martedì 20 novembre 2018

Sta cambiando il mondo? Seconda parte

Negli USA, con le "elezioni di midterm," è svanita l'idea che la presidenza Trump fosse una anomalia destinata a essere riassorbita rapidamente. I Democratici sono più forti, adesso, e sebbene molto divisi fra loro potranno sfidare le decisioni del presidente, ma i Repubblicani hanno resistito e, ormai, sono molto più compatti dietro al loro leader. Questo probabilmente significa, come pensavo nel precedente articolo, che siamo di fronte a un cambiamento di marcia del mondo occidentale (e quindi del mondo tout court).

I mutamenti in atto sono molteplici ma uno che riguarda specialmente l'Europa è il fatto che la politica di "America First" si sia rivelata non una stranezza voluta dal collerico presidente con i capelli arancioni, e destinata presto a scomparire. Probabilmente è un percorso obbligato, visto lo stato di malessere sociale ed economico degli USA. Potrebbe darsi che un futuro presidente democratico (o anche uno repubblicano post-Trump, perché no) torni a rivolgere sorrisi rassicuranti nella nostra direzione, ma probabilmente la linea sarà quella di avere massimo potere e controllo con il minimo sforzo, salvo ulteriori tentazioni verso l'isolazionismo; insomma non quella benevola supremazia e protezione di cui l'Europa in passato aveva goduto (quasi sempre) volentieri.



D'altra parte il legame tra Europa occidentale e USA, dopo la caduta dell'URSS, è diventato facoltativo. E ci sono ottimi motivi per chiedersi, da ambo le parti dell'oceano Atlantico, se questo legame abbia ancora un senso. Gli USA si sono sforzati (molto con Obama, ma a conti fatti anche con Trump, sebbene forse più per volontà dell'apparato che dello stesso Trump) di mantenere la tensione contro l'URSS, tuttavia sebbene temuto il gigante post-sovietico è pur sempre il fornitore abituale di energia per l'Europa. Le sanzioni contro i nemici degli USA, ovvero Russia e Iran, sono state una imposizione che è costata agli Europei un sacco di ottimi affari. E per parlare di un altro pasticcio politico di marca USA, le primavere arabe (questa fu opera di Obama, non Trump) ci hanno causato ogni sorta di tribolazioni.
E per quanto riguarda la guerra commerciale contro la Cina, a mio parere decisione difficile ma non insensata da parte USA, è chiaro che l'Europa non vuole farla. Insomma sotto molti aspetti gli interessi USA non sono più i nostri. E l'Europa sembra criticare gli USA partendo da quei principi e fondandosi su quei valori che erano stati portati a casa nostra proprio da oltre oceano.

Se poi l'Europa (e la Gran Bretagna che dall'Unione Europea sta uscendo) rimarranno quelle che sono o se subiranno anch'esse una profonda trasformazione, è storia che si sta decidendo in questi mesi.


In conclusione vi offro due link, entrambi dal Guardian:
Una riflessione, prima delle recenti elezioni di midterm USA, sul cambio di rotta americano.
Un articolo successivo alle elezioni, in cui si critica la tradizionale politica strettamente filo americana seguita dal Regno Unito e si considerano le sfide cui l'Europa dovrà rispondere sempre più da sola. Quello che vale per il Regno Unito sotto certi aspetti può valere anche per noi...



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