martedì 19 maggio 2020

Morire Dentro

Be', non lo sapevo, ma lo sospettavo: non ero il primo. Quando ho scritto uno dei miei romanzi fantasy, Khaibit, ho immaginato come sarebbe stato vivere con il potere di leggere gli umori e le emozioni altrui, praticamente leggere nel pensiero, in modo che nessuno possa nascondere alcunché al detentore di tale potere. La mia conclusione era stata che il "fortunato" sarebbe stato estremamente scettico, solitario e disadattato, perché nessuna persona, anche con le migliori intenzioni, avrebbe potuto nascondergli una opinione negativa, un'antipatia, ecc... E questo infatti avviene al protagonista del mio libro. Come ho scritto all'inizio, mi aspettavo che in un modo o nell'altro qualcun altro avesse già affrontato il tema, e per caso diversi anni dopo ho scoperto questo Morire Dentro (letto in inglese, però, titolo originale Dying Inside), autore nientemeno che un mostro sacro della fantascienza, Robert Silverberg.


Il protagonista si chiama David Selig e ha quarantun anni, ma la storia procede a balzi, in maniera non lineare, mostrandoci vari momenti della sua vita. David è malinconico, insicuro. Un po' come il protagonista della mia storia, non si sente in sintonia con il mondo, anche se a volte sa fare uso del suo potere (che non corrisponde al cento per cento con quello che ho descritto nel mio libro, ma vi somiglia abbastanza).


I genitori di David hanno adottato una bambina contro il suo volere, lui l'ha odiata e per buona parte della sua vita ne sarà odiato. I rapporti con gli insegnanti non sono un gran che, quelli coi genitori nemmeno. Lui se la cava sempre abbastanza facilmente, sa di usare un potere strano, fin da ragazzino capisce che gli altri non ce l'hanno, e questo per lui è un gran mistero e fonte di una sensazione di essere diverso. Con il suo potere il nostro eroe riesce ad accalappiare costantemente delle ragazze disponibili, quindi si soddisfa facilmente, ma non riesce a creare relazioni durature: in un modo o nell'altro tutto finisce male, ed è colpa del "dono."

Una benedizione e maledizione allo stesso tempo. Non ha fatto carriera, non ha sfruttato la propria mente brillante, David Selig. Si limita a scrivere tesine per gli studenti dell'università che lui stesso ha frequentato, e così sbarca il lunario. Il suo potere lo ha fatto sentire in colpa, come se fosse un guardone, ma allo stesso tempo ama usarlo, gli è utile, e quando si accorge che sta svanendo piano piano con gli anni il nostro protagonista non è affatto contento. Questo è il senso del titolo, "morire dentro:" è come si sente David sentendo che, un po' per volta, non riesce più a leggere gli altri.

Ma ci sono altri, con il medesimo potere di leggere la mente altrui? Il libro non crea una tesi sul perché questo potere esista, ma sappiamo che non è appannaggio di una sola persona: ce ne sono altri. E David ne conosce uno, uno solo in tutta la vita. Un tizio molto egocentrico, che non è infastidito dal suo dono, e non si fa problemi a usarlo, in maniera molto più redditizia di come lo usi il protagonista.
Conoscere questo nuovo personaggio non cambia però né il rapporto tra il protagonista e il proprio dono, né il destino di perderlo lentamente. David non proverà grandissima simpatia per il nuovo superuomo che ha conosciuto. Del resto condividere questo potere può portare, a mio parere, più facilmente ad antipatia e diffidenza che a una grande amicizia.

Libro brillante e coinvolgente, anche se l'ebook in lingua originale che ho letto io ha dei problemi evidenti di punteggiatura e virgolette dimenticate per strada. A parte questo problema relativo all'edizione che mi è toccata, Morire Dentro lo giudico assolutamente da leggere: per la maniera in cui l'autore entra nella mente del suo protagonista, per la brillantezza dello stile, per la potenza evocativa di questa storia triste. Se poi sia fantasy o fantascienza, me lo sono chiesto... e non saprei.


2 commenti:

Clarke è vivo ha detto...

Un amico lo aveva recensito sul mio blog ma non l'ho ancora letto. Sarà che il titolo evoca emozioni negative... Anche leggendo la tua recensione la vedo come un'opera difficile, che richiede un grosso lavoro psicologico.

Bruno ha detto...


Ci possono essere aspetti interessanti. Leggere questo libro in alcuni punti è come vedere un film sugli anni '70 e dintorni, tra mode, passioni alternative, droghe e sesso. Ma la "fantascienza" della storia è più o meno tutta chiusa nella testa del protagonista. Io non l'ho trovato difficile, e l'ho letto in inglese, ma parto da una certa conoscenza del periodo e dall'aver scritto sulla stessa tematica, e quindi averci pensato molto. Quindi non dubito... certamente può essere impegnativo.