mercoledì 22 febbraio 2023

Il Cervello che non Voleva Morire

 Un film di pubblico dominio che ho visto per curiosità, ma che purtroppo, devo subito ammettere, non è un gran che. Titolo: Il Cervello che non Voleva morire (in inglese The Brain that wouldn't Die). Film di serie B o forse anche peggio, è uscito nel 1962, produzione USA piuttosto povera di mezzi e con idee un po' confuse. La storia ci presenta elementi horror e fantascientifici, con l'ipotesi di incredibili risultati chirurgici ottenuti da un brillante medico, peraltro servendosi di modesta apparecchiatura e agendo con pochi collaboratori, o anche da solo.

Se non volete anticipazioni indesiderate, vi prego di recuperare il film prima di procedere con il post.

La pellicola ci presenta Bill, il nostro brillante medico che, andando oltre la medicina canonica e certificata, salva un paziente in un difficile intervento. L'attore è Jason Evers, comparso in Berretti Verdi, ma senza grandi ruoli a proprio nome.

Un altro medico, che critica i metodi di Bill, è nientemeno che il padre. Scopriamo che Bill fa praticamente dei miracoli, ha trapiantato un braccio al padre, che era rimasto mutilato. Il risultato è mediocre, il braccio non funziona, ma Bill spera di poter riprovare.

Poco tempo dopo, in un incidente stradale, muore bruciata la fidanzata di Bill, Jan (Virginia Leith, che ebbe una parte in Paura e Desiderio di Kubrick). Ma in realtà non muore! Bill si precipita a casa con la testa di Jan avvolta nella giacca (proprio così) e, con l'aiuto del padre, riesce a montare un apparecchio che le permette di sopravvivere. Sopravvivere per modo di dire, visto che si tratta della sola testa.

Jan si ritrova così ridotta alla sola testa e attaccata a un apparecchio che la tiene in vita, permettendole anche di parlare. Ma non è contenta di essere stata salvata. Contrariamente a quanto farebbe pensare il titolo in italiano del film, Jan prega di essere lasciata morire, e quando ne avrà occasione dirà che quello che è stato fatto è innaturale.

Bill nel frattempo va a cercare un bel corpo femminile per impiantarvi la testa di Jan e riavere la propria fidanzata. Ha solo poche ore per farcela. Ne seguono varie scene, certamente pruriginose per i tempi, di bellezze in costumi succinti, e abbiamo anche il catfight tra due ballerine di nightclub che si contendono il bel dottore. Alla fine Bill porta la vittima designata, una modella, in casa, e le somministra un sonnifero a tradimento.

Ma nel frattempo Jan, che è diventata una perfida arpia vendicatrice, complotta. Pur con le sua scarse (nulle) capacità motorie, ha preso contatto telepaticamente con una misteriosa creatura chiusa in una cella: il fluido che mantiene viva la donna le avrebbe dato queste capacità. Jan non vuole che i tentativi di Bill procedano, e cerca di allearsi con la misteriosa creatura per impedirli.

Il mostro, che è una specie di Frankenstein assemblato da Bill con vari pezzi, può solo sporgere un braccio da una finestrella posta sulla porta della sua cella. Ma basterà, perché i personaggi del film sono scemi. In due momenti diversi sia il padre che Bill stesso saranno così fessi da farsi afferrare dal braccio del misterioso mostro, che li mette fuori combattimento e poi si libera dalla prigione.

Il laboratorio prende fuoco a seguito delle colluttazioni, Bill e il padre sono dilaniati, anche Jan presto morirà bruciata, ma se la ride diabolicamente, mentre il mostro prende in braccio la modella e se ne va verso un radioso (?) futuro. Fine.

Povero di effetti speciali, povero di idee e banale nelle scene, il film non ha nemmeno il pregio di essere la prima pellicola a proporre il tema fantascientifico della testa che vive separata da un corpo. Passaggi logici spiegati in maniera debole, scarsissimo equipaggiamento medico per simulare il sofisticato laboratorio di Bill... Direi che Il Cervello che non Voleva Morire vi può interessare solo se volete sapere com'era un filmaccio di serie B, e in bianco e nero, di quell'epoca.

2 commenti:

M.T. ha detto...

i vecchi film di serie b alle volte facevano quasi sorridere per come erano costruiti.

Bruno ha detto...


Sì, ma alcuni hanno un innegabile fascino "pulp." Però... non questo.