venerdì 18 ottobre 2019

Cosa ha detto Martin Scorsese riguardo alla Marvel?

Sono andato a leggermi un po' di reazioni da parte di personaggi del mondo dello spettacolo alle parole di Martin Scorsese, che (come saprete) alcuni giorni fa ha detto che i film della Marvel non sono cinema. Con queste parole evidentemente intendeva, penso, tutti i film con elevato budget riguardo ai supereroi; non so se accostasse a quel tipo di pellicole anche cose come John Wick, Fast and Furious, la saga di Underworld e simili, ma il commento era diretto esplicitamente alla Marvel.



Scorsese dice di averci provato (a guardare i film della Marvel) ma che, senza negare l'impegno degli attori e della produzione, al massimo può accostarli ai parchi di divertimento. Non si tratta più del cinema che trasmette esperienze psicologiche ed emozionali alle persone.

Troppo cattivo? A dire la verità, nei film Marvel esistono i drammi esistenziali, lo spirito di sacrificio, il dolore per le perdite. E ovviamente, un botto di effetti speciali, scene di combattimento più o meno violente, nonché battute umoristiche per alleviare la tensione. Se veramente li ha visti, o ne ha visto qualcuno, Scorsese queste cose le sa. Allora? A mio parere non dovremmo dargli automaticamente torto o ragione.

Ma vediamo qualche commento tra quelli più in evidenza cercando su Google (quasi tutto in inglese). Kevin Smith (regista e produttore) afferma che Scorsese in realtà ha diretto uno dei più grandi film di supereroi di tutti i tempi (L'Ultima Tentazione di Cristo). Ok, a me pare un commento insensato e che evita completamente di affrontare il problema... non so se ho mai visto un film diretto da Kevin Smith, in futuro certamente cercherò di non farlo. Anche se in realtà c'è un'altra affermazione nella sua intervista: i supereroi hanno sentimenti ed è alla loro parte "umana" che il pubblico si affeziona. Qui posso dirmi d'accordo.

Una opinione di Robert Downey Jr. (che è stato Iron Man nei film Marvel) è che i film "di genere" (quindi inclusi quelli dove recita lui) hanno schiacciato il cinema eliminando la competizione, calpestandola come farebbe una bestia sotto i propri zoccoli. E questo è un commento più sottile in quanto non toglie ogni qualità ai film di supereroi, spettacolo così popolare, ma critica il fatto che abbiano invaso quasi tutti gli spazi disponibili nelle sale. Nello stesso articolo però Travis Bean (l'articolista) ci dice che i film Marvel non hanno innovazione ma seguono la formula Marvel-Disney, trame e personaggi seguono certe regole, il tutto è prevedibile e segue certi binari. E qui non posso che concordare. Il pezzo si conclude con l'osservazione che il successo di queste formule dovrebbe essere considerato qualcosa che ridefinisce il cinema, piuttosto come qualcosa che non è cinema.

Si associa a Martin Scorsese Jennifer Aniston, famosa per una serie (Friends) che io non ho seguito. La Aniston in una intervista contrappone i servizi in streaming che cominciano ad avere un'offerta interessante al vuoto che percepisce nel cinema, dove spadroneggiano i film della Marvel (immagino li abbia usati come esempio di un certo tipo di film). I bei film divertenti e rilassanti di una volta non ci sono più, afferma, e cita titoli di un po' di tempo fa.

A tutto questo posso aggiungere una opinione che non è strettamente correlata al discorso Marvel ma a tutto il cinema di oggi, quella di Jack Nicholson, che non accetta più ruoli, ultimamente, perché non si parla più di sentimenti ed emozioni, al cinema, e i giovani vogliono solo le esplosioni, non sono più interessati a farsi emozionare.

E allora Scorsese?
A mio parere l'affermazione di Scorsese va presa senza modificare il bersaglio delle sue parole, ovvero la Marvel. Non è vero che il cinema di supereroi sia tutto così, anche se non è che a me di film del genere siano veramente piaciuti molti (per il valore di puro intrattenimento, però, ne ho visti moltissimi). La Marvel-Disney non fa dei film necessariamente privi di emozioni umane, segue però uno stile, uno schema nelle proprie storie che, sia pure con il vantaggio di creare una gigantesca trama che si dipana nel corso degli anni, le rende sostanzialmente prevedibili e senz'anima. Dico senz'anima sebbene i momenti divertenti ed emozionanti, secondo me, non manchino. Anche in film che per quanto mi riguarda sono rapidamente dimenticati, le storie mi sembrano insulse. Dei vari Avengers non mi resta niente, mentre qualcosa invece ricordo di Watchmen, del Batman di Nolan, e di alcuni altri film di supereroi che erano discreti o buoni film "a prescindere." Aggiungiamo che, per accontentare i fan che hanno letto i fumetti, spesso e volentieri vengono inserite scene che peggiorano la qualità, dal punto di vista di chi vuole un film decente. Quanto alla serialità, toglie senz'altro qualcosa a chi va al cinema per godersi "una" storia. Posso quindi dirmi abbastanza d'accordo con Scorsese, per quanto l'affermazione: "questi film non sono cinema," possa essere troppo forte, e possa aprire un dibattito infinito su cosa è cinema e cosa non lo è.

Ci sono però degli altri spunti che ho tratto dagli articoli letti, delle considerazioni spiacevoli ma verissime. Sebbene non sia colpa "solo" della Marvel, oggi il cinema è legato agli effetti speciali e ai budget elevati. Se un film non è costato 70 o 80 milioni di dollari sembra che non valga niente, mentre una volta anche le pellicole di grande successo potevano costare relativamente poco come produzione (tenendo conto che parlo di cinema USA, che è incredibilmente costoso rispetto a quello italiano ed europeo).

Non sono un gran conoscitore né un cinefilo che vede tutto, ma sono stato "testimone" dell'esplosione degli effetti speciali generati con il computer.
Nei film che ho visto da ragazzo c'erano ancora i meccanismi animati da geni del settore come Carlo Rambaldi (creatore del primo Alien). Effetti artigianali a volte strabilianti ma che potevano arrivare fino a un certo punto.
Poi cominciò ad affermarsi la computer grafica e la seguii con interesse, ma mi resi conto a un certo punto che si andava a vedere i film per certe cose che erano in grado di farti vedere, più che per il film stesso. Quando vidi al cinema una scena di grido dei tempi, in cui un androide metallico si "scioglieva" per passare al di là di una parete di sbarre e ricomporsi dall'altra parte (è in Terminator 2), ebbi un momento di sollievo. Ok, pensavo, ora hanno dimostrato che possono fare "tutto" e d'ora in poi faranno qualsiasi cosa venga in mente ai registi e sceneggiatori. Forse torneremo a occuparci dei film e non degli effetti speciali.

Mi sbagliavo. Gli effetti speciali restano un "gadget" costoso da aggiungere al film e le grandi produzioni che spendono cifre incredibili, centinaia di milioni di dollari a pellicola, sono obbligate a monopolizzare le sale per rientrare nelle spese. E a enfatizzare gli effetti speciali, per quanto non sia obbligatorio e non succeda sempre (Titanic di James Cameron, per fare un esempio, è allo stesso tempo un buon film di emozioni e sentimenti, e un'esibizione di eccellenti effetti speciali, non tutti generati al computer).
Da qui il discorso citato sopra, lo schiacciamento della competizione. C'è una mutazione antropologica nel pubblico? No, probabilmente no, avrebbe potuto succedere anche nel teatro greco di duemila anni fa, se ci fossero stati i mezzi. Gli effetti speciali hanno creato "un altro tipo" di cinema, popolare e superficiale, divertente e dimenticabilissimo. Quello "con le esplosioni."

Per i film divertenti, rilassati citati da Jennifer Aniston, per le pellicole più impegnative come quelle cui ai tempi lavorarono Jack Nicholson e Martin Scorsese, lo spazio è ridotto all'osso, perché le sale sono presidiate dalle produzioni con più soldi, e più effetti speciali.

Per questo le produzioni di serie TV e film indipendenti o minori che vediamo solo in streaming sono, e penso che resteranno, il principale rifugio per chi vuole qualcosa dove non predominino gli effetti speciali.




7 commenti:

Ivano Landi ha detto...

E pensare che il cinema non è nato affatto in origine per emozionare, bensì per meravigliare...

Bruno ha detto...


Be' il cinema dei primi tempi difficilmente poteva raccontare delle lunghe trame... Ne ha parlato proprio Scorsese in Hugo Cabret, parlando del pioniere Méliès.

Ivano Landi ha detto...

Intendevo dire che non sta scritto da nessun parte che il cinema "vero" sia quello che trasmette emozioni.

M.T. ha detto...

I film della Marvel posso considerarsi dei film di cassetta, come si definivano un tempo; sono intrattenimento. Se i cinepanettoni possono essere considerati cinema, allora non vedo perché non lo debbono essere anche questi.
Se poi si vuole fare un ragionamento sul fatto che la maggior parte del pubblico vuole film che non facciano pensare, allora questo è un altro discorso, e allora si può discutere sul fatto che un certo genere di film ha più spazio rispetto ad altri.
Cosa si dovrebbe dire di certi film horror o dei b-movie? Scarsi, alcuni davvero indecenti, ma hanno fatto parte del cinema.
Occorre non scadere nel fatto che il cinema è solo quello d'autore, ma ha tante sfumature.

Bruno ha detto...


@ Ivano Landi: la dichiarazione di Scorsese ovviamente va intesa dal suo punto di vista, che uno potrebbe, in effetti, non condividere. Come ho letto in uno degli articoli forse oggi cinema è qualcosa di diverso da qualche anno fa. Io ci metterei un purtroppo.

@ M.T. È chiaro che, come dici tu, molto cinema prodotto negli anni d'oro era in realtà monnezza o roba da poco. C'è però da fare una considerazione. I cinepanettoni o i film horror ridicoli girati con tre soldi non hanno, ai tempi, monopolizzato le sale e i budget delle grandi case.
Per questo non facevano paura ai mostri sacri del cinema di qualità.

M.T. ha detto...

Lo stesso discorso si potrebbe trasporre alla letteratura: c'è il mercato di nicchia e c'è il mercato per il grande pubblico.
Allora si dovrebbe parlare di commercializzazione: viene prodotto quello che vende di più. Adesso è la Marvel che la fa da padrona con i film sui supereroi, mentre invece tanti anni fa i vari film su Hulk, Spider-man, ecc, avevano meno pubblico; sono periodi che vanno a cicli.
Ora i mostri sacri del cinema di qualità hanno paura, ma che cos'è la qualità? Certo un film con una buona regia, sceneggiatura e interpretazione degli attori può essere definito ben fatto, ma non piacere e non avere gran seguito. Da tanti sento dire, per esempio, che capolavori sono i film di Fellini, ma sinceramente a me non fanno né caldo né freddo. Ho visto dei film di Scorsese, ma non li reputo dei capolavori; per fare un esempio, nessuno di loro per me è al livello di A trenta secondi dalla fine.
Queste sono cose che non so se sono da prendere sul ridere o da incavolarsi. Scortese fa questa affermazione e si crea un movimento; prima di lui l'hanno fatto notare altri meno famosi e non sono stati nemmeno fumati. Allora è vero che una cosa conta a seconda di chi la dice e questo è molto fastidioso. O si è obiettivi sempre o non lo si è mai, altrimenti sembra sempre un andare dietro il personaggio famoso.

Bruno ha detto...


@ M.T. in effetti è un discorso che non esiste da ieri. E la Disney fa sempre, meritatamente, una certa "antipatia," anche se non so se questo rientri fra i moventi di Scorsese (che comunque la frecciatina ai parchi a tema la fa). Poi ognuno ha i suoi gusti... Hai citato Fellini, un regista che io non apprezzo e che spesso mi annoia. Mi ricordo solo Amarcord, film a episodi e piccoli scorci di vita, in parte ricordi personali del regista, con la tematica principale di un'Italia imprigionata da Chiesa e Fascismo in una perpetua infanzia e irresponsabilità. Capolavoro? Il film l'ho capito ma mi sono annoiato in una maniera tremenda.

Diciamo che per me un buon film è (con o senza effetti speciali) creato sul giusto equilibrio fra la spettacolarità e il significato.

Comunque l'arte è difficile da misurare o pesare.