giovedì 8 maggio 2025

A City on Mars

 Scappiamo nello spazio, che la Terra è affollata, inquinata, e governata da sistemi ingiusti. Nello spazio tutto andrà a posto. Vero? Chissà. Ma ci poniamo mai la domanda se sia davvero possibile trasferirci su un altro mondo? Gli autori di questo libro, Kelly e Zach Weinersmith, se la sono posta. Il titolo è A City on Mars, e per quanto ne so non è stato tradotto in italiano. Viene esaminata la natura dei corpi celesti che abbiamo a portata, le difficoltà che ci pongono, le problematiche relative ai viaggi spaziali nella fantascienza e nella realtà, le aspettative quasi religiose che tante persone si creano di fronte alla prospettiva dell'espansione su altri mondi. Ma anche le realtà politiche e legali che esistono, oggi come oggi, e che potrebbero regolare la colonizzazione del cosmo.

Gli autori non ci risparmiano niente riguardo alle difficoltà di una simile impresa tuttavia non la escludono, anzi, affermano che sia "probabile" in un modo o nell'altro, ma che le nostre scelte su come procedere saranno determinanti per il futuro dell'umanità.

Tra i primi argomenti, il costo per inviare un carico in orbita. È incredibile quanto sia oneroso inviare un chilo di materiale, o di passeggero, nello spazio. Questi costi, col tempo e il migliorare della tecnologia, si sono ridotti, ma rimangono ancora dannatamente elevati. E sono uno dei motivi per cui l'ipotesi di effettuare questa o quella lavorazione industriale in orbita, o andare nello spazio per prendere qualche tipo di materiale utile da importare, fino ad oggi è rimasta... un'ipotesi. A meno che non si scopra qualche tecnologia radicalmente diversa da quello che si conosce oggi, questo problema continuerà a pesare come un macigno sulle possibilità di colonizzare lo spazio.

Dalle imprese già compiute dagli astronauti abbiamo appreso una cosa: il corpo umano non è molto adatto ai viaggi nello spazio. Anzi, non è molto adatto a vivere in un luogo troppo diverso dalla Terra. Le radiazioni e le particelle presenti nello spazio sono un rischio molto forte per i viaggiatori spaziali, a meno che i percorsi siano brevi. Mettere uno scudo per riparare l'equipaggio aumenterebbe i costi (già spropositati), e sarebbe un rimedio parziale, visto che una minuscola particella che colpisce lo scudo con molta energia può causare il distacco di particelle, anche non riuscendo a passarlo. A causa di questo fenomeno ("spallation") si avrebbero dei microproiettili non meno pericolosi, che volerebbero all'interno del veicolo spaziale.

Quanto al rischio di tumori, secondo gli autori di A City on Mars non è molto compreso, oggi come oggi. Gli astronauti che hanno trascorso del tempo nella Stazione Spaziale Internazionale sono in parte stati protetti dal campo magnetico terrestre, e quelli che hanno effettuato il viaggio fino alla Luna, beccandosi una grande quantità di radiazioni, hanno resistito bene, ma sono un campione troppo piccolo per arrivare ad una conclusione. Bisogna anche considerare che quelli erano individui dalle qualità eccezionali, visto che sono stati inviati a compiere quelle missioni.

Gli effetti della microgravità sono abbastanza noti, invece. Per esempio, la perdita di muscoli, l'indebolimento delle ossa. Calcoli renali e dolori alla schiena al rientro, osteoporosi... Anche danni agli occhi, e questi si verificano talvolta dopo brevi missioni. Possibili danni cerebrali, da chiarire. Insomma, un sacco di danni, tra certi e possibili: oggi come oggi non si tratta di qualcosa a cui vorremmo assoggettare una massa di coloni, lavoratori o turisti dello spazio. Aggiungiamoci pure che, in caso di lunghe missioni verso un obiettivo lontano, sarebbe molto difficile aiutare un astronauta che debba affrontare un'urgenza medica: portarsi dietro un piccolo ospedale, far funzionare le cure in assenza di gravità, ecc...

Molto interessanti le descrizioni di una possibile vita di coloni sulla Luna oppure su Marte, tra freddo, escursione termica, vari pericoli... Insomma, non una bella vita, per niente. La Luna, per esempio, è coperta di regolite, una polvere sottile, abrasiva, generalmente dotata di carica elettrica, in grado di fare molti danni e utile... a niente. Ovviamente procurarsi acqua, cibo, e perfino aria da respirare su questi corpi celesti sarebbe complicato. Secondo gli autori l'Elio 3, presente sulla Luna, non sarebbe così conveniente da giustificare gli enormi costi per estrarlo (tra l'altro è presente in bassa percentuale sulla superficie, quindi bisognerebbe lavorare molto suolo lunare per estrarne una modesta quantità), per cui non varrebbe la pena di andare a colonizzare la Luna a quello scopo.

Escluso l'Elio 3, il nostro satellite non offrirebbe un accidente di niente. Marte invece è un mondo freddo e lontano, dove si potrebbe ricavare ancora un po' di energia solare, ma non moltissima, e le piante non potrebbero prosperare visto che c'è poca luce. Senza contare la difficoltà di procurare atmosfera, acqua, un suolo ricco di nutrienti e via dicendo.

A parte la Luna e Marte, che possibilità abbiamo?

Si parla di colonie artificiali, che tuttavia avrebbero più d'un problema: la sfida di costruirle, simulare una gravità e via dicendo. Dovrebbero essere veramente grandi per simulare la gravità in maniera efficace. Gli autori del libro comunque dubitano che mandare gente nello spazio potrebbe essere un rimedio per la sovrappopolazione. Costruire case e produrre risorse qui sulla Terra sarebbe molto più conveniente, per via dei costi!

Verso l'interno del sistema solare abbiamo Mercurio, un sasso inutile (e con estrema escursione termica), e Venere, una specie di inferno dantesco: non sono obiettivi praticabili. Al di là della fascia degli asteroidi (che si trova fra Marte e Giove) il Sole non è più una rilevante fonte di energia e luce, diventando poco più visibile di una delle tante stelle. La parte esterna del sistema solare in effetti è un luogo enorme, ma buio e inospitale. Sui pianeti veri e propri è impossibile anche pensare di posarsi, meglio i satelliti, ma comunque senza grandi prospettive di poterli rendere abitabili.

Oggi come oggi è inutile parlare di altri sistemi solari. Non si possono raggiungere a costi accettabili e con tempistiche ragionevoli, questo probabilmente lo sapete già. Una ipotesi (cara agli scrittori di fantascienza) è quella delle astronavi generazionali. Comunità chiuse che viaggiano per generazioni verso una terra promessa. Riuscirebbero i nostri eroi a sopravvivere e a evitare di ammazzarsi fra loro? Gli autori di A City on Mars ne dubitano, e forse hanno ragione.

Oltre alle difficoltà relative al viaggio e alla creazione di colonie, gli autori studiano approfonditamente le leggi, le problematiche relative a chi ha diritto di fare cosa. In teoria le risorse del cosmo sono di tutti. Capitolo piuttosto noioso, secondo me. Penso che se qualcuno fosse in grado di colonizzare con profitto un corpo celeste, tutte le leggi internazionali andrebbero a farsi benedire. Chi può fare fa, chi non può si arrangia e recrimina inutilmente. Il passato ci dà delle lezioni eloquenti riguardo a questo.

Per concludere: prima o poi la tecnologia potrebbe evolversi al punto di rendere la colonizzazione dello spazio fattibile. Ma oggi come oggi, non ci siamo. Per adesso si tratta di esperimenti, di ricerca scientifica, di egotismo (piantare la bandiera in un corpo celeste per dimostrare di essere in grado di farlo). Creare una base permanente abitata sulla Luna o su un altro corpo celeste, oggi come oggi, appare ancor più inutile e costoso che banalmente impossibile con i mezzi a disposizione. Sì, se ne parla, ma ancora non succede. Se poi tale base la volessimo autosufficiente, ovvero in grado di sostenersi senza invii di cibo, acqua e aria dall'esterno, siamo ancor più nel campo della fantascienza.

Salvo improvvise svolte tecnologiche, le astronavi di Star Trek si trovano in un futuro molto, molto lontano.



4 commenti:

M.T. ha detto...

Penso che la disamina che hanno fatto sia corretta: viaggiare nello spazio a grandi distanze, colonizzare nuovi pianeti, è ancora qualcosa che può essere fatto solo nella fiction.

Bruno ha detto...

Oggi come oggi veramente impossibile. Anche i discorsi che fanno di costruire basi sulla Luna, mandare astronauti su Marte, mi lasciano molto perplesso.

M.T. ha detto...

Non so se ci credono davvero o se sia un modo per distrarre dai tanti problemi che ci sono.

Bruno ha detto...

Iniziò ai tempi dello Sputnik e delle missioni Apollo per una questione di prestigio tra le superpotenze. Al di là delle conquiste puramente scientifiche e delle ricadute pratiche, che pure ci sono state, penso che la motivazione di fondo sia sempre la stessa.