Agosto è stato un mese in cui, nonostante una condizione di salute non ottimale, mi sono sforzato di lavorare al mio più recente libro, ora prossimo alla conclusione. Darò ulteriori notizie più avanti, per adesso sappiate che è in inglese.
Nel frattempo, ho cercato di tenermi un po' informato sulla situazione internazionale, che ultimamente sfugge un po' alla mia attenzione a causa di varie altre preoccupazioni.
La più grande preoccupazione: la seconda iniziativa di pace degli USA per il conflitto in Ucraina sembra destinata a fallire, se non è già fallita. Riconosco a Trump di averci provato, ma non capisco perché abbia tentato un nuovo incontro con il leader russo in Alaska, se sapeva già cosa voleva e non poteva darglielo. Temo che si tratti di un preludio al disimpegno USA. Per la serie: io ci ho provato, adesso smazzatevela da soli. Il che fa rabbia, se pensate che la precedente amministrazione USA ha fatto di tutto perché il bubbone scoppiasse. Intanto l'Europa fa preparativi di guerra e dice che non abbandonerà gli ucraini. Sembra che nell'UE ci tengano a martellarsi sui piedi (ma tanto i piedi sono i nostri, non quelli dei leader). E dire che da questa crisi abbiamo avuto tutto da perdere, e avremmo tutto da guadagnare da una pace. La vedo male.
Per quanto riguarda la Palestina, pare che Hamas le stia prendendo sul campo, ma stia vincendo la battaglia della propaganda. Tutti si schierano per la "Palestina libera dal fiume al mare". Cosa vuol dire, che gli ebrei dovrebbero morire o scappare tutti? Chissà. Certo che gli israeliani non si fanno amare, ammazzando giornalisti, crivellando di colpi le ambulanze, impallinando regolarmente i bambini eccetera. E questo scatena in Europa un antisemitismo becero di cui farei volentieri a meno.
Intanto, la verità sembra impossibile da scoprire. Gli aiuti umanitari arrivano ma non vengono distribuiti dall'ONU, no, non è vero, vengono bloccati da Israele, no, anzi, vengono rubati da Hamas. I palestinesi muoiono di fame... no, ci sono i bar aperti. E il genocidio... ora, se le parole vogliono dire qualcosa, e se mi ricordo qualcosa del greco antico che ho studiato tanto tempo fa, genocidio vuol dire un'altra cosa; eppure tutti, o quasi, usano quel termine. Non sono d'accordo, anche perché Israele avrebbe ormai ammazzato tutti, se avesse voluto davvero compiere un genocidio.
Ma oggi il concetto è allargato alla devastazione culturale ed economica di un popolo.
Invito, se non è bloccato dal paywall, a leggere questo articolo di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere. E a riflettere su un punto: se quello di Gaza è un genocidio, cos'è successo in Armenia nel corso della Prima Guerra Mondiale, agli ebrei nella successiva, agli ucraini nella carestia indotta da Stalin? Bisognerà inventare un'altra parola?
Ma se c'è tanta indignazione per Gaza, perché non ce n'è stata per le stragi di yazidi in Iraq, drusi e cristiani in Siria? Per la pulizia etnica degli armeni del Nagorno Karabakh, pochissimi anni fa? Tutti episodi in cui i musulmani sono stati la parte vincente... e spietata. Senza nulla togliere agli eccessi di Israele, ma ricordando anche gli eventi del 7 ottobre, direi che la differenza fra i contendenti è sostanzialmente questa: Israele è più forte, e ammazza di più, mentre Hamas, quando può colpire, non si comporta diversamente, ma è più debole, e ammazza di meno. Non ci sono i cattivi e i buoni.
Tutto questo non per dirvi chi, secondo me, abbia ragione, perché nessuno ce l'ha, ma per invitarvi a non farvi strumentalizzare da alcuna propaganda. Raggiungete le vostre conclusioni, cercate la verità, quando possibile, senza ascoltare chi grida di più.
2 commenti:
Le uniche vittime sono i bambini, perché, chi più, chi meno, sono tutti colpevoli.
E poi bisognerebbe mettere via tutti i capi di governo e lasciare che i popoli parlassero tra loro: forse, tante guerre non ci sarebbero, perché alla fine, è sempre una questione d'interesse di pochi scatenare conflitti.
Certamente vero per quanto riguarda l'Ucraina, ho avuto modo di vedere gente da entrambi i lati della questione finita in Italia per evitare di combattere.
Per la Palestina, da entrambi i lati, la gente è così incarognita che davvero non so. Per decenni in Israele c'è stata una sinistra che credeva nel dialogo e lo chiedeva, ma dopo tutto il sangue passato ormai queste voci sono una piccola minoranza.
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