venerdì 24 marzo 2023

Pornografia e libertà. Seconda Parte

 Continuiamo il discorso aperto qualche giorno fa con una disamina degli argomenti espressi nel libro (in inglese) Your Brain on Porn, scritto dal biologo Gary Wilson. Per l'autore la pornografia è una dipendenza seria, e un numero crescente di persone se ne è resa conto. In vita Wilson ha gestito dei forum, dove chi voleva liberarsi dalla pornografia veniva a scambiare le proprie esperienze. Molto di questo materiale lo si trova nel libro, anche se qui non potrò dare spazio. Gary Wilson ritiene che il mondo sia in ritardo nel riconoscere il pericolo della pornografia, perché, come altre dipendenze, come ad esempio quella dal tabacco, anche questa non è subito stata riconosciuta come tale.

Non voglio addentrarmi eccessivamente nelle diatribe, ma Wilson lamenta che vi siano ancora forti opposizioni, anche di stampo "ideologico," nel mondo di psicologi e psichiatri, all'accettare l'esistenza di una dipendenza da pornografia. L'autore afferma di non voler dire al lettore che "ha per forza" un problema con il porno, ma desidera semplicemente dare delle indicazioni a quelli che cominciano a rendersi conto di avere questo tipo di problema. Per lui il discorso non riguarda il conformismo religioso o la sessualità, o essere libertari e simili punti di vista. Riguarda la natura dei nostri cervelli, e la risposta che danno a un ambiente che cambia radicalmente, con adolescenti esposti al porno fin da giovanissima età, la disponibilità di contenuti gratuiti di ogni genere in streaming, con possibilità di fruirne comodamente nell'anonimato. Esperienze che, evidentemente, mettono a dura prova le menti di primati come noi, geneticamente predisposti a una vita di fatiche e a trovare il piacere come e quando capita, e non a essere tentati da immagini eccitanti a valanga in quantità infinita.

Citando Norman Doidge (vedi il post precedente) Wilson sottolinea che la pornografia plasma la mappa del funzionamento dei cervelli di coloro che ne fanno uso; sono ricompensati da un picco di dopamina quando si procurano il piacere, e questo consolida i nuovi collegamenti neuronali, le nuove mappe cerebrali. Senza saperlo, chi usa la pornografia (più frequentemente un maschio) altera il proprio cervello, si abitua a nuovi piaceri, a spese di ciò che prima era la sua vita: ad esempio, il rapporto, vero, con una fidanzata. Ma questo cambiamento non è irreversibile, per quanto tornare indietro non sia sempre e comunque semplice. Chi compie lo sforzo di astenersi dalla pornografia, dopo aver capito il problema, nel giro di settimane o di mesi può liberarsi da questa trappola e sconfiggerne gli effetti collaterali. Se ha la forza di volontà per riuscirci.

Tra i problemi indotti dall'abuso di pornografia Wilson elenca il distacco dalla realtà, la decrescente capacità nei contatti sociali, la scarsa concentrazione, la depressione e bassa autostima; per i maschi le difficoltà nell'erezione, o ritardo nell'eiaculazione, o eiaculazione precoce, e difficoltà nel raggiungimento dell'orgasmo. L'effetto sui giovanissimi sarebbe catastrofico, al punto che l'atto di approcciare un partner, tentare un vero rapporto sessuale può sembrare loro estraneo e alieno. A peggiorare le cose c'è l'atteggiamento di medici e sessuologi, che curano le varie disfunzioni con terapie psicologiche o farmaci senza comprendere il problema sottostante. La pornografia sarebbe insomma come un'abbuffata continua di manicaretti che sono piacevoli occasionalmente, ma che rovinano la salute se consumati all'eccesso. 

Quanto all'acquisire gusti insoliti per via della pornografia, Wilson si astiene dal lanciare strali contro l'omosessualità come fa Fabrizio Fratus (vedi post precedente), ma sottolinea che la ricerca delle emozioni può portare l'utilizzatore ad apprezzare spettacoli che in passato avrebbe considerato disgustosi, e magari non avrebbe potuto neanche immaginarli. Non solo il porno gay contro cui si scaglia Fratus, ma transessuali, travestiti, praticanti di SM estremo, amputati, anziani, animali, attori estremamente magri o grassi, e via dicendo. Tra l'altro, se il porno può indurre anche all'omosessualità, può d'altra parte anche portare maschi finora completamente gay a interessarsi alle donne, riporta Wilson. Ma tutto questo non sarebbe, come sostengono dei sessuologi sessuo-positivi, la semplice scoperta di gusti che l'utente non sapeva di avere già in potenza, ma effetto dello sforzo del cervello di mantenere alta l'eccitazione con spettacoli sempre nuovi.

L'autore ci illustra la chimica del cervello sottesa a questi fenomeni. Non posso addentrarmi in questo territorio fatto di segnali cerebrali e chimica, basterà dire che tramite la dopamina (neurotrasmettitore) il cervello ricompensa la ricerca di attività vitali come mangiare o fare del sesso, fattori vitali per la sopravvivenza e riproduzione. In un mondo di scarse risorse e occasioni, come è stato il nostro fino a un'epoca recente, questa "ricompensa chimica" fatta di sensazioni piacevoli spinge l'individuo a massimizzare le occasioni in cui può mangiare e fare del sesso, attività che permettono di far sopravvivere la specie. Ci sono droghe che dirottano questi stessi meccanismi cerebrali verso l'uso di sostanze chimiche (droga), ma anche l'abuso di piaceri "normali" può essere dannoso: non parlo solo di pornografia. Pensate ad esempio alla possibilità di sfondarsi di hamburger con le patate fritte, di gelato o di cioccolata, il tutto per pochi soldi. È un'altra dipendenza, e in questo caso i medici sono generalmente d'accordo.

Ma la chimica del cervello porta anche a una assuefazione, dopo che il desiderio masturbatorio è soddisfatto. La pornografia non dà più tutto quel piacere, ripetendo l'uso, ma la persona resta incastrata nel meccanismo. E così ne consumerà sempre di più e di generi sempre più estremi, alla ricerca della novità, per ravvivare l'eccitazione. E niente nel mondo reale può offrire la varietà di immagini, di fantasie, che la pornografia offre. Sebbene solo in immagini (carburante per le fantasie masturbatorie) e non nella realtà, l'utente si trova ad avere un'esperienza simile a quella di un sultano dell'Impero Ottomano, con un harem a disposizione per soddisfare il suo piacere sessuale in qualsiasi maniera desideri.

Come abbiamo visto prima, ci sono specialisti che negano la pericolosità della pornografia in nome della libertà di espressione e scelta (e libertà di avere ciascuno i propri gusti sessuali senza essere colpevolizzato). Io vorrei andare a rivisitare brevemente il parere di un personaggio scomparso da molti anni, Wilhelm Reich, cui ho dedicato diversi post in questo blog. Reich era uno psicanalista sessuo-affermativo ai suoi tempi, per quanto oggi non corrisponderebbe alla descrizione, visto che apparteneva a quel periodo in cui qualsiasi cosa non fosse il canonico accoppiamento uomo-donna era visto come una perversione. Tuttavia il suo punto di vista sulla masturbazione non era restrittivo. La considerava la risposta razionale di chi non avesse alternative al momento, e doveva essere vissuta senza sensi di colpa o angoscia. Tuttavia, perché non avesse conseguenze negative e non danneggiasse la possibilità di allacciare una relazione, la masturbazione doveva rimanere una semplice valvola di sfogo, senza fantasticherie particolari e senza l'accompagnamento della pornografia. La "cattiva letteratura," diceva già Reich più o meno un centinaio di anni fa, è causa di nevrosi.

Per cui sono a favore del discorso di Wilson, purché non si sfrutti l'argomento contro il porno (come mi sembra fare a un certo punto Fratus) per lanciare strali verso il "diverso." Lo stesso Wilson afferma che si deve fare informazione e lasciare alle persone la decisione; non è fautore di una censura generalizzata. E d'altra parte quello che va valutato è il danno da eccessivo uso di pornografia, e non questa o quella pratica sessuale.

Teniamo anche conto del fatto che chi ha dei gusti particolari, non per sua scelta ma perché così s'è ritrovato, non sempre li può soddisfare nel mondo reale. Ho usato "gusti particolari" per non essere politicamente scorretto usando il termine "perversioni," ma basta che ci capiamo. E che capiamo anche un'altra cosa: queste persone non sono diverse per il gusto di rompere le palle ai benpensanti, sono diverse e basta, e del resto probabilmente la maggior parte di noi ha qualche impulso di cui non parlerebbe volentieri. In questi casi spesso è dalla pornografia che si passa per capire che non si è soli al mondo con le proprie tendenze. E quello che si trova online potrebbe essere la sola valvola di sfogo. Caso specifico citato in entrambi i libri presentati in questi post: le fantasie legate alla violenza sessuale. Queste fantasie, stuzzicate dalla pornografia, comportano un aumento dei casi reali di violenza? Questi due libri dicono di sì, appoggiandosi a studi scientifici. Se andate a cercare informazioni per conto vostro, però, troverete anche studi in cui si sostiene il contrario, ovvero che vivere certe esperienze vicariamente, tramite la pornografia, permetta di trattenersi dall'agirle nel reale. Facciamo un altro esempio: gli uomini che vogliono essere dominati dalle donne con maltrattamenti fisici e psicologici. Difficilmente trovano una donna con interessi simili, e spesso restano soli. Se non hanno i (molti) soldi necessari per fare ricorso a una prostituta specializzata nelle pratiche che a loro interessano, a questi uomini resta solo la pornografia.

Per tornare alla domanda iniziale: la pornografia è libertà? O è un'altra schiavitù? La risposta valida, secondo me, è che quando qualcosa s'impadronisce di una persona al punto che ne è danneggiata, e però non può farne più a meno anche volendo, quella persona non è libera. Chi non riesce a smettere di bere in eccesso non è libero, per esempio, così come non lo è chi non riesce a smettere di fumare. Se quindi esiste una dipendenza dalla pornografia, la pornografia non è libertà. Questo con tutti i distinguo da me espressi sopra, e l'invito a non cadere in una mentalità da caccia alle streghe.

Cosa potremmo fare? Innanzitutto, come la nostra legge comunque prescriverebbe, dovremmo impedire che il porno venga a contatto della gioventù. Non sarebbe nulla di strano: una volta le multinazionali del tabacco mandavano delle ragazze davanti alle scuole medie, vestite con i colori dei pacchetti di sigarette, a regalarli ai ragazzini, per iniziarli al vizio del fumo. Se questo è stato vietato, un motivo ci sarà, no? I genitori dovrebbero porsi il problema di quello che i figli fanno con gli smartphone. Difficile che avvenga perché i genitori spesso sono distratti e se ne fregano. Ma anche con tutta la buona volontà questo non sarebbe comunque risolutivo, perché la pornografia invade un po' tutti gli spazi.

Quindi ci vuole qualcosa di più. A mio parere si dovrebbe implementare una regolazione restrittiva sulla rete in modo che il porno sia accessibile solo ai maggiorenni, in una categoria di siti (tempo fa si parlava del domain XXX) separata e controllata. Bloccando e punendo, ovviamente, chi va a infilare pornografia dove non dovrebbe esserci (forum, messaggistica, social e via dicendo).

Ma facciamoci una domanda. Perché è stata possibile questa diffusione incontrollata che viviamo oggi? È arrivata assieme a tutto quello, di non regolato e caotico, che è spuntato fuori con la diffusione della rete, ed è stata accettata perché a chi ci guadagnava andava bene così, e gli altri non hanno trovato gli strumenti, le leggi, la volontà di impedirla. Forse è ora di smetterla di inginocchiarsi davanti al dio denaro, e cercare di cambiare qualcosa.


NOTA: L'immagine dell'hamburger è presa dal sito di McDonald Italia. Non c'è niente di male nel mangiare gli hamburger con le patatine fritte. Una volta ogni tanto...

2 commenti:

M.T. ha detto...

Sono d'accordo: non si può concedere tutto in nome del profitto. Anche se siamo nell'era dell'economia bisogna porre dei limiti, o il prezzo che poi si pagherà sarà troppo alto e non basteranno tutti i soldi guadagnati per rimediare ai danni causati.
Per quanto riguarda la dipendenza pornografica o, se vogliamo espanderla alla dipendenza sessuale, occorre comprendere, come tutte le dipendenze, che cosa ha portato a raggiungerla: una persona soddisfatta della propria vita non cade in questa trappola. Quindi bisogna arrivare all'insoddisfazione presente nella propria esistenza, conoscerla, e poi trovare qualcosa che la renda meritevole d'essere vissuta: in questo modo si potrà superarla.

Bruno ha detto...


C'è chi ha detto (un membro del gruppo rock degli Oasis?) che il motivo per cui la gente si fa di droga è che è buona, piacevole. E questo vale per tutte le dipendenze: sono tentazioni difficili da resistere, più forti della vita reale. Inoltre, se uno viene agganciato dalla pornografia a 13 o 14 anni, non ha (e farà fatica a crearsi in seguito) la soddisfacente vita sessuale che lo possa tener lontano dalla pornografia.

Una volta che si è dipendenti da qualcosa (fosse anche solo l'alcool o le sigarette, o le canne), il lavoro di rendersi conto di cosa non va, e di liberare il proprio spirito, è individuale, lungo e complicato. E la legge può proteggere le persone solo fino a un certo punto. Però quello che può fare deve farlo...