martedì 22 giugno 2021

Operazione Barbarossa

 Sono passati ottant'anni da un evento che cambiò drammaticamente i destini del mondo, oltre che, ovviamente, far morire milioni di persone (anche un certo numero di Italiani). Parlo dell'Operazione Barbarossa, l'offensiva che trasformò la Seconda Guerra Mondiale da duro conflitto a macello indiscriminato.

Questa operazione scattò il 22 giugno 1941 per ordine di Hitler, con l'intenzione di annientare l'Unione Sovietica e di impadronirsi delle sue risorse economiche. Con questa mossa la Germania si sarebbe tolta dal fianco orientale un potenziale fortissimo nemico (per quanto al momento alleato!) e avrebbe risolto due dei suoi più grandi problemi: la carenza di petrolio e di risorse alimentari. Con l'invasione dell'est europeo, nell'idea del dittatore tedesco, la Germania avrebbe raggiunto il rango di superpotenza e si sarebbe assicurata il proprio futuro. Nel suo pensiero, i popoli privi di un grande impero dotato di tutte le risorse necessarie erano destinati a perdere di fatto la propria indipendenza di fronte a colossi continentali come gli Stati Uniti. Non si può dire che avesse torto su questo aspetto. Però l'offensiva fallì a dicembre dello stesso anno, con il primo, possente contrattacco invernale sovietico.

La guerra sul fronte orientale impegnò la massima parte delle forze tedesche, rendendo possibile la controffensiva degli alleati occidentali. Il fatto che non sia stato possibile trovare un accordo per far terminare il conflitto su questo fronte (a quanto pare contatti ci furono) ha determinato, alla fine, la catastrofica situazione dell'Europa dal 1945 in poi, sostanzialmente sottomessa e occupata dalle due superpotenze, USA e URSS.

Un po' di curiosità e note su questo evento:

Poco prima di morire Hitler scrisse che la sua disfatta era dovuta all'Italia, che costringendolo a mandare le truppe in Grecia per sconfiggere un nemico apparentemente troppo resistente per le forze italiane, aveva fatto perdere un prezioso mese estivo. Questa accusa è ripetuta in numerosi libri di storia. Senza negare che l'aggressione di Mussolini fosse stata una sciocchezza, si può però dire che la questione greca fu ininfluente, perché comunque la sfortuna aveva mandato una primavera più piovosa del solito in Russia. In mancanza quasi totale di strade asfaltate, non c'era mobilità per i veicoli, quindi attaccare in maggio anziché in giugno avrebbe solo dato ai sovietici la possibilità di riorganizzarsi.

Il comando tedesco era convinto che la vittoria sarebbe stata facile. La famosa guerra di movimento (o guerra lampo, ma questa è una definizione giornalistica), che aveva dato risultati ben al di là delle speranze contro la Francia, ora era diventata un dogma: l'esercito sovietico sarebbe stato annientato in una grande battaglia sul confine. Pur sapendo che la logistica tedesca non permetteva di arrivare fino a Mosca (poche strade, non abbastanza camion, e perfino le ferrovie avevano uno scartamento diverso...) i generali tedeschi pensavano che, una volta eliminate le truppe, arrivare fino a Mosca e al Caucaso (per il petrolio) sarebbe stata una formalità. Ma i sovietici non avevano tutto il loro esercito sul confine. La rapidità nel creare nuove unità con una massa di riservisti già addestrati, il patto di non aggressione con il Giappone che permetteva di spostarne dal lontano oriente, la disposizione in profondità, fecero sì che i Tedeschi trovassero resistenza ovunque, anche dopo aver eliminato moltissime unità nemiche a ridosso del confine e oltre.

I Tedeschi arrivarono a ridosso di Mosca ma non è vero che stessero per prendere la capitale nemica. Il generale russo Zhukov stava concentrando centinaia di migliaia di soldati per la controffensiva, mantenendo queste truppe intatte in attesa del momento giusto. In realtà ai Tedeschi sarebbe convenuto fermarsi qualche settimana prima e prepararsi a difesa.

Quanto agli aiuti occidentali del Lend-Lease, sono stati fondamentali per la vittoria finale sovietica, ma non per questa prima fase. I sovietici si salvarono da soli, gli aiuti avevano appena cominciato a pervenire negli ultimi mesi del 1941.

E così fallì una delle più grandi operazioni militari di tutti i tempi (o forse la più grande?). I Tedeschi, avendo fatto fuori la Russia degli Zar nel corso della Prima Guerra Mondiale, si erano illusi di fare lo stesso nel secondo conflitto. Con tutto quello che si può dire (di male) su Stalin, i sovietici erano di un'altra pasta...


2 commenti:

M.T. ha detto...

L'ipotesi di Hitler che fosse colpa dell'Italia è proprio indice di quanto con la testa quest'uomo non ci fosse più (anzi, non c'è mai stato, ma purtroppo ha saputo farsi seguire, avendo capito su che punti fare leva). Invece di dare la colpa agli altri, avrebbe dovuto studiare meglio la storia e pensare che aveva un altro nemico (più pericoloso) da affrontare oltre all'esercito russo: l'inverno russo.

Bruno ha detto...


Negli ultimi giorni di vita Hitler ha scritto dei memoriali per dire (per l'ultima volta) la sua. Oltre alla tesi che sarebbe stato costretto a un ritardo fatale dagli Italiani, affermò anche che la fuga degli Inglesi a Dunkerque fu concessa da lui sperando di poter ottenere la pace con questo regalino.
E' vero che Hitler "fermò i panzer" per tre giorni permettendo di creare la testa di ponte di Dunkerque. Ma fu una di diverse direttive (cui i comandanti sul campo si ribellavano, ma all'ultima dovettero obbedire) tese a risparmiare le truppe corazzate, prendere fiato, consolidare la posizione eccetera.
Ha tutta l'aria di una invenzione a posteriori l'ipotesi che l'ordine fosse stato dato per far "scappare" gli Inglesi - e se così fosse, sarebbe stato un errore molto grave.