martedì 16 giugno 2020

Il Grande Gatsby

Facciamo un salto fuori dal fantastico per leggerci un classico... Dopo l'esperienza spiacevole con Il Giovane Holden,  ho deciso di insistere. Ho letto in lingua originale The Great Gatsby. L'autore, Scott Fitzgerald, è uno dei grandi autori statunitensi della prima metà del Novecento: Il Grande Gatsby è il suo più grande successo (purtroppo Fitzgerald pochi anni dopo passò di moda, a causa della grande crisi economica, e si rovinò con l'alcool). Nel libro abbiamo come tema principale l'ambizione di un eroe romantico. Sullo sfondo, troviamo sia l'esaltazione del lusso sfrenato negli Stati Uniti degli anni '20, sia una severa critica morale di quegli anni. Dico subito che mi è piaciuto. È solo un romanzone popolare, forse, ma per me ha qualcosa di valido a livello artistico.

L'ultimo "Grande Gatsby" del cinema è interpretato da Leonardo di Caprio

Parliamo della trama. Quasi certamente la conoscete già, ma se non è così, e se non volete rovinarvi la sorpresa, andate a... leggere il libro.

Gatsby è un eroe romantico, l'ultimo del suo stampo, forse. Il narratore del libro, Nick, se lo ritrova come vicino di casa: lui vive in una piccola dimora a Long Island e cerca di cavarsela nel mondo della finanza a New York, Gatsby possiede una villa maestosa ed è un personaggio ricchissimo, dal passato sconosciuto e chiacchierato. Quasi di continuo, nella sontuosa dimora di Gatsby, ci sono delle feste grandiose, paragonate dall'autore alla sfarzosità ostentata di Trimalcione, personaggio inventato da uno scrittore classico, Petronio Arbitro: Trimalcione è il capostipite di tutti i cafoni arricchiti del mondo. E anche Gatsby viene visto da parecchi dei suoi ospiti in questa luce.

Alle feste comunque ci va mezza città, quelli che sono ricchi e importanti e quelli che desiderano diventarlo. Nick osserva tutto questo da casa propria, ma un giorno viene invitato a partecipare (ed è uno dei pochissimi o forse l'unico, a ricevere un invito... visto che gli altri si imbucano alle feste di Gatsby senza formalità).

Gatsby in verità crea la propria strana celebrità per un solo motivo: spera che alle sue feste arrivi prima o poi Daisy, la ragazza che aveva amato ai tempi della Prima Guerra Mondiale, e che abita dall'altro lato dello specchio d'acqua dove si affaccia la sua villa.
Gatsby osserva con desiderio e nostalgia il faro verde sul molo della casa di lei, ma Daisy non compare alle feste. Pertanto, Gatsby userà l'aiuto di Nick, che è cugino della ragazza, per avere finalmente un incontro.

E in questa occasione Gatsby cerca di resuscitare il passato e il grande amore che li aveva uniti. Sembra che ci riesca, ma non è così semplice. Lui era sparito dalla vita della ragazza, per crearsi una fortuna. Ci era riuscito, ma erano passati alcuni anni. Nel frattempo Daisy si è sposata con un uomo ricco ("old money," quindi nato già ricco). È Tom Buchanan, personaggio gretto ed egocentrico. Che peraltro già tradisce Daisy con Myrtle, tragica figura di donna sposata a un uomo debole, illusa di elevarsi a un altro stato sociale durante le poche ore che Buchanan le concede.

Per farla breve, Daisy subisce certamente il grande fascino di Gatsby, ma non ha il coraggio di affrontare Buchanan. Alla fine però i due uomini si conosceranno e avranno la loro resa dei conti. In una scena in cui si confrontano alla presenza di Daisy (anche il narratore Nick vi assiste), Gatsby si dichiara sicuro che lei non abbia mai amato il marito. Buchanan lo tratta come un malfattore arricchito, e intima alla ragazza di dire la verità, ammettendo con lei di averla tradita. Daisy non riesce a prendere una decisione definitiva, perciò Gatsby non ottiene quello che vuole, ovvero che la donna abbandoni Buchanan e torni da lui, come se gli anni trascorsi non fossero esistiti.

Gatsby non cessa di sperare, senza capire che la battaglia decisiva è stata quella che ha appena perso. Ma poco dopo una provvidenziale tragedia lo toglie di mezzo. Sarà subito dimenticato da tutti, tranne che dal narratore Nick, che è l'unico che lo abbia apprezzato e compreso.

Finito di esporre della trama, la domanda: perché mi piace questo melodrammone? Sinceramente del quadro sugli anni '20, di questa New York che sembra una "Milano da Bere" elevata al quadrato, mi interessa fino a un certo punto. E posso apprezzare il punto di vista espresso da Nick, che a un certo punto avrà schifo di tutto. Lascerà Jordan, la ragazza vacua con cui aveva intrecciato una relazione, e tornerà nella tranquilla città provinciale dov'era nato. Ma... Il tutto suona fin troppo moralista.

Quello che prende, per me, è il ritratto di Gatsby. Romantico e sognatore. Ha ovviamente i suoi difetti: a sua volta è un narcisista, perché l'amore per Daisy è la folgorazione avuta da giovanissimo, il non sapersi staccare da chi gli aveva offerto una finestra su un mondo di cui lui, poverissimo, non sapeva niente. Daisy è un simbolo. E la riconquista della donna è "anche" la necessità di salvaguardare l'immagine vincente di sé stesso, stella nascente il cui percorso non può avere una tappa così dissonante come la perdita della donna amata.

Ma la sua ossessione è descritta in una maniera magnifica. Una visione che sembra a portata di mano ma che non si realizza mai. Il passato a cui tornare per far finta che gli anni in mezzo non ci siano stati, gli anni in cui lui accumulava soldi e lei si sposava con il ricco e vuoto Buchanan. Passato che però non è più tangibile, non può più ripresentarsi allo stesso modo.

Per quanto riguarda lo stile del libro... dal punto di vista formale ci sono dei passaggi che lasciano perplesso, che si leggono e capiscono male, qualche battuta che sembra strampalata. Il Grande Gatsby è del 1925 e va letto con un po' di capacità di contestualizzare, questo va detto. Comunque c'è anche chi si è divertito a demolire il libro trovando ben undici motivi per odiarlo.

Alcuni non li condivido, perché se è vero che a volte la scena cambia bruscamente (anche nella versione in inglese) non si può dire che questo renda difficile seguire la storia, e questo vale anche per la gestione del punto di vista (quello che Nick sa, e non sa). Poi, per carità, parte degli undici motivi sono anche azzeccati... ma tutto sommato Il Grande Gatsby m'è piaciuto lo stesso.

Infine, due parole sui personaggi femminili. Il Grande Gatsby è un libro un tantino misogino, forse... Il giudizio (moralista) di Nick su Daisy (ma anche su Buchanan) è secco: gente che non si rende conto dei danni che fa giocando con le vite degli altri, per poi ritirarsi nella sicurezza fornita dal denaro.

Daisy è disegnata quindi come la "graziosa sciocchina," gaudente e privilegiata, che lascia vittime sulla propria strada. Ma è proprio così? Possiamo colpevolizzarla di aver riacceso la propria passione per Gatsby? Io dico di no, perché il marito (dopo pochi anni di matrimonio) già la tradiva. Possiamo accusarla per non essere stata il personaggio che Gatsby aveva idealizzato? Lasciare Buchanan (abbandonando lo status, la protezione e i quattrini che il marito garantiva) sarebbe stata una mossa, per l'epoca, piuttosto audace. Daisy, che scopriamo avere comunque dei sentimenti anche per Buchanan, non è così coraggiosa, o forse non così schierata al cento per cento con Gatsby. E questo non costituisce una colpa.

Per Myrtle Wilson al contrario il matrimonio è una trappola, in quanto si trova ad aver sposato un garagista senza prospettive e sempre più disperato, che vive nella "valle delle ceneri," immaginario luogo di scalogna e disperazione alle soglie della metropoli. Facendo l'amante di Tom Buchanan Myrtle si può illudere di essere una gran signora e lo fa fin troppo, disprezzando i servitori e sprecando denaro. Ma Buchanan può benissimo fare a meno di lei. E sinceramente Myrtle non è un personaggio che io trovi molto attraente o simpatico, o degno di grande commiserazione. Da notare comunque che anche lei, come altri sconfitti del libro, è di bassa estrazione sociale e destinata ad essere in un modo o nell'altro vittima dei privilegiati.

Più interessante Jordan Baker. Amica di Daisy, giovane "socialite," classica flapper col caschetto di capelli corti, indipendente ed egocentrica, è descritta come una persona disonesta nel libro ma molto affascinante, tanto da attrarre Nick in una relazione. Funzionalmente, nel romanzo, Jordan esiste anche per fornire a Nick informazioni che altrimenti non avrebbe, e per trovare un pretesto di più a giustificazione del fatto che il narratore ronzi sempre attorno al trio drammatico Daisy-Gatsby-Buchanan. Per Nick, Jordan evita gli uomini troppo intelligenti e smaliziati, in modo che non venga discusso il proprio senso di superiorità, che lei sostiene anche con una certa quantità di bugie e sotterfugi. In questo senso, il narratore sembra ammettere di essere in inferiorità di fronte a questa ragazza bella e intraprendente. Quando però alla fine sarà stanco del corrotto mondo della costa Est e se ne vorrà tornare a casa sua, sarà comunque lui a fare il primo passo di separazione da Jordan, alla quale non sembrava dispiacere la relazione con lo stabile e onesto Nick. E lei, notiamo, ha 21 anni contro i 30 di lui.

Nota finale sui personaggi femminili: nei film (i due più recenti) tratti dal libro vediamo Daisy bionda e Jordan coi capelli scuri... in realtà nel libro è il contrario. Come mai?

2 commenti:

Claudia Turchiarulo ha detto...

Non ho letto il libro, ma il film con Leonardo di Caprio mi è molto piaciuto.
A parte il colore dei capelli delle protagoniste, vorrei capire se il film è fedele al romanzo, visto che non sempre é così.
Dalla trama sembrerebbe di sì.
Grazie della tua gradita visita e buona serata.

Bruno ha detto...


Ci sono parti in cui il film è fedelissimo al libro, ma nel confronto a tre (Gatsby-Buchanan-Daisy) è stato scelto di far esplodere di rabbia Di Caprio che quindi perde punti di fronte alla ragazza e perde in un certo senso il confronto con Buchanan in quanto perde il controllo per primo.
Nel libro Buchanan è messo in difficoltà, sebbene tratti Gatsby da cialtrone, però ha successo quando contrattacca su Daisy, menzionando degli episodi e chiedendo se davvero non lo ha mai amato. La ragazzuola si confonde e non riesce a decidersi. Il taglio netto richiesto da Gatsby avrebbe richiesto una determinazione che lei non ha. Meglio rimanere con il potente e ricchissimo marito, che sembra anche pentito delle molteplici corna che le ha messo.

Daisy è sciocca? Debole? Superficiale? Fragile? Egoista? Messa troppo alle strette per una donna del suo tempo? E forse non era Gatsby a pretendere troppo?
Il libro può essere interpretato in molti modi; le simpatie del narratore (Nick) vanno per Gatsby.