sabato 15 gennaio 2022

Kalifat - Califfato

 Ho visto questa serie Netflix fino alla fine (non me lo aspettavo) qualche tempo fa. Kalifat, serie TV svedese del 2020, racconta la storia di estremisti islamici e di un tentativo di organizzare attentati in Europa (in Svezia, in questo caso) ma anche la fuga dei giovani dall'occidente verso lo stato islamico dell'ISIS in Siria, storia magari già dimenticata, ma è roba di ieri. Il regista Goran Kapetanovic è uno svedese di origine bosniaca, con una certa carriera alle spalle, ma nulla di cui io abbia mai sentito nominare.


La storia si svolge in parte in Siria, dove una certa Pervin (Gizem Erdogan è l'attrice, svedese ma dal cognome, direi, turco), che ha fatto il grande passo di fuggire verso il mitizzato emirato islamico, si trova rinchiusa in una città opprimente (Raqqa) con un marito aspirante terrorista ma in effetti, nelle decisioni dei suoi superiori, futuro "volontario" martire che lo voglia o no. 
Dall'altra parte, in Svezia, ci sono delle ragazzotte figlie di immigrati, sgallettate e sceme, che si trovano male in un paese straniero e credono alle frottole raccontate da un reclutatore riguardo alla magnifica vita nello stato islamico. Anche due balordi svedesi DOC si sono fatti reclutare, e sono pronti a uccidere.

In mezzo abbiamo... la polizia, intenta a scoprire dove vogliono colpire i terroristi, che puntano a un colpo importante in Svezia. Alle storie personali si alterna quindi il thriller e l'investigazione. L'aspetto saliente, secondo me, è la lotta di Pervin per fuggire da Raqqa, i disperati contatti telefonici con una poliziotta che cerca di aiutarla ma allo stesso tempo vuole informazioni.

Pervin, che in effetti sembra avere fin troppo la testa sulle spalle per aver fatto in passato una cretinata come venire a vivere a Raqqa, ha ora due grossi ostacoli sul suo cammino. Innanzitutto, una bambina da portarsi via, e inoltre un marito (barbuto con fucile kalashnikov) che la sorveglia. Questo personaggio in effetti non è il duro che vorrebbe essere. Bullizzato dai suoi capi e ansioso, è in cerca di una maniera per rendersi utile, e per nulla desideroso di fare la fine del bombarolo suicida. Ha sempre meno la forza di tener testa alla moglie, anche se forse sospetta qualcosa. I due sono tratteggiati molto bene.

Sebbene gli integralisti islamici non siano il mio spettacolo preferito, questo sceneggiato è piuttosto ben riuscito, e consiglio di recuperarlo.


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