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sabato 14 ottobre 2023

Non ho Sonno e La Terza Madre

 Dopo diciassette anni un serial killer ritorna ad uccidere. Peraltro, il principale sospettato, un nano, è già morto. E allora cosa sta succedendo? Così inizia Non ho Sonno, primo film di Dario Argento nel nuovo millennio, un giallo con venature decisamente horror. Anzi, il film comincia con una prostituta, Angela, che viene assassinata, ma questo è nello stile del regista. Oltre alla polizia, che come al solito brancola nel buio, un vecchio commissario in pensione si prende carico delle indagini: si tratta di Ulisse Moretti, interpretato dal celebre Max von Sydow. Assieme a Moretti anche il giovane Giacomo cerca di venire a capo del caso, poiché sua madre a suo tempo fu uccisa dal killer, lui presente per quanto impossibilitato a vederlo in volto chiaramente. Giacomo è interpretato da Stefano Dionisi (Il Partigiano Johnny).

In questo film Dario Argento ricicla un po' di elementi da precedenti produzioni (ad esempio l'uso di un manichino); crea delle valide scene d'azione all'inizio, con l'uccisione di Angela in treno ad esempio. Poi abbiamo una serie di alti e bassi, e la recitazione di diversi attori (italiani) non aiuta. L'assassino, pensandoci un po', si poteva ipotizzare; io però non sono riuscito a trarre le conclusioni giuste.

lunedì 23 ottobre 2023

Ascesa e declino di Dario Argento

 Per togliermi la curiosità riguardo alla storia di questo grande regista italiano ho recuperato diversi film della sua produzione, spendendoci dei soldi, e passando diverse ore a vedermeli. In parte, è stata una sofferenza, ma nei primi tempi Dario Argento ha prodotto dei film importanti. Non va, del resto, sottovalutato: è uno dei pochi nomi del nostro cinema ad aver avuto notorietà internazionale. Il suo stile, espresso nei vari film gialli e dell'orrore, si è segnalato per l'uso dei colori e dei movimenti della ripresa, con la creazione di atmosfere surreali, oniriche. Spesso l'uso in soggettiva della cinepresa (per dare la prospettiva della vittima, o quella dell'assassino, magari inquadrandone le mani guantate di nero, che erano di solito quello dello stesso regista).

Abile l'impiego della colonna sonora per sottolineare la tensione, costante l'uso di particolari scioccanti e di sangue in abbondanza. Avvalendosi anche di solidi professionisti per la fotografia e la musica (i Goblin, ovviamente), Dario Argento creava delle scene a cavallo tra realtà e fantasia, con una potenza espressiva particolare. Questi momenti dei suoi film sono i più importanti, e spesso meglio riusciti, rispetto al film visto come un tutt'uno. Un aspetto che personalmente non apprezzo, nel senso che un film lo concepisco nell'insieme, e non in una serie di videoclip, sia pure bellissimi.

sabato 7 maggio 2011

Elric nel ventunesimo secolo - 1

Provi a leggere oggi Michael Moorcock e se le succede come è capitato a me, si chiederà: “ma come poteva piacermi questo Elric di Melnibonè?” (Gianfranco Viviani)

Su Moorcock e sul suo più famoso ciclo di storie la pulce nell'orecchio me l'ha messa la risposta che Gianfranco Viviani (ex patron dell'Editrice Nord) diede alla mia domanda su Fantasy Magazine nell'intervista del 2009: a parte alcune affermazioni di valore puramente commerciale, come quella sui nuovi autori che sarebbero interessanti oggi, Viviani lanciava più di una frecciata ai grandi miti del fantasy di una volta. "E' passata un'epoca e quello che una volta affascinava, oggi fa solo sorridere."
Viviani non risparmiava critiche anche forti a Elric di Melniboné, il grande eroe di Moorcock, dandogli appellativi non proprio lusinghieri. Elric non sa chi è, non sa cosa deve fare, sembra un minorato mentale.

Non ho certo intenzione di ribattere (dopo anni!) alle affermazioni di questo celebre personaggio del fantastico (ci fu comunque un po' di maretta intorno all'intervista, anche sul forum di FM). Ovviamente non sono d'accordo con qualsiasi affermazione che liquidi questa saga così facilmente, ma ho colto la provocazione per rileggere Elric, perché anche io mi ero chiesto se avrei giudicato quel ciclo così interessante, oggi come oggi, e se era tutta gloria quella del buon Moorcock.

Quindi ho riletto i libri, i sei classici, per intenderci quelli raccolti dalla Nord nei volumi Elric di Melniboné e Elric il Negromante. Lasciamo un velo pietoso sulla ripresa successiva di Elric da parte dell'autore.
Non ho potuto fare a meno di notare per prima cosa lo stile. L'uso del narratore onnisciente, frequenti eccezioni alla regola dello show don't tell (che non è un dogma, ma resta preferibile secondo me in una storia come questa) uno stile talvolta descrittivo e ridondante ma più spesso asciutto o addirittura scarno, sbrigativo. Dove Moorcock è nella vena migliore, è molto bravo. Ma credo che nella sua vasta produzione (di cui qualcosa ho letto) ci siano lavori accurati e altri, oserei dire, piuttosto tirati via.
Esaminiamo quindi la saga di Elric percorrendone le tappe (le descrizioni che appaiono qui hanno senso per rinfrescare la memoria a chi ha già letto i libri: gli altri troveranno solo anticipazioni che rovineranno loro il piacere di leggere queste storie).

Nella foto: la mia copia di Elric di Melniboné, acquistata per 5.000 lire nel 1985. Mi procurai anche Elric il Negromante in quel periodo, ma mi fu in seguito sottratto da un disgraziato che non restituì né il libro né del denaro che gli avevo dato, pertanto dovetti ricomprarlo nella versione a copertina morbida degli anni '90.


Elric di Melniboné
La storia comincia da Elric. Fin dalla prima parte (intitolata Elric di Melniboné come il libro, che in effetti è una raccolta) il riflettore è puntato sul protagonista, sui suoi dubbi morali e filosofici riguardo all'uso del potere, sul suo essere "troppo umano" e soprattutto diverso da quella razza sovrannaturale da cui proviene, i Melniboneani. Il contrasto viene mostrato con forza perché Yyrkoon, il cugino arrogante e prepotente, affronta subito rozzamente Elric senza far mistero di voler usurpare il trono. L'imperatore albino sa di essere di fronte a una minaccia mortale ma ritiene di essere più "forte" non seguendo la logica del suo popolo (che sistemerebbe subito tutto uccidendo il rivale). Concederebbe una vittoria a Yyrkoon, in un certo senso, se lo uccidesse, perché diventerebbe come lui.


Peraltro Elric non si illude di cambiare il mondo: "non desiderava riformare Melniboné, ma se stesso."
La prima scena di azione giunge abbastanza presto, prima però abbiamo la cavalcata del protagonista con la promessa sposa Cymoril (sorella di Yyrkoon) e l'interrogatorio delle spie, che dovrebbero guidare un'incursione dei nemici provenienti dai Regni Giovani. Il dottor Scherzo, torturatore, è un personaggio certamente di una certa efficacia.
L'incursione sposta l'attenzione sul porto dei Melniboneani a Imrryr: è difeso da un labirinto attraverso cui i visitatori vengono guidati da un equipaggio del posto e tenuti bendati, a mio modesto parere un'idea molto poco pratica. Da ragazzo mi era piaciuta già poco, rileggendo oggi mi sembra una fantasia piuttosto grossolana e tutto sommato un po' infantile.

Come chiunque abbia letto la serie sa già, nella battaglia con i barbari dei Regni Giovani Yyrkoon crede di risolvere i problemi a suo modo approfittando della debolezza di Elric per buttarlo in acqua. Ma Elric si salva per intervento di Straasha, il dio del mare, e prende a sua volta prigioniero Yyrkoon. Annuncia una nuova era: si vendicherà come si deve su Yyrkoon e sul capitano delle guardie che ha collaborato con lui, ma nel diventare crudele si sente prigioniero del trono di rubino su cui siede. Yyrkoon se la cava: usa la magia della nebbia gemente (incantesimo descritto molto bene) per fuggire, e rapisce Cymoril.
Elric si maledice per non essersi preoccupato della sicurezza di lei: sembra rinsavito, ma in futuro lo farà ancora. Con l'aiuto di Arioch, duca del caos, insegue l'avversario nel paese di Oin e Yu, dove un'altra potente magia, lo Specchio della Memoria, impedisce che la presenza del traditore sia rivelata. Usando la nave di Straasha che può viaggiare sulla terra Elric aggira lo specchio e costringe Yyrkoon a fuggire ancora (nella Porta d'Ombra) lasciando Cymoril addormentata in un sonno drogato. Elric ottiene da Arioch di poter inseguire il cugino e lottare con lui, facendo uso delle spade maledette (Tempestosa e la sua gemella): il fato comincia a prendere forma, perché da qui non si tornerà indietro. Elric ha messo in moto delle forze che cambieranno gli equilibri del mondo e lo condanneranno a diventare "campione di una causa ignota," spinto dal fato e dagli dei.

Qui Elric incontra anche per la prima volta Rackhir l'Arciere Rosso, eroe esiliato che ha rifiutato di servire il caos. Dopo varie peripezie, Yyrkoon alla fine è sconfitto, alla mercé di Elric, e si accontenterebbe di essere ucciso con un'arma diversa da Tempestosa, perché la lama stregata beve le anime. Ma Elric gli chiede: "Se avessi tutto ciò che desideri, smetteresti di essere un verme?"
L'imperatore albino scioccamente crede che Yyrkoon possa migliorare. E desidera viaggiare, conoscere i Regni Giovani e il mondo fuori da Melniboné. Poiché Cymoril non vuole regnare, Elric non la fa regina: rimanda il matrimonio e parte lo stesso, in cerca di una nuova patria che sia più in sintonia con il suo spirito. Si prende il suo "anno sabbatico" e parte, avendo la bella idea di lasciare la reggenza proprio a Yyrkoon.

Questa l'ho giudicata una debolezza della trama quando ho letto il libro da ragazzo e la giudico ancora più severamente adesso, qualsiasi cosa si possa dire della natura del personaggio di Elric per giustificarne le azioni. C'è di mezzo la felicità e la vita della donna che ama, non solo il trono di rubino verso cui Elric esprime spesso un distacco sprezzante (pur senza lasciarlo!). Non esser capace di vendicarsi su Yyrkoon è un conto, ma lasciare Cymoril in pericolo è una mossa esageratamente idiota.

Sui Mari Del Fato
Il secondo libro, Sui Mari del Fato, ci porta nei Regni Giovani dove Elric, albino e melniboneano, non riesce a fare amicizia con nessuno e a superare il muro della diffidenza (che strano, eh?). Addio all'idea di trovare una nuova patria e gente con cui convivere. Finisce per ritrovarsi a bordo di una nave che attraverso gli oceani naviga misteriosamente su altri mondi, e compie una delle sue missioni come "Campione Eterno" ponendo fine alle ambizioni di due strani stregoni, Agak e Gagak, fratello e sorella, che stanno per assorbire nientemeno che la forza vitale dell'universo.

In questo libro ci sono dei bei personaggi come il Conte Smiorgan, e belle storie come quella della leggenda di Saxif d'Aan, ma l'insieme non si salva.
Provo a spiegare il mio punto di vista. E' sempre problematico quando in una storia il protagonista deve fare un salto "in un'altra dimensione." Il lettore ha familiarizzato con l'ambientazione di un libro, ma improvvisamente viene strappato e portato via, verso un nuovo luogo con nuove regole, nuove atmosfere, ma non c'è lo spazio per approfondire. L'autore quando sceglie questa via non può che pescare qualche particolare e descriverlo alla meglio, e di solito il risultato è una bruttura che sa di posticcio e raffazzonato. I due stregoni che sembrano edifici senzienti mi hanno fatto poca impressione all'epoca della prima lettura, adesso mi fanno decisamente cascare le braccia. Per me qui non c'è "sense of wonder" ma solo ridicolo.
Moorcock aveva ideato il concetto di Campione Eterno come espediente per portare i suoi eroi in qualsiasi avventura e in qualsiasi luogo, con la massima libertà, facendo incontrare tra loro personaggi provenienti da storie e mondi diversi. Un comodo espediente che fa abbastanza a pugni con il fantasy di oggi, dove è abbastanza uniforme l'uso di radicare bene la trama in un'ambientazione. L'autore britannico ha affermato di essere più interessato alle storie che non alle ambientazioni, e questo si vede anche nella saga di Elric, in cui il mondo è tutto sommato vivo e ben riuscito, ma spesso delineato con pochi dettagli. Sui Mari del Fato contiene molta avventura fine a sé stessa e l'ho trovato una parte assai debole della saga di Elric.

Continuiamo. L'esplorazione della mitica città di R'lin K'ren A'a da cui sarebbero provenuti i Melniboneani attira Elric, che vorrebbe spiegarsi la propria identità. Il viaggio non porta il risultato sperato, ma ha un'altra conseguenza grave. Arioch ha avvertito Elric che l'Uomo di Giada, simulacro del dio rimasto nella città, vi deve rimanere. Eppure farlo andar via è l'unico sistema per permettere a un individuo trovato là, l'uomo condannato a vivere, di terminare la propria esistenza. L'antichissima città è stata sede dell'accordo tra gli dei che ha permesso al mondo di restare in equilibrio fra legge e caos, e l'uomo condannato a vivere è praticamente l'unico antenato dei Melniboneani che rifiutò i premi concessi allora al suo popolo per abbandonare il luogo.
Ormai egli desidera solo la morte, avendo vissuto in solitudine per diecimila anni.
Elric deciderà di concedere la morte a quel disgraziato forzando Arioch a lasciare la città, pur sapendo che con questo inizierà la lotta dei mondi superiori e non vi sarà più pace. Elric fa qui un'altra delle sue scelte disastrose, tuttavia in parte è giustificato: l'uscita dell'Uomo di Giada dalla città serve a creare un diversivo per permettere la fuga a lui e Smiorgan, che sono assediati da creature ostili.
Per invocare Arioch l'albino ha scatenato un'altro imprevisto che si ripeterà spesso, uccidendo un marinaio e Avan (che aveva condotto la spedizione) a causa di un movimento spontaneo di Tempestosa.

Il Fato del Lupo Bianco
Il terzo libro inizia con un episodio che presenta un'eroina della legge, Myshella la Dama Tenebrosa, e un antico eroe, il Conte Aubec, in lotta per espandere il dominio della sua signora. Dopo questo episodio, che cito perché è ben scritto (e perché il personaggio di Myshella tornerà), l'azione si sposta su Elric, che raduna una flotta tra i potenti dei Regni Giovani allo scopo di sconfiggere Yyrkoon l'usurpatore, e soprattutto di liberare Cymoril dormiente, ancora stregata dal malvagio fratello.
L'imperatore albino compie una ricognizione prima dell'attacco e ha uno scontro con le guardie. Non uccide Yyrkoon anche se dalla scena sembra che potrebbe farlo (l'usurpatore è alle prese nientemeno che con Arioch), ma stavolta la renitenza di Elric si spiega con l'incantesimo su Cymoril, che sarà difficile da sciogliere senza l'aiuto dello stesso Yyrkoon.

Segue la maestosa scena del sacco di Imrryr e l'ultimo duello con Yyrkoon. Elric è furioso nella lotta quanto era stato impulsivo, debole e sciocco lasciando il cugino sul trono. Non riesce a salvare la sua donna anche se non ne causa volutamente la morte: Cymoril viene spinta da Yyrkoon sulla lama di Tempestosa e muore.

Yyrkoon nell'ultimo scontro è praticamente un pazzoide, non parla, lascia totalmente la scena a Elric e alla tragedia che sta per avere luogo. E' un personaggio che ha sempre avuto poco da dire, Moorcock lo ha presentato come il classico arrogante melniboneano e non lo ha mai sviluppato. Ha sicuramente perso un'occasione, ma vedremo che sarà sempre così: Elric non ha mai degli avversari epici o degni di questo nome, se non contiamo le divinità che comunque non lo attaccano direttamente. L'unica forza contro cui si scontra veramente è la propria debolezza, e ovviamente il suo nemico è il fato, più che un personaggio in particolare.

I draghi guidati dai melniboneani inseguono la flotta dei Regni Giovani carica di bottino, in fuga da Imrryr devastata. Le navi sembrano condannate ed Elric se la cava con un atto vigliacco che giustifica (malamente) con la volontà di non morire per mano di quelli della sua stessa razza, anche se non ama la vita. La sua magia salva una sola nave, quella che porta in salvo lui stesso. Tutti gli altri pirati e incursori dei Regni Giovani sono sterminati dai draghi.

Uscito vivo ma senza la sua amata da quest'avventura, Elric si imbarca in un'altra cerca (il Libro degli Dei Morti). Qui prende maggior forma il discorso su legge e caos, due forze fondamentalmente aliene nelle loro motivazioni ma che più tardi nella saga prendono una coloritura più manichea (e il caos viene definito esplicitamente malvagio). In realtà queste forze devono coesistere perché via sia una realtà con qualche significato (e che sia vivibile per l'uomo). Come parere personale, non ho mai amato legge e caos né nei libri né nel gioco di ruolo dove purtroppo hanno pesantemente sconfinato. Però il manicheismo di tanto fantasy, con tutta la sua alluvione di male assoluto, lo amo anche meno. Nella saga di Elric tuttavia va detto che l'insensatezza del destino è uno dei cardini della trama, quindi legge e caos vanno benissimo.

In questa ultima avventura Elric mette mano sul Libro con la verità assoluta e, ovviamente, il tomo non è più leggibile. Conosce anche la potente Yishana di Jharkor verso cui nutre una lussuria poco colorata d'amore, e il mago Theleb K'aarna che invece ama Yishana fino a esserne succube, e quindi odierà Elric. Infine, l'eroe riceve una rivelazione da parte di Arioch: la lotta per il controllo del mondo sta iniziando, e il fato di Elric è di diventare una pedina in una battaglia eterna.

Qui finisce la prima parte di questo articolo, che continua in una seconda parte con la conclusione.


Nota: trovate qui l'elenco dei libri che costituiscono la saga di Elric.

martedì 7 ottobre 2008

Gli Ultimi Guardiani


Di Sergej Luk'janenko s'è detto che avrebbe scritto Gli Ultimi Guardiani (pubblicato in Italia da Mondadori) sotto pressione editoriale con lo scopo di sfruttare il successo della serie: insomma, questo libro sarebbe uscito a ispirazione già morta o moribonda.
Non è proprio così, secondo me: lo spirito della serie non è sparito, però le atmosfere si sono trasformate (e comunque forse non siamo all'ultimo capitolo perché non manca l'appiglio per continuare la storia: adesso è entrata in azione anche la piccolissima Nadja, figlia del nostro eroe Anton).

[attenzione alle anticipazioni della trama...]
I dilemmi morali e le ambiguità irrisolvibili del ruolo, che avevano travagliato il protagonista, erano una tematica di una certa importanza: eppure non potevano continuare ad essere colonna portante della storia, perciò abbiamo un Anton molto "normalizzato" e trasformato in padre di famiglia. Adesso la contrapposizione tra Luce e Tenebre passa addirittura in secondo piano, in un'avventura che sa un po' di missione alla James Bond con tanto di bella fanciulla (tenebrosa) che si sacrifica per salvare l'eroe luminoso e di combattimenti magici da videogame (in questo libro Luk'janenko si sofferma sui nomi e sugli effetti degli incantesimi con un'abbondanza di dettagli che non avevamo visto prima).

Entrano in ballo molti uomini normali, sia pure generalmente in veste di carne da macello. Ci sono avvenimenti eclatanti che non avrebbero potuto evitare di finire sulle prime pagine dei giornali (come il sonno che si abbatte su tutta la popolazione di Edimburgo), insomma si ha meno la sensazione di un mondo parallelo in cui si svolge una lotta mortale di cui gli umani sono del tutto all'oscuro.

Luk'janenko in questo capitolo abbandona il proprio modello passato, in cui avevamo ogni libro presentato come storia indipendente suddivisa in tre fasi o racconti separati. La divisione in tre c'è ancora ma la storia è strettamente connessa alle precedenti vicende di Anton e della Guardia. Anche qui può non piacere la scelta, ma credo che sia semplicemente naturale che la progressione di eventi di una trama finisca per creare necessariamente un unico filone principale (soprattutto perché noi seguiamo sempre lo stesso personaggio). Luk'janenko fa un sacco di riferimenti ai libri precedenti, e prende anche un po' per i fondelli i film usciti sulla serie (che hanno una trama decisamente diversa dai libri). Si sofferma su tematiche di politica corrente e sulle usanze dell'Asia centrale ex sovietica.
Approfondisce inoltre le tematiche della sua ambientazione ma in tutto questo lavoro cade secondo me in qualche trappola.
Questo autore nei libri della saga delle Guardie è stato (a mio parere) particolarmente abile nel rendere avvincente e credibile una trama, ma pur tenendo fermi alcuni punti chiave dell'ambientazione ha improvvisato sempre a seconda delle necessità del momento.
Giunto al quarto capitolo mi sembra che cerchi di tirare le fila e di ricreare un insieme coerente. Con successo? Non sempre.
Di un vampiro dice che "non poteva essere filmato da nessun sistema di ripresa notturna a raggi infrarossi: la temperatura di un vampiro, infatti, è più bassa dell'ambiente circostante."
In un altro libro della serie il vampiro Kostja aveva frequentato le ragazze ecc... che non avevano trovato nulla di strano in lui.
Non sono un fanatico della coerenza a tutti i costi, se il particolare che sballa non è centrale per la trama la cosa non mi disturba eccessivamente il godimento della storia, però è un esempio di come Luk'janenko non si faccia scrupolo ad improvvisare a braccio.
Mi fa più specie notare come il vampiro Lermont sappia (lo si nota mentre parla di Merlino) che i maghi in realtà attirano il potenziale magico dagli umani circostanti non perché abbiano una qualche maggiore forza magica ma perché hanno un campo magico minore, e tanto più è vicino allo zero tanto più il mago sarà potente. Questa è una preziosa scoperta che Anton fa leggendo i rari libri della strega Arina ne "I Guardiani del Crepuscolo."
Qui il fatto sembra diventato sapere comune, a meno che non sia rincretinito io...
Più avanti la partecipazione di Geser e Semen alle lotte seguite alla Rivoluzione d'Ottobre viene raccontata senza alcun riferimento apparente a una spiegazione che è stata data nel corso della saga, cioè che il comunismo fosse un tentativo comune delle due Guardie per migliorare il destino dell'umanità, voluto fortemente da quelli della Luce, sabotato segretamente da alcuni delle Tenebre.

Dal momento che non ho letto i libri in rapida sequenza non è detto che queste osservazioni siano perfettamente pertinenti, ma ho l'impressione che Luk,janenko pur sapendo raccontare delle grandi storie sia solito creare l'ambientazione a seconda di cosa gli serve al momento, e quindi abbia costruito un castello di carte ormai troppo complicato per stare in piedi con sicurezza.
Comunque, Gli Ultimi Guardiani resta una grande lettura, anche se questo quarto episodio è in tono minore rispetto ai precedenti. La scoperta dell'ultimo livello del Crepuscolo, l'incontro con gli Altri caduti nei passati episodi (e confinati adesso in una specie di Limbo), e il finale del libro danno ancora gli acuti del migliore Luk'janenko.

sabato 31 maggio 2025

The Substance

 Volevo capire qualcosa su questo recente film dove una premessa fantascientifica si incrocia con l'horror. Film di cui s'è parlato parecchio, anche per l'aspettativa che Demi Moore agguantasse l'oscar, impresa che poi non è riuscita. The Substance si accoda a diversi film recenti (per citare un paio di cui ho parlato: The Neon Demon, La Abuela) dove il tema conduttore è la giovinezza, la bellezza, il suo valore "assoluto," l'ossessione per le persone. E soprattutto le donne. Parliamone un secondo, con qualche anticipazione della trama, ma solo relativamente alla prima parte di questa lunga pellicola.

La Moore impersona Elisabeth Sparkle, un'attrice sul viale del tramonto, imprigionata in questo sistema di disvalori. Sistema al quale peraltro aderisce lei stessa acriticamente, lo vediamo nella scena in cui tratta decisamente male un vecchio compagno di scuola che incontra per caso.

All'inizio vediamo la "stella" di Elisabeth Sparkle, dapprima inserita nel "walk of fame" di Hollywood, poi sbiadita, crepata, coperta da rifiuti e dalla pioggia. Lei è ancora in attività: ma dopo aver condotto un programma di fitness ascolta per caso un produttore (interpretato da Dennis Quaid) che parla male di lei al telefono, la definisce ormai finita, in termini irridenti. Lo stesso, a pranzo con Elisabeth, ci viene mostrato mentre mangia in modo da fare schifo e si comporta da cafone. Insomma siamo nella parabola discendente di questa diva, e la questione ci viene sottolineata diverse volte col pennarello rosso.

giovedì 30 gennaio 2025

65 - Fuga dalla Terra

 Speravo decisamente di più da questo film di fantascienza con Adam Driver nella parte del protagonista. 65 - Fuga dalla Terra, disponibile presso Netflix, è invece un film di serie B piuttosto pasticciato, e con una trama ben scarna da cui i registi Scott Beck e Bryan Woods, che pur hanno al loro attivo A Quiet Place, non hanno saputo trarre qualche guizzo in più. Poiché la trama è prevedibile e minimale, è impossibile parlare del film senza rivelarla, ma non preoccupatevi, che non vi perdete niente di che.

Il film parte con il buon pilota Mills (Adam Driver) che lascia la famiglia per accettare una lunga missione nello spazio, allo scopo di fargli guadagnare il denaro necessario per curare la figlia malata. 

Non è una scelta fortunata. Apprenderemo durante il film che la figlia è defunta prima che Mills potesse tornare a casa. E per di più l'astronave pilotata dal nostro eroe finisce in un anomalo sciame di asteroidi, ha una collisione, e precipita verso un pianeta sconosciuto. Mills lancia una richiesta di soccorso, ma non può fare altro. L'astronave si spezza in due e la metà in cui si trova il pilota finisce sulla riva di un limaccioso pantano, dove vanno a giacere i cadaveri dei coloni che, in animazione sospesa, erano trasportati a bordo. Sono passati dal sonno alla morte.

domenica 29 giugno 2025

Squid Game, la Terza Stagione

 Se qualche mese fa si diceva che la seconda serie di Squid Game sarebbe stata divisa in due parti, gli ultimi episodi su Netflix sono denominati direttamente Terza Serie. Ma si tratta comunque della continuazione degli episodi che abbiamo visto un po' di tempo fa. Infatti il protagonista è rimandato a partecipare ai giochi mortali dopo la tentata ribellione, che non gli ha procurato alcuna simpatia, visto che molti dei giocatori sono morti.

Continua la sottotrama della vendita di organi di giocatori defunti, c'è chi fugge dai giochi, mentre in mare prosegue, sulle barche, l'attività del gruppo che cerca di trovare da fuori l'isola su cui si svolge lo Squid Game.

Tra i giocatori l'ambiente è sempre peggiore. Contrariamente alla prima serie, la critica alla natura umana diventa estrema, visto che la maggior parte di questi disgraziati ha la possibilità, prima di ogni gioco, di farla finita e andarsene. Ma non vogliono! più gente muore, più soldi restano per chi rimane. E tutti credono di essere destinati a sopravvivere. Ci sono alcune storie di poveri cristi, e tante vicende di personaggi avidi, violenti o ipocriti che alla fine si ritrovano con quello che meritano.

venerdì 10 gennaio 2020

Passengers

Ho recuperato questo film del 2016 basato su un'idea stuzzicante, ma che non mi pare troppo ben riuscito. Pone se mai un'interrogativo: basta un aggancio interessante per far partire una storia che funziona?
Passengers, film diretto dal norvegese Morten Tydlun (The Imitation Game), può limitarsi a un cast molto limitato per il tipo di storia che vuole esplorare: una nave spaziale che porta 5.000 coloni ed un equipaggio, tutti in animazione sospesa, subisce un impatto imprevisto, molto forte, tale da causare un'avaria per cui un uomo (Jim Preston, interpretato dall'attore Chris Pratt, che conosco dall'universo dei supereroi Marvel) si sveglia dall'ibernazione per malfunzionamento del "pod" dove se ne stava addormentato.


Può tornare a dormire? No, non può. Cosa succede a un poveraccio che, in quella situazione, non può tornare a ibernarsi né ricevere soccorso? Il viaggio è lungo e la Terra è già troppo lontana per fornire assistenza di alcun tipo. L'equipaggio è ibernato a parte, in un settore irraggiungibile...
[la trama sarà COMPLETAMENTE RIVELATA da qui in poi...]

mercoledì 20 ottobre 2010

Il Risveglio dei Draghi

Un libro della Editrice Nord che ho recensito per Fantasy Magazine, è il secondo di una trilogia ma, a parte qualche accenno qua e là a fatti evidentemente raccontati in precedenza, si può tranquillamente leggere perché la storia è una ripetizione della classica storia fantasy (spoiler): il male si risveglia da un lungo sonno, tesse la sua tela di intrighi, cerca terribili alleati per poter portare avanti la sua malvagia opera di distruzione, ma i buoni reagiscono: ci sono alcuni predestinati che si sottoporranno a una prova, faranno ai cattivi un mazzo così, e comincerà una nuova era.

Insomma se siete appassionati di fantasy con qualche anno di militanza alle spalle Il Risveglio dei Draghi sarà come se lo aveste letto cento volte. Detto ciò, se una storia non dà niente di nuovo sul fronte di che cosa dice, forse si può rivalere su come lo dice: il libro è scritto bene, qua e là simpatico, tra i protagonisti una dragonessa (che in effetti è una ragazza che può trasformarsi in drago) simpatica e lontana dalla prevedibile Mary Sue che ti rifilano quasi sempre le scrittrici, e qualche altro personaggio divertente. Non manca un tocco di lieve ironia da parte dell'autrice in molte scene, ci sono draghi di ogni razza e colore dappertutto, e una bella ambientazione con la sua complessa cosmogonia di divinità buone e cattive.

Beninteso io non sono per questo tipo di fantasy (e non è comunque fantasy per adulti), ma la storiella è simpatica e scorrevole e vi potrebbe andar bene per un paio di giorni di relax, tipo sotto l'ombrellone (anche se non è proprio la stagione...). L'autrice è una scrittrice e giornalista austriaca (Julia Conrad, ma è uno pseudonimo) che ha già al suo attivo altri libri per bambini e ragazzi.