mercoledì 17 dicembre 2025

Oltre il Fiume Nero

 Questo racconto di Robert Howard è diverso nel tono dagli altri riguardanti il personaggio di Conan il Barbaro. I toni sono estremamente cupi, è in atto una guerra senza speranza in cui il cimmero è una pedina come tante, e l'abilità dei Pitti nel combattere tra i boschi una guerriglia spietata fa pensare a qualcosa di molto simile alla... guerra del Vietnam. Ovviamente, per motivi cronologici quella guerra non può esser stata d'ispirazione per Howard, il quale probabilmente pensava al far west e agli attacchi dei pellirosse, cambiando però la fisionomia del terreno.

Ci troviamo oltre il Fiume Tonante, in una regione che il Regno di Aquilonia ha deciso di acquisire. Ovviamente gli abitanti, i Pitti, non sono d'accordo. Conan partecipa alla faccenda come mercenario, nonostante giudichi insensato il tentativo di occupare quel territorio.

Conan salva la vita a Balthus, un boscaiolo, che fa mercenario come lui. Meno capace di Conan, Balthus lo ammira perché, pur vivendo tra i popoli civili, non è stato "ammorbidito" dalla civiltà. I due si trovano a collaborare; cercano di dare sepoltura al corpo di Tiberias, un mercante,  ucciso da un demone palustre inviato da Zogar Sag, il mago dei Pitti. Pitti che Conan disprezza da un punto di vista razziale (certo non la prima volta, nei racconti di Howard).

I due vedono il demone palustre ma non riescono ad eliminarlo, quindi tornano dal governatore Valanno per riferire. Valanno apprezza Conan. Nota che, mentre i suoi uomini considerano Zogar Sag un ciarlatano dal loro punto di vista "civilizzato," Conan crede a tutte le superstizioni ed entità sovrannaturali, eppure non lo teme, perché, nelle parole del barbaro, "nell'universo non c'è niente che il ferro non riesca a stroncare."

Valanno manda Balthus e Conan con un drappello che dovrebbe trovare Zogar Sag in una certa località e ucciderlo. È invece il drappello ad essere eliminato, ma Conan sopravvive e riesce a liberare Balthus e sfugge agli animali mandati all'inseguimento dal mago, tracciando un simbolo arcaico sul terreno, unica volta in cui Conan è intento a far uso della tanto disprezzata magia.

Conan e Balthus scoprono che Zogar Sag sta radunando diversi clan per un attacco in grande stile contro il forte di Valanno. Cercano di avvertire il governatore e di evacuare le comunità di coloni minacciate e si separano. Conan sarà attaccato da un demone (che fa la voce di Balthus per ingannarlo), ma riuscirà a ucciderlo. Non arriverà però in tempo a salvare il governatore, anche se Zogar Sag morirà e l'assalto dei Pitti si concluderà. Conan verrà a sapere che Balthus è morto.

Ma la regione verrà abbandonata a breve, e così si conclude la vicenda. Insomma, un sanguinoso nulla di fatto in una guerra inutile, in cui Conan non riesce a fare la differenza, anche se fa strage di nemici e, da bravo mercenario, "fa il suo mestiere". Un episodio di sangue e violenza, di orrore e disperazione, ma uno dei tanti.

Balthus è un personaggio elementare, ma non del tutto stereotipato, e pensavo che sarebbe stato risparmiato, magari per comparire in nuovi racconti. Poco esperto, fa fatica a tener dietro a Conan, gli sbatte addosso quando Conan si ferma, insomma, è piuttosto impacciato, ma cerca di farsi le ossa facendo da compagno al barbaro. Purtroppo non basta: Balthus muore coraggiosamente cercando di aiutare i coloni attaccati dai Pitti. Zogar Sag usa una magia che provoca comportamenti folli nelle persone: lo vediamo in una scena, intento in una specie di ballo grottesco, ma la sua faccia "non fa ridere". Efficace.

Ultima citazione, nel finale: "La barbarie è la condizione naturale del genere umano." Insomma, la civiltà è innaturale, un capriccio del caso, ancora una volta.

 Anche per l'assenza di belle fanciulle da salvare, questo racconto è insolito nella produzione dedicata a Conan e decisamente da leggere. Per me è particolarmente interessante, perché non è tra quelli che avevo conosciuto in gioventù.



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