mercoledì 12 maggio 2021

Gretel & Hansel

 Ho recuperato Gretel & Hansel, film del 2020 che non so nemmeno se fosse uscito nelle sale di Milano. Io personalmente mi ero visto Tenet, avevo giudicato insufficienti le misure anti-Covid, e per quell'anno non sono tornato al cinema.

Il film è ispirato alla favola medievale dallo stesso nome. Anzi no, i nomi dei due bambini sono al contrario, perché la fiaba è intitolata Hansel e Gretel. Nella favola i due protagonisti del titolo vengono abbandonati dalla madre, con il riluttante assenso del padre, perché non c'è modo di mantenerli.

Nel film, la madre scaccia Gretel con la minaccia di una scure, e la bambina si ritrova assieme al fratellino a vagare senza meta. Il risultato è lo stesso, i due pargoli si ritrovano davanti a una casa nel bosco, dove un'anziana donna li invita a entrare. Nella fiaba i bambini vengono imprigionati dalla strega, che ha intenzione di ingrassarli (soprattutto Hansel) e mangiarseli, ma Gretel riesce a rinchiuderla nel forno rovente destinato a loro due, facendola quindi arrostire viva. Tornando a casa coi gioielli della strega i bambini scoprono che la madre cattiva non c'è più, e vivono felicemente con il padre.

Nel film, grandi prodigi di fotografia. La casa, il bosco, i costumi... Il passo è lento, glaciale, ma molte scene sono visivamente bellissime. Mi ha ricordato un po' The Witch o Il Racconto dei Racconti (se fosse un bel film). Quanto agli attori, la strega è interpretata da due attrici (una anziana e una giovane). La prima delle due, Alice Krige (vista in alcuni Star Trek) è una valida veterana che sa dare spessore e inquietudine al suo personaggio. Gretel è interpretata da Sophia Lillis, già vista in It (la seconda parte). Ha qualcosa che non mi ispira, ma regge la parte. Il regista è Osgood Perkins, figlio di Anthony, quello di Psycho.

Film da vedere, sebbene il passo sia piuttosto lento. Anzi, decisamente lento.

[Da qui in poi ci saranno anticipazioni]. Mentre la fiaba sarebbe "patriarcale," in quanto la madre e la strega sono malvagie, mentre la casa paterna è il luogo in cui i bambini possono essere protetti e felici, il film è decisamente femminista in quanto Gretel riceve l'offerta di condividere le conoscenze esoteriche della strega, e accetta, ribellandosi solo per salvare la vita al fratellino, che non vuole sacrificare. Sul fatto che la fiaba sia "patriarcale" ho qualche dubbio, comunque. Il padre è riluttante all'inizio e pentito alla fine, ma responsabile quanto la madre dell'abbandono dei bambini.

Gretel ha una massima di saggezza, che il fratellino Hansel non vuole capire proprio: nessuno ti dà niente per niente. E si pone la domanda ovvia che il bambino non si fa. Perché nella casa solitaria in cui vive una donna sola c'è una grande tavola imbandita con ogni prelibatezza? E dopo che avranno vissuto qualche giorno in casa, ospiti della strega, perché il cibo non va mai a male? e da dove proviene? La risposta a quest'ultima domanda è: cannibalismo ai danni di altri bambini, più magia, che trasforma carne umana e ogni sorta di frattaglie (umane pure quelle direi) in appetitose pietanze.

La strega comincia a insegnare qualcosa a Gretel e gioca a carte scoperte: sa che lei vuole imparare e avere il potere. La strega potrebbe fare da insegnante... ma il fratellino è sempre stato una palla al piede, per Gretel. Quindi la strega propone di mandarlo via, poi lo imprigiona ed è implicito che voglia eliminarlo. Gretel accetterebbe le proposte della strega, ma alla fine la ucciderà per salvare Hansel. 

A quel punto vi è la separazione. Hansel non deve rimanere lì, viene rimandato a casa e ritrova l'ascia con cui la madre aveva minacciato Gretel, reclamandola come suo attrezzo (per fare il boscaiolo). Gretel resta nella casa nel bosco, ripromettendosi di imparare la magia e usarla solo a fin di bene. Le anime imprigionate dei bambini assassinati dalla strega sono alla fine libere di andarsene.


7 commenti:

Guido P. ha detto...

Anche a me è piaciuto, nonostante... sì, la sua lentezza. E nelle atmosfere ha ricordato anche a me i due film che hai citato (tra l'altro The Witch è uno dei miei film preferiti degli ultimi anni).

Bruno ha detto...


Sì, The Witch è un gran bel film, e anche questo Gretel & Hansel è bello. La lentezza diventa però paralisi mortale nel Racconto dei Racconti, che non considero sullo stesso livello.
Comunque questo film mi fa pensare a come vorrei fossero fatti i fantasy. Non necessariamente così lenti, ma senza la costrizione dell'azione ad ogni costo e in ogni momento.
Resto, ad ogni modo, un appassionato del primo Conan. Quello con Arnold Schwarzenegger.

M.T. ha detto...

Ti dirò, a me Sophia Lillis è piaciuta nella prima parte di It, credo che l'interpretazione degli attori che impersonavano il gruppo dei perdenti era una delle cose da salvare di quel film.

Il racconto dei racconti è un mattone.
Il primo film di Conan con Schwarzenegger è tanta roba: si respira epicità, cosa che si è persa con il secondo. Del remake meglio non parlare.

Bruno ha detto...


@ M.T. Non mi pronuncio su It, ho rischiato di dormire durante la proiezione, proprio non fa per me. Sul Racconto dei Racconti abbiamo direi raggiunto un certo consenso (in realtà ci sono amici acculturati, o che quanto meno ne sanno più di me, che mi trattano come un cavernicolo perché non apprezzo quel film).

Quanto a Conan, storia di un crollo verticale. Il primo, Conan il Barbaro, bellissimo, forse il film fantasy più vero, più bello che io abbia mai visto. Conan il Distruttore, di qualche anno dopo, spompato e senza immaginazione. Poi, dopo diversi anni, il remake con Jason Momoa... di una pochezza incredibile. Non che sperassi molto di meglio, ma mi ha stupito per come sono riusciti a farlo male quel film.

M.T. ha detto...

Su It direi che siamo d'accordo: tanto ho apprezzato il romanzo (al punto che l'ho letto più volte), tanto le trasposizioni per tv e cinema non mi hanno entusiasmato (ma la miniserie ha qualcosa da salvare).
Il racconto dei racconto è pretestuoso e proprio per questo perde colpi; invece di stupire annoia, non sa creare meraviglia. Quella meraviglia che invece c'è in Conan: il film è riuscito a cogliere lo spirito del personaggio e del mondo in cui vive. Il mio sarà un giudizio limitato, dato che di Conan ho letto più che altro i fumetti di Roy Thomas (poche invece le storie di Howard), ma anche senza aver letto nulla per me il film dice già tanto sul personaggio.

Bruno ha detto...


Il Conan del 1982, voluto da De Laurentiis, riuscì bene perché c'era John Milius alla regia, un regista con gli attributi, quando averli significava ancora qualcosa. Coadiuvato da Oliver Stone alla sceneggiatura. Con la consulenza di Frank Frazetta per le immagini. Con un'orchestra a creare la colonna sonora. Con un gruppo di attori a supporto non necessariamente eccezionali ma che fecero alla grande il loro lavoro. James Earl Jones come Thulsa Doom è perfetto. Brava anche Sandahl Bergman nel ruolo di Valeria, pensavo avrebbe avuto una gran carriera, peccato che non sia stato così.
La cosa più sorprendente è che la storia è vagamente ispirata all'universo di Conan, non corrisponde a un racconto di Howard. Eppure funziona tutto benissimo.

M.T. ha detto...

è vero, però si respira l'atmosfera del personaggio e del mondo di Conan ed è questo che gli ha conferito successo: erano riusciti a cogliere lo spirito delle opere di Howard.