venerdì 23 ottobre 2020

Danza Macabra

 Questo titolo (in inglese, Dark Dance) è l'inizio di una trilogia di Tanith Lee imperniata sulle vicende di un gruppo di vampiri... che forse non sono proprio vampiri al cento per cento, ma non sono nemmeno persone normali. Insomma una storia complicata, lontana dai cliché del genere horror. A dire il vero io considero questo Danza Macabra quasi un fantasy, perché di elementi veramente "da paura" a mio parere non ce n'è, tuttavia la storia è tutt'altro che allegra e i toni non sono certo ottimistici.


La (compianta) autrice, come suo solito, non si lascia incasellare facilmente. Abbiamo una protagonista, Rachaela, vittima di un destino maledetto cui sembra possa sfuggire con uno sforzo di volontà, ma non è così... in realtà in un modo o nell'altro pare obbligata a cadervi. È ricercata, come sua madre un tempo, da una famiglia di strani personaggi, la famiglia degli Scarabae, che sta cercando di non estinguersi. Non vuole andare a vivere con loro, ma la sua esistenza è grama e priva di piacere. Rachaela infatti è sola, priva di affetti, apparentemente condannata a vivere una vita monotona e senza stimoli, tra alloggi modesti e impieghi poco interessanti che le permettono a malapena di andare avanti (è così per quasi tutti noi, ma Tanith Lee ce ne dà una descrizione particolarmente desolante). Diffidente, senza amore; anche con sua madre il rapporto è arido... peraltro la madre si toglie di scena morendo prima dell'inizio degli eventi narrati, per nulla rimpianta da Rachaela. La madre non l'ha mai apprezzata, e viceversa.

A un simile deserto affettivo e spirituale si contrappone la capacità narrativa dell'autrice, la ricca prosa descrittiva e ipnotica con cui dipinge la storia della nostra Rachaela. Conoscerà prima o poi la passione? Sì, ma non sarà come avrebbe potuto sperare.


Il rapporto di Rachaela con la famiglia degli Scarabae, i "vampiri" che abitano in una casa quasi irraggiungibile su una lontana scogliera, è fatto di attrazione e repulsione allo stesso tempo. Questi anziani personaggi che sembrano desiderarla così tanto sono in effetti vecchi, ancora stranamente vigorosi ma decisamente fuori dal mondo, qualcuno decisamente pazzo, altri chiusi in sterili rituali di patologica vita quotidiana. Tutti tranne Adamus, che si rivelerà essere il padre di Rachaela, e non solo quello. Apparentemente più giovane e passionale, in verità distaccato, con lo sguardo spesso inespressivo e perso, a tratti carismatico e intenso ma più spesso amante della solitudine.

Dal momento che non posso anticipare tutta la trama (in effetti ne ho già "spoilerato" un pezzo) mi limito a dire che questo romanzo è lontano anni luce da qualsiasi paranormal romance (Twilight sarebbe arrivato una decina di anni dopo), e che si tratta di una delle letture più claustrofobiche e sofferte che mi ricordi. Non manca una parte erotica, ma è minore.

La Lee descrive senza mezzi termini l'odio che prende il posto dell'amore materno, la voglia di abortire e liberarsi di un figlio non voluto, lo schifo di doversene occupare non avendone alcuna voglia, la delusione che segue la passione amorosa, l'anaffettività, la follia. Cose forti, insolite, narrate senza alcuna paura di entrare in argomenti su cui di solito si preferisce sopravvolare. Sentimenti negativi espressi senza alcun filtro o censura, se non altro la protagonista è onesta con se stessa. Danza Macabra non è un libro dell'orrore, ma per ricordare qualcosa di così oppressivo devo recuperare la memoria dei più astrusi racconti di Kafka. Ricordatevene se prendete in considerazione di leggere questo libro: non è una lettura leggera leggera, ma ciò nonostante vi consiglio di provarci.


2 commenti:

Lucy ha detto...

Penso che ci siano tante declinazioni dell'horror. Alla fine dopo aver letto decine di libri horror, sono arrivata alla conclusione che quello che più mi ha spaventata è stato il Malleus Maleficarum di Kramer & Sprenger, il testo base degli inquisitori domenicani per la caccia alle streghe. Lo leggi e pensi che migliaia di donne e uomini sono stati torturati in modo indicibile e arsi poi vivi, perchè il manuale spiega proposizione per proposizione come comportarsi in ogni singola occasione ( cit. Wiki). Non fiction, ma realtà.
Ecco, in Danza Macabra il terrore è quindi sottile, viene instillato a poco a poco mentre procediamo nella lettura, ci opprime psicologicamente con questa assenza di affetti che è davvero desolante. Del resto anche in Lovecraft non c'è una goccia di sangue in tutti i suoi scritti, eppure certe storie sono terrorizzanti da morire. La Lee, come Lovecraft, fa leva sulla paura psicologica, giocata tutta sulla nostra sensibilità e immaginazione. E cosa ci può essere di più terrorizzante delle nostre paure più intime?

Bruno ha detto...


@ Lucy: l'horror è qualcosa di molto soggettivo e sottile, quasi inafferrabile. Pochi libri e pochi film per me lo raggiungono davvero. Si tratta di qualcosa, per me, che deve spaventare davvero, o accumulare inquietudine, o far vacillare la mente.
Qui trovo che la protagonista viva delle situazioni orrende e inquietanti ma soprattutto è l'oppressione, la mancanza di libertà, la sofferenza a farsi sentire. Per questo chiamo questa una storia claustrofobica - non che un elemento di paura manchi nella parola, in effetti.
Avendo tu citato Lovecraft, ti dirò che il sangue non gli serviva a suscitare l'orrore. L'idea di un uomo morto che continua ostinatamente a vivere (Aria Fredda), gli esseri delle tombe che fanno cose inenarrabili all'uomo che è andato a disturbarli (La Dichiarazione di Randolph Carter) sono per me immagini che colpiscono veramente.

Ma anche qualcosa di molto difficile da definire, l'idea di un male alieno, terribile non perché diabolico ma perché antitetico al nostro stesso esistere, presente su scala cosmica, immensa, immanente. In alcuni momenti questa fantasia riesce a dare alla testa.