martedì 9 aprile 2019

I Viaggi di Gulliver

Un classico che ovviamente non ha davvero letto nessuno (o quasi?), anche se tutti sanno che vi è un tizio che, a un certo punto, viene catturato degli ometti piccolissimi dopo essersi perso in una strana zona del mondo. Me lo sono recuperato, nella consapevolezza che non sarebbe stata una lettura travolgente, ma che sarebbe stato necessario "contestualizzare," ovvero comprenderla come frutto della sua epoca. Perché parliamo di qualcosa che risale a circa trecento anni fa (un po' meno, nel momento in cui scrivo). I Viaggi di Gulliver (Gulliver's Travels) fu scritto da Jonathan Swift, scrittore che a volte vedrete qualificato come irlandese ma che, pur vivendo in Irlanda, era inglese a tutti gli effetti.


Swift, che era tra l'altro un membro del clero, si segnala a mio parere per un'altro scritto che ho avuto il piacere di leggere, dal titolo Una Modesta Proposta. È un grande pezzo di satira in cui l'autore suggerisce una drastica soluzione per l'abbondanza di bambini poveri e affamati in giro per le strade d'Irlanda: il cannibalismo, ovvero cucinare in vari modi e mangiare i suddetti bambini. Un capolavoro nel suo genere, scritto con uno stile serioso e logico, lo stesso stile che riemerge spesso nei Viaggi di Gulliver, un libro che possiamo considerare fantasy "ante litteram" se vogliamo, con qualche spunto fantascientifico nella città di Laputa, come vedremo.


Nel libro, per un motivo o per l'altro, Gulliver prende il mare su varie imbarcazioni (nonostante le disavventure che puntualmente si verificano) e gli accade sempre, per via di naufragi, ammutinamenti o altri accidenti, di finire solo e abbandonato in terre sconosciute o assai poco esplorate, dove vivono popoli straordinari. Uno di essi, secondo il narratore, ha contatti con il Giappone, ma è facile per Swift mantenere il mistero, poiché lo stesso Giappone per la gente della sua epoca era poco più di un nome. Il settecento era ancora un secolo in cui la carta geografica del mondo doveva essere completata e precisata, quindi ci si potevano ancora aspettare delle sorprese. Oggi come oggi, certo, non è molto rilevante tracciare le zone dove Swift collocava le sue nazioni immaginarie.

La prima tappa delle avventure è quella presso i Lillipuziani, i minuscoli ometti di cui Swift descrive i curiosi costumi. Non sono in realtà così diversi dagli Europei; Gulliver riesce a farsi degli amici a corte (anche dei nemici, motivo per cui alla fine dovrà abbandonare il luogo) e addirittura aiuta i suoi ospiti a vincere una guerra contro uno stato vicino. Il successivo viaggio porterà Gulliver (abbandonato dai suoi compagni durante una tappa della nave in cui viaggia) nella terra di Brobdingnag, dove anche l'erba e gli insetti sono giganteschi, e le persone alte decine di metri, curioso contrasto con i minuscoli Lillipuziani.

Inizialmente Gulliver finisce nelle mani di un contadino che lo esibisce come fenomeno da baraccone, ma la sua peculiarità farà sì, anche in questo caso, che il sovrano si interessi a lui. Alla fine se lo porterà via un'aquila, ma Gulliver riuscirà a salvarsi e a tornare a casa, dove avrà difficoltà, per un certo tempo, a rapportarsi con le persone di statura normale.

Nel successivo viaggio Gulliver finisce a Balnibarbi, il regno dove la corte governa dalla città volante di Laputa, che ovviamente ha dato ispirazione a quella disegnata da Miyazaki nell'anime Laputa - Castello nel Cielo, e ad altri autori. Laputa si sorregge nel cielo, e si sposta, grazie a una sorta di levitazione magnetica. Non è però un luogo così meraviglioso. Gli abitanti maschi di Laputa sono persi nelle loro elucubrazioni scientifiche al punto di essere deformi nel corpo, mentre le loro donne li cornificano allegramente con gli uomini della "terraferma" sottostante. Nella sua permanenza il protagonista scopre che i rapporti tra la capitale e le popolazioni soggette non sono idilliaci, e descrive una guerra contro la città di Lindalino. Il nome è scelto per assonanza con Dublino: qui la satira di Swift si rivolge verso la violenta sottomissione dell'Irlanda all'Inghilterra (e sarà censurata nella prima edizione).



Tra le varie stranezze della terra di Balnibarbi vi è anche un mago, abitante in un'isoletta vicina alla costa, che permette a Gulliver di conversare con i morti di qualsiasi epoca. Questo consente all'autore di rivolgere la sua ironia ai grandi del passato.

Nell'isola di Luggnagg, Gulliver scopre una casta di persone dotate del dono dell'immortalità. Sono relativamente pochi, e mantenuti a spese della comunità, ma non possono disporre di proprietà di alcun tipo perché altrimenti sarebbero in grado, vivendo in eterno, di accentrare tutto nelle proprie mani. Il protagonista è impaziente di poter conversare con questi immortali; i suoi interlocutori ridono di questo desiderio ma lo accontentano. Gulliver scopre pertanto che gli immortali non sono esenti dai malanni della vecchiaia e così sono tutti deboli e rimbecilliti, e desiderano sopra ogni cosa di poter morire.

Proseguiamo con la prossima avventura... Dopo essere riuscito a raggiungere il Giappone e da lì l'Inghilterra, Gulliver è coinvolto in una nuova disavventura nel corso del viaggio seguente, e capita nella terra degli Houyhnhnms, che sono cavalli intelligenti, e bipedi. In questa bizzarra landa gli uomini esistono ma solo come creature violente e bestiali, che gli Houyhnhnms tengono come bestiame. Sono chiamati Yahu (nel mio testo italiano) o Yahoo, parola coniata da Swift e che ha avuto poi utilizzo... come nome di azienda che opera su internet.

Gulliver, che ora ha come padrone un cavallo (intelligente), ha grande difficoltà a spiegare di essere acculturato, al contrario degli Yahoo, e di venire da terre dove sono i cavalli a essere allo stato animale. Parlando con il suo nuovo padrone avrà modo di conoscere gli usi del popolo degli Houyhnhnms, scoprendo che sono poco sofisticati ma saggi, onesti e completamente estranei alla disonestà e alla menzogna.

Il contrasto con gli Houyhnhnms consente a Swift, ovviamente, di rivolgere i propri strali, contro i suoi simili, ladri, violenti, viziosi, corrotti e imbroglioni. L'autore ne ha un po' per tutti, dai giudici ai nobili, dai re ai comuni mortali. Uno dei motivi, forse, per cui la regina Anna d'Inghilterra lo teneva in forte antipatia. Quando Gulliver dovrà tornare in patria non potrà adattarsi a vivere di nuovo "in mezzo agli Yahoo" e passerà il tempo a conversare coi cavalli della propria stalla.

Consiglierei di leggere questo libro? Sì ma, attenzione, non è breve e lo stile dei "racconti di viaggio" è morto da parecchio tempo, visto che ormai si va dappertutto, o quasi, comodamente in aereo, e non ci sono più grandi misteri da scoprire. Tuttavia Swift ha spesso delle perle da proporre al lettore, per cui ho avuto piacere a seguire i Viaggi di Gulliver e a godermi la sottile satira di questo grande autore britannico.

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