sabato 6 agosto 2011

The Cell

Ok, lo ammetto, questo film mi è piaciuto la prima volta che l'ho visto, e dopo un altro paio di visioni mi piace ancora di più. Non sono amante dei film di serial killer, e non sono ammiratore di Jennifer Lopez (che comunque qui offre un'interpretazione decente), ma The Cell sprigiona un lato onirico e fantastico che tiene la scena e sfrutta al meglio le qualità di Tarsem Singh, regista di videoclip di nazionalità indiana.
(Da qui in poi, anticipazioni sulla trama). L'eroina del film è Catherine Deane (la Lopez), psicologa nonché pioniera in una tecnologia futuristica dove il terapeuta cerca di "entrare nel subconscio" del paziente in maniera molto letterale, con un collegamento tra le menti non privo di rischi (è un po' la stessa storia che si è vista anche in film come Matrix o recentemente in Inception: se muori o vai fuori di senno nel "mondo virtuale" sei nei guai anche in quello reale). All'inizio della storia la si vede, senza troppo successo, alle prese con un bambino autistico.

Vince Vaughn (che ha partecipato a un sacco di film che non ho visto) fa la parte di Novak, un intelligente poliziotto che si trova alle prese con un serial killer, e ha compreso che costui uccide le donne che rapisce con un rituale molto preciso, un certo numero di ore dopo il sequestro. L'assassino infatti usa un complicato meccanismo automatico per annegarle. Vaughn in questa trama dovrebbe fare il poliziotto triste e tormentato, nonché ossessionato dal dovercela fare a risolvere il caso prima che ci sia una nuova vittima: però la sua prestazione è modesta, del trio di protagonisti mi pare la parte debole e questo è abbastanza dannoso per il film. Quanto al killer, di nome Stargher, è ben interpretato da Vincent d'Onofrio, l'attore che anni fa (ingrassando apposta per la parte) fu il soldato "palla di lardo" in Full Metal Jacket. Lo si vede in azione fin dalle prime scene, chiaramente disturbato e dissociato in un suo mondo di fantasie perverse. Gli altri personaggi (medici, vittime del killer, poliziotti) non sono particolarmente importanti.

Non c'è una lunga caccia al cattivo in verità: Novak riesce a scoprire chi è l'omicida (che ha appena rapito un'altra vittima) e si reca alla casa di Stargher con gran spiegamento di uomini e mezzi: segue la solita irruzione da manuale ma la vittima non è lì. Il killer non fa alcuna resistenza ma non sarà disponibile a un interrogatorio, perché è già andato in coma per i fatti suoi a causa della degenerazione cerebrale cui lo espone la schizofrenia di cui soffre (si tratta di una "licenza medica" del film).

Poiché Stargher non potrà mai più riprendere conoscenza, la polizia si rivolge all'ospedale dove lavora Catherine: nonostante i rischi di un'operazione mai tentata, si decide che la psicologa dovrà creare un contatto con il killer e convincere la sua parte "buona" a rivelare il luogo in cui la ragazza rapita è nascosta: come da rituale, la vittima infatti è prigioniera di una cella sigillata, dove verrà pompata acqua a un'ora prestabilita.
Il viaggio nella mente del killer coinvolgerà a un certo punto anche Novak, che avrà l'intuzione decisiva e correrà verso la località dove la vittima è prigioniera.
Tra immagini tratte da una gran varietà di fonti (scenografie religiose e orientali, paesaggi onirici sconfinati, strani marchingegni, suggestioni feticiste) si vedono scene di Stargher bambino (maltrattato dal padre), della sua parte "buona" che parla tranquillamente con Catherine e di quella cattiva, demoniaca, che cerca di ucciderla. La corsa contro il tempo avrà (ovviamente) successo, e mentre Novak corre a salvare la ragazza rapita, Catherine offre (nella "realtà virtuale" ma anche nel mondo reale) un compassionevole "colpo di grazia" a Stargher.

Si potrebbe domandare: tutto qui? Sì, tutto qui, non voglio far sembrare The Cell più di quello che è. Tuttavia il film unisce la spettacolarità a qualche idea nuova che dà un guizzo di vita a un genere ritritissimo (poliziesco con serial killer), è insolito nella ricerca del bambino buono dentro la mente del serial killer, nella scena di un colloquio pacifico (per quanto "immaginario") di Catherine con Stargher adulto. Questo film non è un capolavoro ma ha un che di inconsueto, riesce a mettersi a cavallo fra diversi generi, pur non avendo una grandissima trama. E' un po' fantascienza, un po' horror poliziesco con il classico serial killer, ma anche thriller psicologico. Con attori di primo piano poteva essere un successo tremendo.

Ho letto in giro un po' di critiche (made in USA). Alcuni apprezzano i contenuti e lo stile, molti condannano
The Cell per motivi bacchettoni che non mi piacciono: non gradiscono ad esempio un battesimo che si trasforma in una scena sinistra (Stargher bambino che viene tenuto troppo tempo sott'acqua, e l'acqua è in effetti un fattore importante della sua malattia mentale), sempre lui bambino che viene picchiato dal padre, le varie scene di follia e pratiche sadomasochiste. Nella Wikipedia in inglese c'è una recensione che è uno spettacolo, di un giornalista che scrive: "Se vado a vedere un film con un serial killer, non voglio vedere che qualcuno lo compatisce e lo perdona. Voglio vedere che gli si spara, lo si pugnala, lo si sbudella e infine lo si getta urlante fra le fiamme."
Ora, io non sono uno di quelli sempre politicamente corretti secondo cui se uno fa del male bisogna perdonarlo perché è "colpa della società." Però è anche vero che chi fa del male di frequente è proprio colui che il male ha subito. La vittima per cui nessuno è intervenuto in tempo. La società non può far altro che difendersi, tuttavia mi è piaciuto lo sguardo obiettivo e compassionevole di questo film, per quanto sia molto più forte l'aspetto puramente estetico e grafico. The Cell va controcorrente su temi piuttosto scabrosi:
la produzione ha accettato l'inevitabile e magari anche giusta botta della censura (Rating R negli USA e un sacco di VM18 in giro per il mondo), e innervosito un certo tipo di benpensanti: questo non può che farmi piacere.

2 commenti:

Fabrizio Corselli ha detto...

Film che adoro!!!

Se devo essere sincero, avrei tanto agognato un sequel.

:)

Bruno ha detto...

@ Fabrizio: meno male che questo film non piace solo a me!
Comunque sappi che un seguito dovrebbe esser stato fatto, uno di quei film "direct to DVD" ovvero non uscito nelle sale.
Probabilmente roba modesta a basso costo...