mercoledì 22 marzo 2023

Pornografia e libertà. Prima Parte

 La pornografia è libertà? Questa è la domanda su cui si basa il post: domanda che al giorno d'oggi val la pena di farsi, anche se io rimango dell'opinione che, una volta adulto e informato, uno ha diritto a fare quello che gli pare. Ovviamente la mia opinione non chiude il problema, visto che oggi, grazie alle meravigliose e progressive tecnologie, siamo di fronte a un diluvio incontrollato del fenomeno. Ho cercato quindi di informarmi sull'effetto che ha su di noi questo massivo, incredibile "sdoganamento" della pornografia avvenuto negli ultimi decenni. Ovvero nel periodo in cui internet ha permesso l'accesso libero e incontrollato a chiunque, offrendo una quantità enorme di materiale.


La gente ne ha approfittato, talvolta senza limiti. Nei libri su cui mi sono documentato ci sono testimonianze di gente addirittura che dall'età di 12 anni usufruisce massivamente del porno, e sono numerose, circostanza storicamente unica.

Perché unica? In fin dei conti, anche quando io avevo quell'età (niente internet, ai tempi) non è che non avessi mai avuto alcun contatto con la pornografia; ma quei tempi al massimo capitava di incontrare pagine di giornalini porno strappate e lasciate a terra (apposta) da qualcuno, magari davanti alle scuole ecc... Quelle testate tipo "Il Camionista" o "Il Tromba" che poi ho conosciuto meglio facendo il militare. Robaccia, credo che non venga più prodotta. No, oggi la pornografia è generalmente fatta di foto e video di buona qualità, che ricoprono ogni gusto o bizzarria, disponibili in quantità illimitate, in qualsiasi momento e senza alcuna scomodità o imbarazzo (tipo dover andare a comprare una rivista o DVD). Infatti tutto è disponibile direttamente sul video del PC o dello smartphone.

Facendo un altro paragone, anche nel mondo di Roma antica al tempo del paganesimo non era vietato niente, e molte rappresentazioni che per noi sarebbero "spinte" non erano nemmeno riconosciute come tali. Ma esisteva anche allora il concetto di eccesso. Ad esempio veniva narrato (fosse vero o meno) che i soldati di Annibale dopo aver ottenuto trionfi contro i romani si fossero rammolliti negli "ozi di Capua," ovvero con una vita di licenziosità che, in quanto conquistatori, s'erano permessi (e stiamo comunque parlando di vita vera, non di pornografia).

Questa inaudita disponibilità di soddisfazione sessuale (artificiale) è quindi stata possibile solo al giorno d'oggi. Ne nascono problemi? Proviamo a vedere.

Ho letto due libri. Il primo, L'Ideologia del Godimento, in italiano, è scritto da Fabrizio Fratus, sociologo e saggista, e Paolo Cioni, psicoterapeuta. Una trattazione politicamente impostata su un registro conservatore. Meno di destra, ma comunque fieramente antipornografico è invece Your Brain on Porn, libro in inglese scritto da Gary Wilson, morto nel 2021, biologo, autore di campagne contro la pornografia, e fautore del dibattito inteso ad ottenere la definizione dell'uso massiccio del porno come una dipendenza vera e propria.

Il post sarà diviso in due parti ma solo per via della lunghezza, perché malgrado i due titoli, il discorso è unico.

Partiamo dal libro italiano. È diviso in due parti, trattate separatamente dai due autori. La parte "ideologica" ce la offre Fabrizio Fratus, le cui affermazioni posso condividere in parte, ma non sempre, e vedremo perché. Per Fratus, il grande cambiamento avvenuto con la pornografia di massa è lo sdoganamento delle immagini erotiche che una volta erano considerate proibite, al punto che addirittura fino agli anni '70 ai ragazzi era impossibile avere una conoscenza dettagliata del corpo femminile. Sarà davvero così? Se vai a leggere da altre parti, trovi opinioni differenti. Ad esempio, che i ragazzi cresciuti in campagna (oggi pochi, una volta la maggioranza) vedendo gli animali sanno fin dalla tenera età tutto quel che c'è da sapere sul sesso, come atto fisico. Ma, ad ogni modo, è vero che l'accesso alla pornografia, ai tempi, era saltuario e limitato, a meno di spenderci un capitale.

Secondo l'autore: "ormai è risaputo [...] che l'uso della pornografia porti alla tossicodipendenza e, come tutte le tossicodipendenze, venga negata e rifiutata da colui che ne è affetto." Sarebbe stato più corretto scrivere dipendenza da esperienze e non "tossico" dipendenza, ma il concetto è chiaro, e lo esploreremo ulteriormente.

Fratus sottolinea la differenza tra erotismo e pornografia sottolineando come il primo contribuisce alle fantasie e alle emozioni, accendendo il desiderio, mentre la pornografia, non lasciando niente da conoscere e da scoprire, il desiderio lo spegne, nuocendo anche al rapporto di coppia. L'autore si avvale anche di quanto afferma l'ex pornodivo Rocco Siffredi, che avrebbe sostenuto di ritenere che la pornografia influenzi negativamente la sessualità (magari poteva rendersene conto prima di girare i film porno?).

Oltre a danneggiare la sessualità, la pornografia mercifica la donna e stimola un autoerotismo che porta a una dissociazione dalla realtà. La dipendenza da pornografia causa autoesclusione dalla vita di coppia, se la persona ha un partner, e crea una situazione di auto soddisfazione che rende difficile il rapporto con le persone vere (e quindi trovare un partner se non lo si ha). Oltre a causare una solitudine individualista che svuota i rapporti umani. La necessità di mantenere l'eccitazione porta alla ricerca di nuove immagini, fino all'eccitazione con spettacoli innaturali o "devianti." Mentre anche le donne cominciano a usare il porno, ma in misura minore, gli utenti maschi anche giovanissimi reagiscono a questa abbuffata di immagini con un calo del desiderio e forme di impotenza.

La pornografia riesce dove il modello dell’invidia non è riuscito a vincere e scardina tutti i rapporti, anche quelli più forti dettati dal sangue (famiglia), relegando l’individuo in un vortice senza uscita di desiderio continuo e ripetitivo dettato dalle immagini pornografiche.

Fratus cita poi estesamente Michael Glatze, che è stato attivista gay negli USA, ma in seguito, convertito al cristianesimo, è divenuto un testimonial contro la pornografia. Confuso sulla propria identità sessuale e gay fin da giovanissimo, Glatze si è poi "rivolto a Dio" scoprendo che l'omosessualità sarebbe inseparabile dalla lussuria, e che impedirebbe alla persona di trovare la propria identità. Oltre a renderla "anormale." Glatze afferma: "Adesso so che l'omosessualità è pornografia e lussuria insieme." Partendo da questa testimonianza, Fratus costruisce la sua teoria sul nesso tra la pornografia (con il suo continuo stuzzicare la ricerca di nuovi stimoli) e l'omosessualità, come traguardo finale a cui perviene chi usa e abusa il porno: perché più estrema, risulta attraente dopo che tutte le altre opzioni sono diventate noiose e non più interessanti. Che ve ne pare? Se volete la mia opinione, io rispetto la testimonianza di questo Michael Glatze come sua storia ed esperienza personale, ma non come ammaestramento che valga per tutti. E non mi piace comunque l'uso che ne fa l'autore, con il tentativo di generare da un caso singolo un paradigma che valga in generale. Peraltro, tra le innumerevoli sessualità alternative che trovi nel porno, perché proprio l'omosessualità dovrebbe essere il capolinea finale? Vi posso assicurare (e forse lo sapete già) che esistono pratiche completamente fuori dal mondo, ben più "estreme" dell'omosessualità.

La spinta verso la pornografia e l'omosessualità (con il contorno di teoria gender e via dicendo), oltre al consumismo, sarebbero parte di un disegno politico per spingere il nostro mondo verso un individualismo atomizzato e verso la distruzione di ogni idea di famiglia e comunità. Insomma, la pornografia sarebbe uno strumento utile al potere. Non posso riassumere qui tutto con il necessario dettaglio; ma le tesi di Fratus mi sembrano deboli, pur essendo il sottoscritto abbastanza sensibile alle ipotesi sulla manipolazione culturale come strumento di cui il potere fa uso.

La pornografia attraverso Internet è il nuovo “oppio dei popoli” di marxiana memoria.

Per quanto riguarda la parte meno ideologica e più scientifica, quella scritta da Paolo Cioni, parlerò pochissimo non perché non sia interessante, ma perché ricalca molte delle medesime tematiche del secondo libro che ho letto, quello di Gary Wilson. Sia Cioni che Wilson danno importanza a un ricercatore che entrambi citano: Norman Doidge, autore di The Brain That Changes Itself. Doidge ritiene che il cervello, creando continuamente nuove connessioni fra i neuroni, possa assumere nuove abilità o schemi di comportamento e funzionamento. A questo modo può nascere l'assuefazione alla pornografia, una vera e propria dipendenza che Doidge ha osservato in molti soggetti. Lo stimolo piacevole porta all'uso, l'uso porta a una assuefazione (non da "sostanze" ma da "esperienze"), l'assuefazione porta alla necessità di esperienze più forti, un un circolo distruttivo in cui i gusti dell'utente vengono modificati e la sua vita reale sempre più danneggiata, e alla fine anche il piacere masturbatorio viene a mancare.

Ma, dal momento che questo discorso rischia di dilungarsi eccessivamente, continuerò l'argomento in un post successivo, come ho preavvisato. Questo è il link, il post sarà online due o tre giorni dopo questo.


4 commenti:

M.T. ha detto...

Che la pornografia sia consumismo è fuori di dubbio, come è fuori di dubbio che se in una coppia uno dei due (non è solo maschile la cosa) si rivolge alla pornografia ci siano dei problemi da risolvere. Ma che sia parte di un disegno politico, uno strumento di potere, la trovo una teoria un po' forzata.
Sono d'accordo sul fatto che ci sia una degenerazione nel ricercare sempre nuovi elementi per avere piacere perché quello che si ha non basta più a soddisfare la libido: questo spiega il crescere di segmenti dell'hard sempre più estremi. Leggevo tempo fa l'intervista di un'attrice del settore che spiegava come il girare le scene fosse come fare wrestling, essere costretta a fare bagni ghiacciati come fanno i giocatori di football americano, senza contare i problemi fisici nati da fare certe prestazioni. E questo dovrebbe spiegare come tutto questo non sia normale (e qua mi viene in mente chissà perché Hellraiser...), senza contare i danno psicologici cui le attrici vanno incontro nel dover accettare tante cose per stare in questo mondo.

Bruno ha detto...


Anche io in effetti non ritengo che la pornografia sia uno degli strumenti del potere, ho esposto il pensiero di questi autori prendendone comunque le distanze. Così come non credo che il green pass (e la relativa "dittatura sanitaria", come la chiama il buon Diego Fusaro) sia uno strumento pensato per toglierci la libertà, piuttosto serviva a nascondere il collasso della sanità. Quando ero ragazzo si diceva che eroina e cocaina fossero strumenti del sistema... quando è chiaro che coi danni che provocano le si fermerebbe, se fosse facilmente fattibile.

Sono argomenti portati all'estremo da chi è all'opposizione. Ma nel mondo di oggi molti elementi si incastrano che è una meraviglia, a plasmare la società in un modo che le persone non riescono a controllare.
E comunque dovremmo comunque farci qualche domanda... Sotto il naso di tutti si sono diffusi strumenti che permettono anche ai ragazzini di usufruire del porno, e nessuno sembra considerarlo un problema, i genitori non hanno le competenze per impedirlo o la voglia di dire di no. Nel secondo post dedicato alla pornografia parlerò di questo aspetto.

M.T. ha detto...

Per quanto riguarda i ragazzini, occorre regolamentare meglio l'accesso a internet, e non solo per la pornografia: ci sono tante cose (esempio, certi video su TikTok) che possono essere per loro dannose. Ma fintanto che tutto è sacrificabile per il profitto, non si va da nessuna parte.

Bruno ha detto...


Per quanto riguarda il "che fare?" le mie considerazioni le ho espresse nella seconda parte del post, che adesso è online.