giovedì 30 gennaio 2020

Midsommar - Il Villaggio dei Dannati

Diciamo la verità, il titolo italiano fa schifo. Quello originale è semplicemente Midsommar, e suona bene così, perché si tratta di un folk horror ambientato nella boscosa Scandinavia, in occasione della festa di mezza estate. È una produzione statunitense e svedese, e certo può vantare magnifici scenari e scene suggestive, anche se è prevalentemente girato in Ungheria e non in Svezia.

Ora, prima di iniziare ad anticipare una buona metà dei contenuti della trama, esprimo la mia prima sensazione davanti a questo film: un frutto dell'ignoranza e arroganza yankee, con la presunzione che in Europa ci siano ancora selvaggi sanguinari, dopo secoli di cristianesimo. Ma è una coproduzione, ho scoperto. Non c'è il moghul che butta milioni di dollari dietro a un'idea irragionevole. Si tratta soltanto di una finzione che lo spettatore deve accettare, in quanto elemento portante e premessa di questo genere. Ovvero: a non moltissimi chilometri dalle nostre moderne città esistono comunità chiuse o segrete che mantengono in vita antichi riti diabolici, o credono in divinità malvagie, o hanno tramandato usi sanguinari.



Nulla di così nuovo, in fondo, visto che Un Tranquillo Weekend di Paura ha tematiche simili ed è degli anni '70. Ma nulla di sovrannaturale, lì: i "cattivi" di quel film non hanno strani rituali da difendere ma sono i soliti poveracci dei monti Appalachi, gente che deve sempre fare la parte dei cavernicoli degenerati nelle produzioni USA.
Il problema di Midsommar invece è: la finzione funzionerà o no?

Ma andiamo con ordine. Midsommar inizia con le tragedie di Dani (interpretata da Florence Pugh, che vedremo nel prossimo Black Widow), ragazza tormentata dagli istrionismi di una sorella instabile di mente. Il fidanzato di Dani, Christian, è discontinuo nel proprio appoggio, anzi gli amici lo bombardano di incoraggiamenti a lasciare quella ragazza problematica e noiosa.
Ma accade l'irreparabile: la sorella di Dani uccide i genitori e si suicida. Dani crolla nella disperazione, Christian cerca di consolarla, le sta vicino. Ma il suo è semplice senso di colpa più che vero affetto. Senso di colpa perché non l'ama più.

Quando salta fuori che Christian vuole seguire gli amici in un viaggio in Svezia, Dani a sorpresa vuole aggregarsi. Pessima idea da parte di lui, che la include nel viaggio sperando in realtà che decida di non venire: per fortuna gli amici accettano la presenza della ragazza anche se non si tratta di quel genere di compagnia con cui una coppia possa viaggiare in tranquillità. Pessima idea anche da parte di lei, che non ha superato il lutto e le crisi di panico, e vuole soltanto costringersi a reagire e a stare con il fidanzato.

Questa tensione continua ad emergere durante il film, che inizialmente non sarebbe nemmeno così inquietante se non sapessimo che presto o tardi capiterà qualcosa di molto grave. Si giunge al villaggio. Pelle, lo studente originario della Svezia che ha portato tutto il gruppo di amici di Christian fino a questa lontana comunità, fa da anfitrione, dà qualche spiegazione, spiega qualche rituale e... offre droghe allucinogene. Si susseguono festeggiamenti e riti, molto pittoreschi con tutti questi uomini e ragazzi vestiti di bianco, con canti e riti in lingua sconosciuta. Suggestivi, ma spaventosamente noiosi dopo qualche minuto. E lo dico nonostante abbia una certa passione per il folklore di Celti, Scandinavi, Germani e via dicendo.

Poi, fulmine a ciel sereno, c'è una cerimonia con annesso suicidio rituale: due anziani, uomo e donna, che si gettano da una rupe. Uno dei due, l'uomo, non muore subito per l'impatto, e viene serenamente finito a mazzate in faccia, sferrate con una specie di martello da guerra, un aggeggio extra-large. Gli ospiti (non solo il gruppo di Dani e Christian: a parte la loro compagnia c'è un'altra coppia) reagiscono male, ovviamente. Le spiegazioni date da una specie di sacerdotessa vertono sul circolo della vita, sul donare il proprio posto ad altri bambini che verranno, l'armonia con la natura e via dicendo. Ovviamente gli spiegoni non fanno breccia sui visitatori scioccati. E i membri della comunità sembrano invece non capire perché i visitatori si agitino così tanto.


Questo sembra un clamoroso buco di trama. Pelle si porta gli amici dagli Stati Uniti a vedere questo spettacolo come se niente fosse? Il giorno prima in effetti li avverte che ci sarà una cerimonia speciale e si limita a un "vedrete." Manco fosse una cosa da nulla, tipo l'albero della cuccagna nelle sagre paesane delle nostre parti. Oltre al gruppo di Christian e Dani, anche l'altra coppia di estranei presente alla scena non è stata avvisata. Come mai? Insomma la comunità accoglie visitatori e fa vedere loro questi suicidi rituali... E nessuno è mai intervenuto? La verità si capirà in seguito, quando alla fine sarà evidente che in un modo o nell'altro l'accoglienza era falsa, la comunità aveva bisogno di vittime sacrificali e Pelle le ha fornite, condannando i suoi "amici" a morte. Non c'è bisogno di entrare nei dettagli delle parti seguenti, basti dire che ovviamente le cose si metteranno molto, molto male. Colpo di scena finale, però, pare che qualcuno si salverà...

Cosa dire? Nonostante una buona fotografia e tante inquadrature scenografiche, il villaggio del Mulino Bianco con gli Svedesi pazzoidi non mi convince. Sarà che ho girato abbastanza la Scandinavia, città e campagne: per me non è un posto lontanissimo dove proiettare qualunque fantasia. O forse potrebbe essere convincente, se lo scenario sembrasse un po' più vero? No so, posso solo dire che il film non crea l'atmosfera che dovrebbe creare, per me. So che a qualcuno è piaciuto tantissimo, ma questo Midsommar fallisce come film dell'orrore nonostante alcune scene decisamente sanguinose e altre inquietanti. E siccome ho visto il director's cut, per me il film è stato molto lungo.


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