Sta cambiando tutto? L'elezione di Trump negli USA sembra marcare una serie di svolte improvvise nella politica e nella società (occidentale). Cominciamo la riflessione da questo video del Corriere, in cui il buon Rampini nota che le piazze erano vuote in occasione di una protesta contro il nuovo (ritornato) presidente.
Nonostante le sparate del nuovo presidente (mi prendo la Groenlandia, faccio dazi al 25% contro l'Europa, il Messico...) sembra che gli avversari siano attoniti. In effetti alle elezioni non c'è stata una valanga di voti repubblicani. Sono gli avversari che non si sono disturbati ad andare a votare per Kamala Harris. Forse erano stanchi degli eccessi delle politiche woke e dell'ala sinistra del Partito Democratico, troppo lontana dalla gente comune.
A metà febbraio, in visita in Europa, il vice di Trump, JD Vance, ha martellato le pratiche antiliberali dell'Unione Europea, le pratiche di censura strisciante (di cui ho parlato in un recente post), l'abbandono dei principi di libertà di parola, azioni come l'annullamento (scandaloso) delle elezioni in Romania, e via dicendo. Insomma ha condannato il regime orwelliano-soft dell'Europa.
Guardatevi il video, è istruttivo. Ora, mentre io sento una certa simpatia per le genti dimenticate dell'America di mezzo, gli "hillibilly" lasciati indietro dalla globalizzazione, non amo però i conservatori di ferro come Vance: estremisti religiosi, antiabortisti, contrari al divorzio, ecc... Sono rimasto veramente sorpreso al constatare quanto fosse condivisibile dal mio punto di vista buona parte del suo intervento. Oltre a notare che Vance può essere aggressivo, ma non è un bifolco ignorante.
Cosa succederà? Dopo un po' di convulsioni forse tutto il sistema ideologico della sinistra fucsia andrà nel dimenticatoio? Sarà come quando l'Italia si lasciò gli anni '70 alle spalle per entrare nei caciaroni ma più ottimisti anni '80? Non so se sperarci (quel passaggio storico mi lasciò l'amaro in bocca, e forse un giorno ne parlerò). E comunque, bisogna stare attenti a quello che verrebbe dopo.
Come ha fatto notare Bernie Sanders, sembra che con la rielezione di Trump siamo di fronte a un'accelerazione del processo di appropriazione del potere da parte degli oligarchi. Personalmente apprezzo Sanders, e mi spiace che a suo tempo il Partito Democratico gli preferisse la moglie di Clinton come sfidante di Trump nel 2016; ma certamente non giova alla comprensione del problema ignorare che, ai tempi di Biden e anche prima di lui, avveniva esattamente la stessa cosa. E il rischierarsi di alcuni di questi magnati nelle file repubblicane non li rende solo adesso cattivi, mentre prima sarebbero stati buoni.
Di sicuro, per la gente comune, i prossimi anni in Italia saranno una sofferenza. Ci verranno imposte maggiori spese militari, zoppicheremo per la scarsa competitività del nostro paese.
Intanto, tra una doccia fredda e l'altra, il mondo va avanti. Ai suoi oppositori certamente non farà piacere, ma Trump ha ottenuto una sospensione (fragile) del massacro a Gaza, cosa che Biden manco si sognava di tentare, e potrebbe (chi lo sa) riuscire a fermare la guerra in Ucraina (che era il sogno bagnato di Biden, o di chi lo manovrava).
È recentissimo il colloquio con Zelensky alla Casa Bianca, in cui al leader ucraino non sono state date quelle garanzie che chiedeva, ed è stato trattato in malo modo da Vance e Trump. Vi consiglio di guardare l'intero video (ha sottotitoli in inglese) per farvi la vostra opinione. Io non penso che sia stata una "imboscata" a Zelensky, nel senso che da parte del governo USA ci si aspettava che firmasse l'accordo desiderato e già deciso da Trump, e al leader ucraino era stato ben chiarito che non vi era spazio di trattativa; invece Zelensky si è presentato col piglio di un uomo di potere, col solito maglione militare, a cercare contro ogni possibilità di contestare le decisioni USA. Direi quindi che la conversazione è deragliata, scoppiata in faccia ai tre interlocutori, e che la responsabilità sia un po' da condividere; però Trump e Vance avrebbero dovuto, oltre ad essere un po' meno aggressivi, avere il buon senso di proseguire la litigata a porte chiuse, evitando di sottolineare che Zelensky in quella situazione era solo un supplice. Sempre che non ci abbiano preso gusto, ovviamente.
Ritengo comunque che si possano trarre alcune conclusioni, da quanto sta avvenendo.
Di fatto, Trump arriva tardi e deve lavorare con le possibilità che ci sono. La Russia di Putin ha digerito il fallimento iniziale nella guerra, ha ristrutturato la propria industria per sopravvivere alle sanzioni e continuare a battersi. Adesso sta, lentamente e faticosamente, portando a casa i risultati che desidera, mentre l'Ucraina pur resistendo ha ormai pochi soldati, e l'occidente è stanco. Pertanto i primi approcci di Trump sono falliti miseramente. Vi ricordate la minaccia di nuove grosse sanzioni? Ridicola, a questo punto. Putin sa cosa vuole e bisognerà darglielo, per avere la pace. Pertanto l'Ucraina dovrà fare grosse concessioni, e se recalcitra, a Trump scapperà facilmente la pazienza, perché questa guerra la vuole chiudere, sempre che sia davvero possibile farlo. Quanto ai diritti minerari, Trump li vuole veramente? Pare proprio di sì, ma uno dei significati di questa pretesa ritengo sia il cercare di non fare una completa figura da perdente (come Biden in Afghanistan).
Nonostante le critiche e a volte i piagnistei, Trump sta cercando di riportare la pace, anche se il costo può essere sgradevole. Con Biden abbiamo avuto centinaia di migliaia di morti, il massacro a Gaza che si poteva facilmente fermare bloccando i rifornimenti a Israele, ma non è stato fermato (non per niente Biden s'è beccato il soprannome di "Gen0cide Joe"), abbiamo avuto il continuo rialzo della posta in gioco in Ucraina, con la consegna di armi sempre più avanzate e capaci di colpire in profondità la Russia, il che era uno spregiudicato balletto sull'orlo della terza guerra mondiale.
Quindi, molte cose stanno cambiando. Il bilancio si potrà fare solo fra qualche tempo, ma la politica del Partito Democratico USA e delle élite europee negli anni recenti appare decisamente fallimentare, e sta cadendo come una facciata di cartapesta. Se Trump otterrà di meglio, è però tutto da vedere.
3 commenti:
Le prospettive non sono buone. Tuttavia, più che dare la colpa a Biden per quanto accaduto a Gaza, la responsabilità va fatta ricadere su chi guida Israele, perché sapeva dell'attacco che Hamas stava per portare ma lo ha ignorato, permettendo che accadesse, così da avere il pretesto per attaccare.
Nethanyau ha fatto una mossa cinica (forse la stessa di Bush all'11 settembre) ovvero sapeva ma ha lasciato fare per avere poi mano libera. Almeno, io la vedo così. Biden comunque, come altri presidenti USA in occasione della guerra dei Sei Giorni o della guerra del Kippur, avrebbe potuto dire a un certo punto di fermarsi. Israele non può fare arrabbiare gli USA, avrebbe potuto tirare la corda per qualche giorno, ma poi doveva cedere. Be', Biden (o chi lo manovrava) non ha fatto nulla nonostante fosse evidente che i limiti di una legittima rappresaglia erano stati ampiamente superati.
Grande risultato: l'antisemitismo sdoganato in tutto il mondo...
(il commento precedente è mio...)
Posta un commento