venerdì 3 agosto 2012

Intervista a Stefano Bianchi

Ho conosciuto Stefano Bianchi a un corso di scrittura creativa tenuto da Franco Forte presso la Delos Books, non molto tempo prima che Caverne, primo libro della sua trilogia, arrivasse alle stampe.
Dopo parecchio tempo eccoci qui, a trilogia finalmente terminata.
Ho deciso di fare qualche domanda a Stefano:
La pubblicazione di Caverne, primo libro della trilogia di Panta Rei, è stato il tuo esordio assoluto? O ci sono dei lavori giovanili che ti sono rimasti nel cassetto?
Nel cassetto avevo un centinaio di poesie e qualche racconto breve, oltre a qualche tentativo di romanzo. Nel 2010 ho deciso di autopubblicare una raccolta di poesie, in un'operazione in pieno stile revival.

Cosa rappresenta la scrittura per te? Era un tarlo che ti rodeva, un'esigenza da esprimere rimasta repressa a lungo? O è venuta fuori solo di recente?
La scrittura per me è sempre stata un'esigenza quasi fisica. L'ho sacrificata per un lungo periodo, dedicandomi ad altro. Dopo aver compiuto i 50 anni e senza peccare di presunzione posso affermare che scrivere è il mio talento. Da questo a mantenersi scrivendo il passo è assai lungo.

Ci sono degli autori cui devi molto, nella tua formazione e ispirazione?
Sono un lettore abbastanza disordinato: alterno i romanzi di fantascienza ai classici della letteratura europea, alla saggistica. Come nella musica, spazio volentieri.

Difficoltà con gli editori? Dubbi e pentimenti post pubblicazione? Perché una trilogia?
Difficoltà con gli editori, tante. Scrivere un romanzo è diverso da scrivere poesie o racconti, nel senso che è più impegnativo, in termini di tempo e di concentrazione. Ma è nulla se confrontato alle difficoltà di trovare un editore. Nel mio caso, dopo diversi tentativi, all'ennesimo concorso ho avuto la fortuna che il mio romanzo finisse tra le opere segnalate. All'editore è piaciuto e mi ha proposto di pubblicarlo. Da allora con Edizioni Montag è cominciato un rapporto amichevole e di stima reciproca.

Come ti è venuta l'ispirazione per lo strano mondo di Panta Rei e per i misteri che nasconde? L'hai elaborata a lungo? Hai tratto spunti da qualche libro o film?
L'ispirazione mi è venuta in un viaggio in treno da Roma a Milano. Sentivo l'esigenza di scrivere qualcosa che esorcizzasse la morte, e dal mio punto di vista credo di esserci riuscito. Prima di cominciare a scrivere il primo capitolo ho trascorso quasi sei mesi a pensare alla trama e ai personaggi, avendo deciso fin da subito che sarebbe stata una trilogia.

Il finale e la segreta natura di quest'ambientazione li hai elaborati strada facendo, o avevi una scaletta già pronta?
Avevo in mente più o meno tutto, a grandi linee, ma strada facendo si sono aggiunte alcune modifiche, soprattutto nell'intreccio "giallistico".

C'è molto di te nel protagonista Jean Autier?
A questa domanda rispondo sempre dicendo che in un romanzo c'è sempre parecchio di autobiografico. Non necessariamente nel protagonista o nella trama, ma piuttosto qua e là nei personaggi, nei luoghi, negli stati d'animo.

Altri tuoi lavori?
Lo scorso anno ho pubblicato con un altro editore, Loft Media Publishing, un libro di genere completamente diverso e inerente la mia professione d'ingegnere. E' il primo volume di una collana che si chiama "Guide di sopravvivenza professionale". Il titolo del libro è "Migliorare il magazzino sopravvivendo per raccontarlo". La scommessa è stata quella di rendere divertente una materia non propriamente leggera.

E domani? Quali sono i progetti per il futuro?
Sono alle prese con un thriller ambientato a Parigi, nei giorni nostri. La protagonista è una donna piuttosto in gamba. Sarà un thriller psicologico con una profonda caratterizzazione dei personaggi. Conto di terminarlo per la fine del 2012.

I miei migliori auguri a Stefano. Qui potete leggere la mia recensione di Tokyattan, terzo libro di Panta Rei, dove troverete anche i link alle recensioni che feci sugli altri due libri.

2 commenti:

Ferruccio Gianola ha detto...

Complimenti all'intervistato e all'intervistatore:-)

Bruno ha detto...

Grazie!