mercoledì 15 aprile 2015

Essere John Malkovich

A questo film senz'altro non manca l'originalità, anche se, ai tempi in cui uscì, finii per non andare a vederlo: avevo sentito un resoconto della trama, assai originale e forse anche troppo, che mi aveva insospettito. Essere John Malkovich l'ho recuperato quindi dopo ben 16 anni (come passa il tempo!) e devo riconoscere che mi ha lasciato parecchio perplesso. L'elemento fantastico presente nel film, il poter entrare nella mente di un famoso attore, è all'inizio così irreale e bislacco da rendere lo spettatore, ovviamente, desideroso di una spiegazione. La spiegazione più tardi nel film arriva, ma senza creare, almeno per me, una base realistica (ovvero coerente) a un livello soddisfacente. Ad ogni modo questo film ha un certo numero di svolte imprevedibili e nella sua stravaganza riesce a essere divertente, grazie anche a un buon regista e un notevole gruppo di attori.


A dirigere la pellicola Spike Jonze, che ottiene il primo grande successo proprio in questa occasione (l'Oscar lo ha raggiunto anni dopo). Il soggetto e la sceneggiatura sono di Charlie Kaufman, che ha saputo superare varie difficoltà fino a riuscire a far produrre la sua trama. Il protagonista Craig, un artista che lavora con le marionette ma ha scarso successo, è interpretato da John Cusack, che ricordo con piacere da La Sottile Linea Rossa; Craig è un tipo non privo di buone idee e doti personali ma poco abile nel farsi valere nella vita. Sua moglie, Lotte, interpretata da una irriconoscibile Cameron Diaz, è devota agli animali e si tiene addirittura uno scimpanzé in casa. E poi c'è Maxine, che comporrà il triangolo con questi coniugi il cui affiatamento è andato a farsi benedire da un bel pezzo: interpretata da Catherine Keener, vista qualche anno fa nel ruolo di una hippie di mezza età in Into the Wild, e qui assai attraente e vivace.
Ovviamente c'è anche... John Malkovich, che interpreta sé stesso (ho letto che la trama lo lasciò abbastanza sconcertato, all'inizio). Malkovich, che all'epoca era all'apice del successo, si presta bene come personaggio istrionico, dalla forte e magnetica personalità, una specie di idolo che diventa oggetto del desiderio di tantissime persone.


Craig non guadagna bene con le marionette e, dovendo trovarsi assolutamente un'occupazione, finisce per fare l'archivista in una strana ditta che sta al piano 7 e mezzo di un palazzo. Il titolare è uno arzillo vecchietto che ha voluto lavorare in questi strani uffici dal soffitto bassissimo, e sembra avere molte stravaganze ma anche provare un'amicizia per il nuovo assunto. Con la collega Maxine, invece, Craig non sfonda pur essendone attratto fin dall'inizio; ma anche Lotte dopo averla conosciuta prova un desiderio per lei. Tutto prende una piega surreale quando Craig scopre che, dietro uno scaffale, esiste un cunicolo che permette di arrivare a una finestra... nella mente dell'attore. La novità si diffonde. Tramite l'affascinante Malkovich, Lotte riesce a sperimentare il suo desiderio per Maxine, e anche Craig farà altrettanto, scoprendo di poter controllare l'attore grazie alla propria abilità con le marionette... addirittura, Maxine e Craig organizzeranno un affare vendendo i biglietti a chiunque voglia pagare 200 dollari per "essere John Malkovich" (per un quarto d'ora). Dopo il tempo trascorso nella mente di Malkovich il magico cunicolo sputa fuori lo spettatore-guardone sul ciglio di una rumorosa tangenziale di periferia.

Con questo strano espediente il film riesce a strappare qualche risata e anche a ispirare un paio di ragionamenti. Lo strano interesse tra Maxine e Lotte, passione che la prima trova intrigante solo quando sa che la seconda è "nella testa" di Malkovich nel momento in cui Maxine ha un rapporto (dal vivo) con lui. Il povero Craig che si sente escluso ma poi riesce addirittura a "essere" John Malkovich e muovere il suo corpo... Tutti sembrano essere quello che vogliono e vivere pienamente solo con l'espediente di incarnarsi temporaneamente in questo essere perfetto che poi è un classico feticcio delle folle, un attore ammirato e amato. Maxine fa la parte della bella donna desiderabile, desiderata da tutti e due i membri della coppia sfaldata, ma è raggiungibile solo attraverso l'interfaccia del famoso attore.

Posso ben capire la satira di questo film visto che amo ben poco il divismo e la costruzione degli idoli destinati al consumo di massa, e non apprezzo la passione portata all'estremo per canzoni, film, attori e via dicendo: tutto questo mercatino delle personalità dove un po' tutti si recano, o sono trascinati dalla pressione dell'ambiente, a prendersi qualche pezzo di personaggio da mettersi addosso. O perché non si sono mai presi la briga di essere qualcuno per conto proprio, o perché tutti siamo in qualche modo condizionati. E i quindici minuti in cui si può essere (pagando) John Malkovich richiamano inevitabilmente alla mente i minuti di celebrità che, nel mondo moderno con mille e nessuno punti di riferimento, Andy Warhol regalava generosamente a ciascuno di noi.

Il film ovviamente non si prende sul serio perciò l'effetto è quello di una follia travolgente, di una cosa troppo bislacca e stupida per essere vera, ma non senza un messaggio per lo spettatore: forse anche tu sei così.
Se per caso non avete visto questo bizzarro film, fatelo.



2 commenti:

Davide CervelloBacato ha detto...

Visto, e inizialmente sono rimasto parecchio disorientato anch'io :D Comunque è molto piacevole, molto strano, ma non per questo stupido.

Bruno ha detto...

Stupido certo no, anzi piuttosto... sottile.