccia. Il suo unico pubblico però è soltanto lo sfinito Deckard.

Rutger Hauer era consapevole dell'importanza del film, giudicava incredibile esser stato parte di un capolavoro del genere. E sapeva certamente, avendo modificato il discorso finale di Roy, di aver collaborato a creare le parole più potenti del cinema di fantascienza. Ironia della sorte, il personaggio di Roy era stato "attivato" nel gennaio 2016, e la storia di Blade Runner si svolge in un ipotetico 2019. Rutger Hauer ci ha lasciato nello stesso anno in cui è terminato il ciclo vitale del suo personaggio.

Sebbene, di fronte ad altri grandissimi attori versatili e carismatici, uno possa dubitare che lui fosse dello stesso livello, essendo probabilmente più adatto a certi ruoli che ad altri, io ritengo comunque che come attore e, se vogliamo, uomo di cultura a tutto tondo, abbia dato dato un contributo grandissimo.





2 commenti:

M.T. ha detto...

Il suo personaggio in L'amore e il sangue ha ispirato Kentaro Miura per Gambino, il padre adottivo di Gatsu.
Oltre al ruolo del replicante di Blade Runner, me lo ricorderò per il Capitano Etienne Navarre di Ladyhawke: gran bella interpretazione.
Mi è davvero dispiaciuto sapere della sua scomparsa.

Bruno ha detto...

Purtroppo ricordo pochissimo di Ladyhawke, salvo la colonna sonora moderna che mi lasciò perplesso... Quanto alle influenze de L'Amore e il Sangue mi fanno piacere, anche se non le conoscevo... il film comunque ha i suoi meriti per i quali val la pena di ricordarlo.