venerdì 1 ottobre 2010

Il Sentiero di Legno e Sangue

Il sottoscritto, amante delle ambientazioni elaborate e ben pensate, non è ammiratore del new weird visto come spregiudicata ricerca dell'eccesso e dello stupore ad ogni costo (è una moda di cui magari era meglio fare a meno). Tuttavia devo ammettere che le mie esperienze con il genere sono state interessanti (Vedasi Perdido Street Station di Miéville e The Alchemy of Stone di Ekaterina Sedia, menzionata anche dall'autore del libro che andiamo a vedere adesso). Comunque, forse perché ero prevenuto in partenza o forse perché proprio c'era qualcosa di confusionario, ho faticato tremendamente con Il Sentiero di Legno e Sangue per una cinquantina di pagine, che in un libro che ne conta 146 non son poche.
Semplicemente, mi pareva che Luca Tarenzi non me la contasse giusta. Troppa confusione, paesaggi pazzeschi, un caleidoscopio di stranezze che sembravano buttate in faccia tanto per fare. L'idea di partenza non era male: recuperare Pinocchio, personaggio misconosciuto e rifiutato che in verità se ci pensiamo un attimo è forse l'unica icona fantasy (o fantastica) di notorietà mondiale prodotta dall'Italia moderna. Inizialmente però la maniera in cui Pinocchio era stato stravolto l'aveva reso talmente irriconoscibile da farmi venire i nervi.

La storia comincia con la morte del creatore del burattino di legno, e con il tentativo da parte di due creature mostruose (la Maschera e la Bestia, in cui si riconoscono facilmente il Gatto e la Volpe) di ritirarlo immediatamente dalla circolazione. C'è anche il grillo parlante, che in realtà qui diventa un tarlo, e all'inizio mi dava fastidio pure lui perché parlava troppo. Ma era inevitabile perché doveva aiutare e guidare il nostro neonato burattino: infatti i suoi avversari gli hanno distrutto la memoria per un motivo ben preciso (che sapremo in seguito).

A un terzo del libro finalmente le mie fatiche sono state compensate perché questo Pinocchio postmoderno ha cominciato a farsi delle domande sul suo destino e sull'ambiente sconquassato in cui si muove, ha cominciato a ricevere delle informazioni e a muoversi con una strategia e una finalità. A poco a poco le tessere del mosaico vanno tutte a posto e si scoprono il destino, la missione e la vera natura del nostro burattino. E anche la natura dei cattivi che lo hanno osteggiato si scopre: sono dei cattivi in effetti non banali, la conclusione della vicenda mi ha soddisfatto.

Non anticipo altro, dico solo che questo breve romanzo merita una lettura. Io l'ho comprato per una cifra ridicola in formato digitale (epub), la Asengard ha fatto un'ottima mossa a passare agli e-book. Devo dire che ingrandendo il carattere per leggerlo un po' meglio c'erano un sacco di distanze strane fra i caratteri, la formattazione era un po' massacrata, ma non so se devo dare la colpa al formato del libro o al mio lettore di e-book, che forse è un po' una chiavica.

8 commenti:

Francesca ha detto...

Io non credo di aver letto granché di new weird, o anche weird vecchio se ce n'è, ma questo breve romanzo mi è proprio piaciuto. Mi piace come scrive Tarenzi e mi è piaciuto come tutto torna al pettine alla fine! Devo dire di non aver avuto neppure fastidio all'inizio, forse perché non amo Pinocchio e quindi il fatto che fosse praticamente irriconoscibile mi è risultato piacevole... temevo piuttosto la stranezza senza senso solo per stupire, invece mi è sembrato un racconto ben organizzato! Anch'io l'ho letto in epub (ottimi prezzi gli ebook di Asengard), ma confesso di non aver ingrandito il carattere... la formattazione mi è sembrata ottima sul mio opus.

Rocco ha detto...

ahhaha l'ultima frase della recensione merita! :D

Bruno ha detto...

@ entrambi: io ho uno schermo che vira decisamente sul grigio scuro perciò i caratteri mi servono grandi... sbirciavo oggi sul metrò l'odiato kindle ultimo modello nelle mani di un altro viaggiatore e c'era una notevole differenza... il lettore che ho preso io (la chiavica) è già estremamente sorpassato, diciamo che sono stato un "precursore" (meno di due anni fa ma sembra una vita) e giustamente ne pago le conseguenze :)

by Ax ha detto...

Sì, l'ultima parte del libro è la più 'pregna'. Tarenzi secondo me si muove bene nelle sue ambientazioni, ha la capacità di essere presente laddove racconta. Eppure qui l'ho apprezzato meno che in "Pentar", romanzo con un'ambientazione molto meno ricca di 'Pinocchio', ma con un occhio di riguardo per le personalità dei personaggi, riuscendo a renderli più intimi, soprattutto Pentar.
Comunque è un autore che leggo con piacere, mi dà l'idea di un approccio serio a ciò che scrive, maturo.

J.C.Wish ha detto...

Anche io sto leggendo questo piccolo romanzo e per ora mi trovo d'accordo con te... mi attende la seconda parte.

Simone Corà ha detto...

Ciao, a me invece è piaciuta molto più la prima metà che non il modo in cui si è indirizzata la storia nel finale - ho trovato la parte conclusiva un poco stucchevole e melensa.

Le descrizioni di questi scenari in rovina, personaggi insoliti e mostri colossali, invece, mi hanno affascinato parecchio.

E in ogni caso Tarenzi scrive bene, semplice ma d'effetto, gustoso e ben calibrato. :)

Anonimo ha detto...

Mi hai incuriosito, lo metto in coda :)

Bruno ha detto...

Uhm, per by Ax la parte più interessante è l'ultima (è anche il mio parere). J.C.Wish non ci è ancora arrivato, Simone ha apprezzato di più la prima parte.

Come dice Tanabrus: la cosa incuriosisce.