martedì 25 giugno 2013

Io Sono Leggenda (il libro)



Io Sono Leggenda è forse il più celebre libro moderno in cui viene ipotizzata una strage della razza umana su grandi proporzioni, e si segnala per un approccio piuttosto realistico ai problemi sperimentati dall’ultimo sopravvissuto nel suo tentativo di portare avanti una futile esistenza.
Questa opera di Matheson (un grande scrittore della vecchia scuola) è stata incredibilmente fortunata in quanto ha precorso sia, in qualche modo, le moderne storie di zombi e, sia delle trame catastrofiste con pandemie apocalittiche, due generi che per me sono fin troppo sfruttati ma che non sembrano voler smettere di avere successo.

Dalle avventure del protagonista Robert Neville è scaturita poi una serie di produzioni cinematografiche: quelle con i maggiori richiami al libro sono nell’ordine Io Sono Leggenda con Will Smith, di pochi anni fa, 1975: Occhi Bianchi sul Pianeta Terra (con Charlton Heston) degli anni ’70, e L’Ultimo Uomo della Terra con Vincent Price negli anni ’60, in quest’ultimo la località deserta e piena di cadaveri è nientemeno che Roma; di questi film ho già parlato qui. Anche il celebre film La Notte dei Morti Viventi di Romero, colonna portante del genere zombie, ha dei riferimenti a Matheson.

Sui motivi del successo del libro si potrebbe discutere a lungo, per me valgono le considerazioni, sia pur scontate, sull’ansietà dell’uomo moderno che ha bisogno di proiettare da qualche parte i suoi terrori per sfuggire all’impressione che l’esistenza a livello individuale e collettivo sia sfuggita dal suo controllo. Non è da trascurare il fatto che il libro è degli anni ’50 ovvero del periodo in cui, per la prima volta da sempre, tutti erano al corrente della possibilità che le potenze dotate di armi atomiche scatenassero una guerra apocalittica. Non ho elementi per dire che questo possa aver influenzato la penna di Matheson, tuttavia potrebbe aver creato il clima per il suo successo.



Anticipando un po’ di trama (per chi non la conoscesse: siete avvertiti) c’è da sottolineare lo stato di degrado a cui è giunta la vita del protagonista Neville all’inizio del libro. Ben descritto, molto reale e discretamente spaventoso. La routine dell’ultimo uomo è alienante e pericolosa: una serie di operazioni non molto piacevoli (tra cui liberare i dintorni dai cadaveri) che Neville svolge stando ben attento a rientrare nella sua casa fortificata prima del buio. Anche se il sopravvissuto è ben organizzato e possiede una grande scorta di cibi congelati, alcuni generatori per avere la corrente elettrica e una scorta di carburante, ovviamente si tratta di una esistenza terribilmente precaria e stretta nell'angoscia della solitudine. Pertanto il protagonista dà in escandescenze, beve, si fa male camminando per casa ubriaco, rompendo bicchieri e via dicendo. Trova a un certo punto uno scopo che riesce a focalizzare la sua attenzione e a farlo stare un po’ meglio: cercare di comprendere come l’epidemia si sia sviluppata.
Matheson ha cercato di creare i suoi “vampiri” con tutte le tradizionali caratteristiche (la repulsione per l’aglio, la paura della croce e via dicendo) e il protagonista darà qualche possibile spiegazione scientifica per queste peculiarità, ma comprenderà che alcune cose non funzionano come nel folklore. Neville compie inoltre alcune ricerche con il microscopio e pensa di aver localizzato il microrganismo responsabile dell’epidemia. Sinceramente trovo superfluo e dubbio sia il dover giustificare scientificamente il mito del vampiro sia l’ipotizzare che un non addetto ai lavori compia tutte queste complesse scoperte. Tuttavia nella scorrevolezza del libro questo pseudorealismo non mi ha infastidito. Più interessante la conclusione, con una parte degli infetti che ha trovato un rimedio parzialmente efficace e si libera del povero Neville, ormai diventato “una leggenda” del passato e un ostacolo da abbattere per una nuova razza di umani contaminati. Triste il fatto che la fine per lui arrivi dopo l’illusione di aver trovato una compagna.

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