lunedì 12 febbraio 2018

Tempesta di schifezze sui social network

Si è scatenata la tempesta perfetta. Dal festival di Sanremo ai fatti di Macerata alle prossime elezioni, tutti ad aggredire tutti come se le proprie parole o battute geniali sui social network spostassero davvero i destini del mondo.

Credo sia inevitabile in un mondo dove la vita è così difficile, e la tua opinione non conta e non smuove più niente (certamente i partiti non "rappresentano" la gente, se mai ne "raccolgono gli umori"  per orientare i loro slogan). Se non esisti più nel mondo reale, ti resta solo di illuderti di esistere in un mondo virtuale.

Purtroppo sento sempre più la mia presenza su quel genere di canali come un male necessario: non ce l'ho con internet, e nemmeno con i blog, ma i social network, con Facebook in testa, li frequento solo per "obbligo di visibilità" a favore di quello che scrivo, qui e ovviamente sui miei libri.

Ho deciso quindi di prendere un breve periodo di pausa, quattro o cinque giorni, durante i quali vi comparirò il minimo indispensabile. E sarà anche un piccolo esperimento (in verità so già la risposta): se non vado a "mettere in bocca ai lettori" sui social questo post, chi si accorgerà che esiste?

Non so trovare né riassumere facilmente i motivi, ma i social network stanno diventando una delle cose più dannose e mostruose della nostra epoca.

Se non vi bastasse la mia opinione, andate a leggere qui (per anglofoni).

3 commenti:

Marco Grande Arbitro ha detto...

Capisco davvero quello che dici.
C'è troppa merda nell'internet, specialmente sui social...

M.T. ha detto...

I social potevano essere un mezzo che, se usato con buon senso e intelligenza, poteva essere utile. Purtroppo così non è stato. Quello che si sta verificando da anni ben rappresenta il timore che ho avuto verso di essi, ben sapendo che non utilizzandoli avrei avuto molto meno visibilità e che in certi frangenti questa scelta mi avrebbe limitato. L'altra cosa che mi ha tenuto lontano da essi è la poca trasparenza che c'è nella loro gestione, su chi decide cosa va bene e cosa no, e come vengono utilizzati i dati,

Bruno ha detto...


Purtroppo, anche se è una posizione elitaria che non mi entusiasma, aveva ragione Umberto Eco quando disse che si era data la parola a legioni di deficienti (o una frase molto simile). Per essere preciso direi che si è trasportata la più becera chiacchiera da bar a livello di visibilità mondiale (illusoria più che reale) in modo che adesso ci sono milioni di persone che pensano che potrebbe cadere il mondo se non intervengono su ogni argomento, anche se non hanno nulla da dire.
E così la verità della "community" vale più della verità "vera," oggi.

Quanto alla trasparenza oggi è tutto meno ambiguo e più chiaro, anche se forse non piace: devi cacciare dei soldi altrimenti la tua visibilità si limita a non perdere (forse!) i lettori del tuo blog, che rischi di perdere se non ti trovano sui social network.

Peraltro, come ho scritto qualche settimana fa, ho pagato qualche soldino per una campagna di "marketing" su facebook e, sarà magari colpa mia per come ho organizzato male la cosa, i risultati concreti sono stati molto modesti.