venerdì 28 aprile 2017

L'altra Francia

Da bravo appassionato di storia, e in particolare del periodo più recente (diciamo dalle guerre mondiali, o poco prima, fino agli anni recenti) sono andato a pescare un libro che narra di un aspetto poco seguito della Seconda Guerra Mondiale. L'aspetto è la storia della Francia di Vichy, ovvero un paese che si trovò in una situazione ibrida: non sconfitto e sotto occupazione tedesca come molti altri, ma in parte collaborazionista (diciamo con il freno a mano parzialmente tirato) e soprattutto nemico di quello che era stato il suo alleato più importante, ovvero la Gran Bretagna. Il libro, che si concentra sugli aspetti militari (senza trascurare completamente gli altri) ed è infuso di sottile e non sottile umorismo britannico, è intitolato England's Last War against France con sottotitolo Fighting Vichy, 1940-1942, e l'autore è Colin Smith, storico e giornalista.

La Francia di Vichy nasce da una sconfitta, ovvero l'invasione tedesca del 1940. Il successo sperato ma non veramente creduto da Hitler e dai suoi generali, il trionfo di quella "guerra lampo" che porterà a una sbornia di illusioni, di poter affrontare qualsiasi nemico e farlo fuori in qualche mese o addirittura nel giro di poche settimane. Illusioni che poi moriranno in terra di Russia.


Da parte francese la sconfitta era allo stesso modo inaspettata e incredibile. Dopo aver combattuto e vinto con una dannata fatica (e troppi morti) la guerra di trincea del 1914-1918 i Francesi si aspettavano una riedizione del medesimo conflitto, senza aver compreso che nuovi strumenti e armamenti offrivano nuove possibilità. Il loro esercito era statico, lento nel muoversi e nel trasmettere gli ordini, si affidava ai corrieri quando i Tedeschi avevano la radio, immaginava fronti stabili o poco flessibili, in cui versare le riserve di soldati nella fornace della battaglia secondo schemi previsti per tempo e freddamente messi in atto (le "battaglie di materiali" o "di annientamento"). Improvvisamente i Tedeschi insegnarono al mondo "come si fa" la guerra moderna, e per un paio di anni furono quasi imbattibili: i Francesi erano là a prendere la lezione, e per quanto ne so niente avrebbe potuto salvarli.

Dal disastro emerse Philippe Pétain, molto anziano, eroe della Prima Guerra Mondiale. Un generale che aveva gestito con occhio gentile i suoi uomini, capace di segnalarsi sia nella resistenza alle offensive tedesche che nella gestione di un durissimo periodo di crisi e ammutinamenti da parte dei soldati francesi (che subirono qualcosa di simile a quella sindrome di stanchezza e sfiducia che da noi portò alla sconfitta di Caporetto). Pétain si fece rivedere nel 1940, stipulò un cessate il fuoco, riuscì a frenare gli appetiti furiosi delle armate germaniche e a dare un minimo di sicurezza alla Francia. Tutto era cambiato ma la patria c'era ancora, anche se buona parte del paese era sotto diretto controllo germanico e ovviamente ci furono cessioni territoriali.


La parte viola è la Francia di Vichy

La Germania si riprese Alsazia e Lorena, regioni contese che ballavano di mano in mano fin dal 1870; l'Italia ottenne pochissimo perché Hitler sperava di portare i Francesi dalla prorpia parte. In aiuto di Hitler venne ironicamente Winston Churchill, che quando non riusciva a darle al nemico tedesco con qualcuno se la doveva pigliare.

L'oggetto del contendere era la flotta francese. I Tedeschi avevano catturato molti aerei e carri armati di produzione transalpina, con l'armistizio si arrivò all'accordo di lasciare qualcosina ai Francesi. Non erano mezzi che i Tedeschi temessero particolarmente salvo certi modelli ben riusciti. La flotta era forte e avrebbe potuto andarsene via, aggiungersi alla flotta inglese. Hitler era ansioso di evitare questo, e di dover andare a combattere i Francesi nelle colonie. Pertanto si arrivò a un trattato di pace che lasciava delle forze armate (poche) ai Francesi, con l'intesa che la Francia non avrebbe mai consegnato la flotta ai Tedeschi, ma anche a... nessun altro.

Dall'altra parte però c'era il generale De Gaulle che aveva legato il proprio destino ai Britannici e invitava tutti a confluire nella Francia Libera... creatura politica mezza abortita che non controllava praticamente alcun territorio (salvo un paio di colonie centrafricane di poca importanza). Praticamente la Francia Libera era un frammento di forze armate, non molto significativo, che si era rifugiato in territorio britannico.

La verità è che inizialmente De Gaulle era visto come una specie di avventuriero dalla grande maggioranza dei Francesi (stava antipatico anche agli Inglesi). La guerra appariva perduta e c'era poco da urlare slogan dalla (minacciata) isola britannica. Però la sua fedeltà agli Inglesi era coerente con il trattato d'alleanza, secondo cui la Francia non avrebbe dovuto fare una pace separata. E invece Pétain l'aveva fatta.

Comunque Churchill volle che la flotta francese venisse consegnata o distrutta, se possibile dai Francesi stessi, altrimenti la flotta britannica avrebbe adempiuto alla bisogna. Ci furono diversi episodi molto spiacevoli, anche sulle navi che s'erano rifugiate in porti inglesi o nelle colonie britanniche. E soprattutto ci fu, in Algeria, l'aggressione di Mers El Kebir (luglio 1940, il luogo è vicino a Orano, sulla costa algerina a ovest della attuale capitale). L'ammiraglio britannico Sommerville andò di malavoglia alla bisogna con forze preponderanti, si lasciò convincere a tergiversare per qualche ora ma infine attaccò... si lasciò sfuggire una corazzata francese, mettendone altre tre fuori combattimento assieme ad alcune navi minori. A Mers El Kebir morirono molti, molti marinai francesi.

Fatto poco noto, i Francesi bombardarono con grosse formazioni aeree la base di Gibilterra per rappresaglia, ma senza combinare un gran che. Le schermaglie fra gli ex alleati non erano finite, anzi. Nel settembre 1940 la flotta britannica portò una forza di sbarco che comprendeva i gaullisti all'attacco di Dakar, nelle colonie africane, sperando che la guarnigione si lasciasse convincere a passare alla Francia Libera. Non ci fu verso, e ne seguì una battaglia tra navi, aerei delle due parti e batterie costiere francesi, nonché un tentativo di sbarco abortito. Insomma un insuccesso con spargimento di sangue, e nessuna voglia da parte dei francesi di Vichy di collaborare con gl'Inglesi. Il libro riporta un episodio di poco precedente, sempre in quella zona, quando la nave francese Poitiers fu fermata da una nave britannica: l'equipaggio preferì autoaffondarsi piuttosto che consegnare l'unità, con i marinai nelle scialuppe che gridavano ai loro "salvatori" inglesi frasi come "Viva Pétain" e "Viva Hitler."

In seguito (giugno-luglio 1941) ci fu la campagna di Siria, un'altra occasione in cui le forze britanniche (comprendenti truppe indiane, africane, australiane, cecoslovacche e della Francia Libera) se la videro militarmente con Vichy: di attaccare la Siria i Britannici ne avrebbero fatto a meno in quel frangente, in quanto se la dovevano vedere già con Rommel, ed erano reduci da un'altra batosta in Grecia. Ma c'era stata la ribellione dell'Iraq, con aiuto aereo italiano, tedesco e (logistico) francese, in realtà non una grande cosa perché le forze del leader locale ribelle erano ridicole, ma comunque molto preoccupante in quanto lì c'era il petrolio da difendere e poche forze locali per farlo. Dopo aver stabilizzato l'Iraq, le forze britanniche dovettero sudare una campagna dura, con la brutta sorpresa che i Francesi di Vichy avevano i carri armati (piccoli e con cannoncini deboli, ma li avevano) ed erano disposti a usarli, mentre gli invasori disponevano al massimo di qualche autoblindo. Non mancarono scontri in mare e nel cielo. Alla fine la faccenda terminò con svariate migliaia di morti e feriti, i Francesi (di Vichy) vennero sconfitti e rimpatriati, ma anche stavolta pochi passarono alla Francia Libera.

Il Dewoitine D520 fu uno dei pochi caccia di fabbricazione francese sufficientemente avanzati, al punto che anche i paesi dell'Asse che ne ottennero degli esemplari, tra cui l'Italia, ne fecero uso.

Altro episodio tratto dal libro, una frase trovata sui muri di un forte siriano: "Aspettate, sporchi inglesi bastardi, che arrivino i Tedeschi. Noi adesso scappiamo [avevano ceduto ai Britannici il forte], e voi scapperete presto." Chiediamoci quindi quale fosse la mentalità di questi uomini...
I Francesi erano umiliati dalla sconfitta e credevano che fosse iniziata una nuova epoca, con la Germania saldamente installata nel ruolo di paese preminente in Europa. Del Regno Unito avevano scarsa opinione e provavano molta rabbia perché nel 1940 meno del 10% delle truppe schierate contro i Tedeschi provenivano dall'Inghilterra. Di fatto molti la vedevano così: noi abbiamo perso e dovete perdere anche voi. E lo pensavano ancora più rabbiosamente in quanto da parte dell'ex-alleato erano venute molte aggressioni. La Francia di Vichy aveva ben pochi mezzi per andare all'attacco, e doveva cercare di rispettare le limitazioni imposte dall'armistizio, ma tutte le volte che vi fu l'occasione combatté una guerra contro i Britannici, una guerra non dichiarata, pur mantenendo aperte le relazioni diplomatiche con gli USA anche dopo che questi erano entrati in guerra contro la Germania.

Nel 1942, con l'entrata in guerra del Giappone, saltò un altro pezzo dell'impero di Vichy. In realtà ne saltarono due, e poi saltò tutto, ma andiamo con ordine. Innanzitutto i Giapponesi si presero, di prepotenza, l'Indocina (con buona pace della neutralità di Vichy e dell'alleanza coi Tedeschi) lasciando i soldati francesi solo nominalmente in controllo della colonia. Quindi la presenza del governo di Vichy in Vietnam, Cambogia, Laos diventava solo simbolica. Peggio ancora, più avanti i francesi sarebbero stati rastrellati e gli USA avrebbero appoggiato i guerriglieri antigiapponesi per lo più comunisti, dando il via alla spirale che condusse a Dien Bien Phu e alla definitiva sconfitta francese nella regione.
Secondo evento, la minaccia del Madagascar percepita dai Britannici. I Giapponesi in teoria avrebbero potuto impiantare nella grande isola basi navali e aeree, approfittando delle strutture di Vichy. La rotta che permetteva ai Britannici di collegarsi con il loro impero orientale o quello che ne restava (India, Birmania) passava da lì, e pure quella che permetteva di rifornire le truppe che combattevano contro Rommel e la sua forza italotedesca in Africa.

Non tutti i mezzi francesi erano di cattiva qualità. Il carro armato Somua S35 pur con certi difetti vantava un cannone da 47mm, superiore a molti dei carri tedeschi del 1940 (foto: Wikipedia)

In altre parole una situazione troppo pericolosa, uno può pensare che fosse ben difficile e poco interessante per i Giapponesi espandersi così tanto, ma gli Inglesi navalmente non sarebbero stati in grado di opporsi. Pertanto da Londra partì l'ordine di prendere Diego Suarez, dove la maggior parte delle forze di Vichy erano situate. Questo era il maggiore porto e la base militare più importante, nella punta nord del Madagascar. Con forze non preponderanti ma sufficienti la missione fu compiuta, però anche stavolta ci furono dei combattimenti, in alcuni punti piuttosto sanguinosi rispetto al modesto numero di truppe impiegate dai contendenti. Più avanti si ritenne necessario prendere l'intera isola e ne seguì una lunga campagna poiché il governatore francese aveva ordine di non capitolare (Vichy non voleva mostrare debolezze ai Tedeschi) e usò la morfologia travagliata del terreno, giungla e montagne con poche strade, per prolungare la resistenza.

Infine venne l'attacco all'Algeria e al Marocco francese,  e la fine di Vichy. Questo grande bastione nel 1942 non era più così refrattario alle tentazioni di congiungersi agli alleati, c'era stato un grande affaccendarsi da parte di un diplomatico statunitense, Robert Murphy, che aveva contattato personalità del mondo degli affari locale e delle forze armate. Gli USA e il Regno Unito mandarono una grande flotta e una forza militare superiore e nel novembre 1942, mentre Rommel si ritirava sconfitto da El Alamein, sbarcarono presso Casablanca, Orano, Algeri, e nel frattempo fecero un valzer di pressioni, promesse impossibili e ricatti verso le personalità di Vichy. Alcuni (Giraud, vedi sotto) avrebbero voluto ampie funzioni di comando che gli Alleati, ancora legati a De Gaulle, non volevano concedere. Ci fu anche la pretesa che, per proteggere la madrepatria dalla furia vendicativa tedesca, allo stesso tempo dell'invasione del Nordafrica gli Alleati sbarcassero anche in Francia meridionale, il che ovviamente era impossibile. Gli Americani lusingarono i Francesi con mezze promesse e una certa quantità di balle, in seguito avrebbero imposto gli accordi che volevano loro.

L'ambiguo Laval

Nel continente Pierre Laval, primo ministro di Vichy (ex socialista, ora un filo-tedesco di cui Pétain non si fidava, aveva fatto uso spregiudicato delle amicizie coi nuovi padroni per diventare l'uomo più potente del governo) cercava di tergiversare con Hitler permettendo alle forze dell'Asse di sbarcare in Tunisia (indispensabile agli italotedeschi per non farsi cacciare immediatamente dall'Africa) ma cercando di far sopravvivere il proprio governo nonostante Hitler sentisse puzza di tradimento.

L'ammiraglio François Darlan, che era stato a capo del governo prima di Laval, si trovava ad Algeri per visitare il figlio malato gravemente. Pur essendo stato in passato apparentemente inflessibile nella sua ostilità ai Britannici, ora sembrava disponibile a degli accordi. I generali Giraud e Juin, altri protagonisti locali già in colloqui con gli Alleati, lo accettarono come capo politico. Entrambi i militari erano finiti nelle carceri tedesche dopo la sconfitta del 1940; a Giraud, evaso eroicamente, protetto da Vichy, in seguito fuggito in territorio alleato e protagonista di una estenuante trattativa a Gibilterra, era stato promesso moltissimo. In seguito si sarebbe accontentato di essere sottoposto a De Gaulle. Juin, che era stato liberato invece per accordi tra i Tedeschi e Vichy, si trovava di presidio in Africa. È quel simpaticone che più tardi avrebbe permesso ai suoi soldati nordafricani lo stupro di massa e il saccheggio nei paesi del Lazio meridionale come premio per lo sfondamento delle linee tedesche.

Intanto nei primissimi giorni qualcuno sparava e moriva, ma ad Algeri c'era già un cessate il fuoco. In Marocco il generale Auguste Noguès stava combattento contro i soldati USA (c'era anche il generale Patton), Darlan, inaspettatamente, stava tirando fuori una volontà di giocarsi le sue carte con i nuovi conquistatori, trattando col generale Clark. Opportunismo? Non si sa. È possibile che avesse cambiato idea già da tempo. Gli Alleati non lo amavano, ma ne approfittarono.
L'undici novembre, tre giorni dopo gli sbarchi, Marocco e Algeria erano praticamente in mani alleate, dopo un accordo siglato da Darlan il giorno prima. Per inciso, la flotta francese a Casablanca era stata mandata a combattere contro forze schiaccianti e venne massacrata... per niente.

Altro personaggio ambiguo: l'Ammiraglio Darlan


Le forze di Vichy si misero quindi a disposizione degli Alleati. Darlan, che aveva cercato una impossibile quadratura del cerchio chiedendo a Pétain di approvare la sua resa, era diventato il francese a capo del Nordafrica, praticamente molto più importante di De Gaulle che aveva modestissime forze, e teoricamente ancora uomo di Vichy. Diceva di essere ancora fedele a Pétain ma che, siccome questi era in mano tedesca, non era in grado di dare ordini validi: in realtà la disapprovazione di Pétain per la resa di Darlan era genuina e reale, ma l'ammiraglio si era creato in effetti un alibi per fare quello che gli pareva. Comunque durò poco perché alla vigilia di Natale un uomo della resistenza francese lo assassinò, venendo poi giustiziato immediatamente (per volontà del già menzionato Giraud, che sarebbe diventato il nuovo leader locale). Chi c'è dietro la morte di Darlan? L'assassino agì individualmente? A me la condanna a morte così rapida dà qualche sospetto della presenza di un mandante eccellente...

Ad ogni modo con la caduta del Nordafrica Hitler, che chiaramente non poteva più fidarsi del governo di Vichy, ne fece occupare il territorio, e la flotta militare francese si autoaffondò a Tolone come aveva promesso ai Britannici di fare (27 novembre 1942). Hitler l'aveva promessa a Mussolini, se avesse potuto prenderla intatta, ma il blitz stavolta non riuscì e i marinai francesi distrussero le navi.
Molti mercantili francesi passarono sotto bandiera italiana e vennero poi distrutti negli ultimi disperati mesi di convogli per l'Africa.

L'Africa occidentale francese a breve passò alla Francia Libera (dall'altro lato dell'Africa la Somalia francese resistette ancora qualche settimana). La Tunisia venne occupata da Italiani e Tedeschi (gli Alleati speravano di vincere la "corsa per Tunisi" ma non si mossero abbastanza alla svelta). Da lì Rommel lanciò la sua ultima, breve offensiva africana nel 1943: la battaglia di Kasserine, sfondamento tentato stavolta verso ovest, con al comando la "volpe del deserto" assieme a Von Arnim, altro generale tedesco. Ma le forze alleate erano preponderanti, e tra queste c'era anche la Francia Libera dotata di armamento USA. Nel giro di pochi mesi anche l'ultima roccaforte dell'Asse in Africa (la testa di ponte Biserta - Tunisi) si arrese e tantissimi soldati italiani e tedeschi furono fatti prigionieri. In mezzo a tutto questo la Francia di Vichy era diventata ormai una specie di zombie politico, un governo senza territorio, governo che venne addirittura trasferito in territorio tedesco negli ultimi mesi di guerra quando tutta la Francia era stata liberata. Del resto, con la distruzione della flotta, l'ultima moneta di scambio per mantenere una reale autonomia era andata persa.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale Laval venne fucilato. Si era certamente molto compromesso coi Tedeschi e in certi momenti aveva cercato di far diventare Vichy un vero e proprio alleato della Germania di Hitler, anche se in parte i suoi erano esercizi di retorica. Sua anche la gestione della deportazione degli Ebrei, per quanto non è un compito che Laval abbia svolto volentieri. Cercò di tutelare gli Ebrei francesi fino a che poté, ma lo fece consegnando i profughi, ovvero quegli Ebrei di altri paesi che si erano rifugiati in Francia e lì erano rimasti intrappolati.

Il carro leggero Renault R35, poco armato ma molto corazzato,
combatté nei territori della Francia di Vichy contro gli Alleati


L'anziano Pétain, governante debole di un paese debolissimo, venne condannato a morte ma De Gaulle tramutò la sua condanna nel carcere a vita. Già anziano, l'eroe della Prima Guerra Mondiale Pétain morì quindi in un durissimo carcere nel 1951, a novantacinque anni. A me sembra che un trattamento simile contro questo vecchio, che aveva cercato in qualche maniera di mitigare il disastro della sconfitta del 1940, sia stato eccessivo. Pétain non si era mai consociato coi collaborazionisti più estremi e aveva una avversione per il filo-germanico Laval che, se non era stato imposto dai Tedeschi, certamente non sarebbe arrivato così in alto senza il loro aiuto.

Charles De Gaulle non aveva fatto una gran bella figura nelle sue attività militari e politiche, e s'era mostrato anche scomodo e intransigente. Gli Alleati non lo avevano nemmeno informato dello sbarco in Algeria e Marocco, e avrebbero preferito sostituirlo. Ma non con Giraud, che non aveva dimostrato capacità di politico, né con Darlan, un figuro molto imbarazzante per tante cose che aveva fatto e detto prima del miracoloso voltafaccia. Di fatto in mancanza di meglio il rappresentante della Francia rimase De Gaulle. Certamente imparò a destreggiarsi: fu il politico più importante della Francia fino alla morte (1970). Sua è stata la "liquidazione" dell'Algeria Francese negli anni sessanta, una faccenda che scatenò un tentativo di colpo di stato da parte di certi militari.

L'eredità della Francia di Vichy è un profondo malessere che dura ancora, una spaccatura della Francia in due anime. Da una parte Vichy non fu uno stato fantoccio (fino a che ebbe un territorio proprio, almeno) e protesse per quanto possibile i Francesi dai rigori dell'occupazione, che glielo si riconosca o meno. Ci furono Francesi che finirono in formazioni che combatterono a fianco della Germania, alcuni per forza (Alsaziani), altri per scelta (SS, ecc...), ma Vichy non appoggiò queste iniziative. Fino a che c'era stato un minimo di equilibrio sul mare era stato possibile per il governo di Vichy inviare cibo dalle colonie alla madrepatria, e così i Francesi non erano arrivati del tutto alla fame, anche se quei rifornimenti direttamente o indirettamente giovavano anche a Italia e Germania. Tuttavia Vichy aveva dato una sterzata politica senza precedenti. Il sacro motto della Repubblica francese, libertà, uguaglianza, fraternità, era stato sostituito da lavoro, famiglia, patria. Così come prima della guerra il governo del Fronte Popolare (sinistra) aveva causato profondi dissidi e divisioni, Vichy faceva in senso contrario una scelta ultraconservatrice che non poteva che essere a sua volta causa di contrasti, anche perché questo avveniva in concomitanza con la sconfitta militare contro la Germania.



2 commenti:

M.T. ha detto...

Bell'articolo: molto interessante.

Bruno ha detto...


Grazie. Faticoso scriverlo, ma è stato un argomento che ho sviscerato con piacere.