martedì 5 gennaio 2010

Tre anni di premi, cosa posso immaginare?

Parto proprio dal mio "Premio Immaginario" per pormi due domande: che impressione ho avuto da questi tre anni di letture, e quale ritengo sia il livello del nostro fantasy. Per avere una panoramica dei libri che ho letto, c'è il link qui a destra.

Senza tornare ad analizzare questioni di cui ho già parlato, confermo la mia impressione sulla mancanza di una caratteristica che unifichi il fantasy italiano e lo distingua: però non è necessariamente un male (la carenza di autori davvero validi lo è, ovviamente). La maggior parte del fantasy italiano (non necessariamente la maggior parte dei titoli, ma quelli che vendono qualcosa) è roba per ragazzini, semplicistica, pubblicata da case editrici che forse sperano di ripetere il colpaccio di Licia Troisi o di pescare in un laghetto dove qualche guadagno forse si riesce ancora a tirare su. Laghetto che gli addetti ai lavori però a volte non conoscono, o che snobbano con distacco intellettualoide.
Ma quello non è il fantasy che mi interessa. Essenzialmente mi occupo di quello che (ed è la minoranza) faticando a imporsi all'attenzione degli editori e a trovare la strada della pubblicazione, cerca di rivolgersi a un pubblico (anche) adulto.

Dal 2006, anno in cui ho deciso di riprendere in mano il mio romanzo (quel Magia e Sangue che riesce ogni tanto a classificarsi nei concorsi ma non ancora a vincere) ho letto parecchi libri di italiani. Dopo un po' di tempo, se voglio tirare le somme ed esprimere un parere, devo dirmi moderatamente deluso. Moderatamente perché non credo che sia tutto letame il fantasy pubblicato a casa nostra e spesso è evidente che le idee ci sono, e talvolta anche una buona capacità di esprimerle. Tutto sommato però lo scrittore italiano in generale ha poco in mano il mestiere, se paragonato agli stranieri che leggo (prevalentemente anglosassoni, esordienti non esclusi, e letti spesso in lingua originale).

Intendiamoci: non ho la mania delle norme di scrittura creativa o il culto dello show don't tell. Molti scrittori italiani non conoscono le regole canoniche che vanno per la maggiore, ma anche gli stranieri spesso ne fanno a meno, perciò la mia è una impressione generale di lettura e basta. In generale lo scrittore italiano è meno scorrevole, più incerto e meno divertente. Insomma c'è parecchia strada da fare.

Anche le scelte degli editori qualche volta mi lasciano perplesso, a dir la verità. Nel senso che, se è vero che capisco (magari di malavoglia) che cerchino di sfruttare la moda degli scrittori ragazzini o di un certo stile giovanilistico che esiste oggi, producendo una massa di libri che io personalmente non ho voglia di leggere, è anche vero che quando si cerca di uscire con qualcosa di più (ovvero libri per adulti e con qualche pretesa di qualità), il risultato è assai incerto.
Più di una volta titoli usciti per un editore valido o validissimo, e osannati come se fossero chissà che cosa, non mi sono affatto sembrati superiori alla media degli esordienti italiani. A volte si scopre di meglio negli angoli più nascosti: tra chi pubblica con case editrici minuscole o addirittura a pagamento.


A sinistra: critico letterario italiano




Dulcis in fundo. Se proprio devo tirar fuori dei nomi, fra i libri letti in questi anni il miglior esordiente trovo che sia Francesco Barbi con il suo Acchiapparatti di Tilos. Tra gli scrittori già affermati, il libro per me migliore è Pan di Francesco Dimitri.
Sempre fra le mie letture (italiane e fantastiche) di questi anni, gli unici scrittori di levatura internazionale mi sono sembrati il suddetto Dimitri e Valerio Evangelisti. Oltre, ovviamente, a Italo Calvino, visto che ho di recente letto anche uno dei suoi libri di argomento fantastico, ma è gloria di parecchio tempo fa...

Continuerà il Premio Immaginario? Come al solito, è in forse. Ho un grosso arretrato di libri stranieri da leggere e il 2010 potrebbe essere l'anno in cui cercherò di recuperare il ritardo.

10 commenti:

Zaccaria ha detto...

Sono contento e lusingato. Come sai, “L'acchiapparatti” sta per uscire in una nuova versione. Se tu avessi voglia di rileggerlo, fammelo sapere. Sarei molto curioso di avere un tuo parere. Ho lavorato molto sul testo e sono convinto che la nuova edizione sia più matura nello stile, priva di alcune ingenuità e più “equilibrata”... Una curiosità: si potrà sempre parlare di esordio?
Un saluto,
Francesco.

by Ax ha detto...

Ho più libri da leggere di autori italiani fantasy di quanti ne abbia letti, per cui non posso esprimere un parere netto. Quindi, nel mio piccolo, ammetto che la mia impressione si avvicina alla tua. Più che 'moderatamente deluso' sono 'moderatamente entusiasta' e per le ragioni che citi: "In generale lo scrittore italiano è meno scorrevole, più incerto e meno divertente.". Quel 'meno divertente' l'ho percepito anche io, quasi fosse un aggettivo da evitare per paura di togliere spessore all'opera. A me sembra manchi ancora una certa leggerezza nella scrittura — Tarenzi con "Pentar" si è avvicinato molto.
Ripeto, è un'impressione e basta, nessun giudizio di demerito. Continuerò a leggerne molti altri, come Francesco "Zaccaria" Barbi, per l'appunto ;)

In merito all'etichetta "esordio" della nuova versione de "L'Acchiapparatti", la mia opinione è che non possa più considerarsi tale, proprio perché ora si possono evitare quelle 'ingenuità' della prima versione, magari emerse dai commenti dei lettori; cosa che non si può fare in un 'vero' esordio.
Ma in fondo, queste, sono quisquilie. :)

Bruno ha detto...

@ Zaccaria: purtroppo ho da leggere diverse cosette al momento ma chi lo sa che l'Acchiapparatti non ritorni nelle mie mani: quanto al fatto se si possa definire un esordio o no, è una domanda che mi fa riflettere: io ho un libro nel cassetto da oltre dieci anni, l'ho rivisto e rimaneggiato diverse volte: se nel frattempo fosse stato pubblicato, ciò che è diventato ora non sarebbe più un esordio, ma visto che non è pubblicato, se ci lavorassi ancora e poi uscisse sarebbe comunque nuovo di pacca. E' logico? Detto così sembra di no, ma un libro dopo la pubblicazione ha comunque ricevuto il giudizio di tanta gente e magari si capiscono cose che non sarebbero state comprese dandolo solo da leggere a qualche conoscente. Quindi sinceramente non so cosa pensare.
Nel caso di Zeferina, che ho letto nella seconda edizione curata da un'altra casa editrice, l'ho trattato comunque come un esordio anche perché la prima edizione era un oggetto mitico, rapidamente scomparso dalla circolazione.

@ by Ax: tra moderatamente deluso e moderatamente entusiasta ci sono sfumature, forse di aspettative iniziali e forse di ottimismo. Possono andar bene tutt'e due, credo.
Quanto al divertire: qua e là vedo ancora (o credo di vedere, che magari mi sbaglio) una volontà di darsi arie da grandi intellettuali (non faccio nomi, non voglio polemizzare) o di scrivere "la cosa seria" (per me questo ha rovinato un po', ad esempio, il sopracitato Zeferina). E' una cosa molto italiana, accademica, polverosa. Insomma qui da noi se hai scritto un libro per divertire il pubblico alla fine ti mettono in imbarazzo, devi giustificarti o sei un povero cialtrone.
Per carità, lo capisco, visto che da noi per divertire il pubblico si stampano anche delle incredibili porcherie (lo fanno anche gli stranieri, però).
Ma mi torna alla mente l'intervista a Rothfuss (quello del Nome del Vento) che ho citato nel mio post (Letteratura seria e quella di serie B, il link lo trovate qui a destra fra gli articoli che ritengo sempre attuali e importanti). L'accenno a quel contenuto di qualità che fa la differenza, indipendentemente dal fatto che uno abbia scritto di draghi e magia o che si sia dilungato in struggimenti sul suo piede sinistro.
Prendo ad esempio un libro che sto leggendo adesso, I Pirati dell'Oceano Rosso di Scott Lynch (seguito degli Inganni di Locke Lamora): Lynch è uno scrittore anglosassone abbastanza tipico, ovviamente uno bravo ma come tanti, spudoratamente commerciale e cercatore dell'intrattenimento: dubito che abbia pretese di creare una pietra miliare del fantasy, ma sa dare il divertimento e allo stesso tempo farti trovare il punto che fa riflettere, che sa prenderti e commuoverti senza essere banalmente strappalacrime, sa parlare alla tua intelligenza.
Senza rinunciare a divertirti. Questo forse scarseggia fra gli italiani, la capacità di divertirti con intelligenza e scrivendo anche qualcosa di buono.

by Ax ha detto...

Appunto, Bruno, manca (sto generalizzando, e me ne scuso) la serenità emotiva di creare una storia facendo divertire chi la legge, quasi come se far sorridere o essere leggeri (leggeri, non superficiali) fosse in antitesi con la riflessione. Uhm, "Zeferina" l'ho letto ultimamente ma non ho avvertito quel tipo di sensazione, più che altro perché il tema e l'ambientazione erano abbastanza scure di suo, quindi difficile pensare alle risate. Però, forse, qualcuna qui o là avrebbe alleggerito la tensione. :)
Ho trovato azzeccato quel tuo 'polveroso', rende bene l'idea. Ma sono certo che, una volta maturata la giusta esperienza, anche qui da noi vedremo delle cose pregevoli. I semi sono piantati, aspettiamo la pioggia.

D'accordissimo su Lynch: bravo come molti altri, eppure unico nel suo essere divertente per divertire.

Bruno ha detto...

I semi sono piantati, aspettiamo la pioggia.... speriamo!

Celtibera ha detto...

Ma si può leggere il tuo romanzo?
In questi giorni devo urgentemente mettermi a leggere qualcosa di fantasy, altrimenti divento troppo seria!
Scusa, ma non ho letto tutto il post, è troppo tardi (magari indichi dove si può scaricare e mi è sfuggito!).

p.s: Forse non hai vinto perchè non hai lecato abbastanza. Dal modo incui ti esprimi penso che il tuo romanzo è senza dubbio molto bello di certe "cose" che vendono in libreria.

p.s2.Se si può leggere qualche capitolo, fammi sapere.

p.s3.Ma non c'è un'opzione che ti avverte quando il commento ha ricevuto una risposta? Ma che ci fai ancora su blogspot? Passa a wordpress, no?

Bruno ha detto...

@ Celtibera: andiamo con ordine: se riesci a trovare il mio indirizzo di posta elettronica (aiutino: è qui sul blog in bella vista) e a chiedermeli via email, in risposta ti mando i primi capitoli. Se ce la fai a leggerli poi mi mandi un commento critico.

Il post se lo vuoi rileggere lo trovi su http://mondifantastici.blogspot.com
ovviamente (dal tuo commento immagino che mi leggi tramite feedreader).

Quanto al leccare. Io non lecco e nemmeno sparo a zero carognate contro nessuno, anche se qualche critichina ogni tanto mi scappa come è giusto. Comunque leccare non è tutto, in quello che succede c'è una logica. Il mercato è prevalentemente fatto di giovanissimi, vuole l'eroe ragazzino che magari è un frignone ma ha i super poteri e fa il mazzo a tutti quanti. Se pubblicano questa roba gli editori forse ci guadagnano qualcosa. Se pubblicano fantasy diverso rischiano di perderci i soldi e trovarsi i magazzini pieni di invenduto, quindi lo fanno raramente: pertanto libri come il mio (che non è certo una cosa per intellettuali ma non è per ragazzini e non è semplicistico) hanno difficoltà ad uscire. Sono arrivato alle finali in due concorsi su tre cui ho partecipato, è già qualcosa.

Ho una opzione che mi avverte quando ho avuto una risposta, ebbene sì, se no farei fatica a cancellare i messaggi di spam che infestano il blog (a dire il vero qualcuno qua e là è rimasto). Essendo poco ferrato in materia informatica, non so cosa potrebbe darmi wordpress di più...

Celtibera ha detto...

Volevo postare un piccolo commento sul primo capitolo (il resto ti è stato inviato poca fa tramite e-mail).

Premetto che non ho nessuna autorità in materia per giudicare la “bellezza” e la tecnica di un romanzo, quindi le mie opinioni vanno prese con le pinzette. Ma sono sincere.

Nel complesso mi è sembrata una lettura interessante, c’è qualcosa di giallo nella storia. Le ambientazioni però sono molto scarse sebbene la città mi ricordi un po’ L’Antica Roma (ma forse sono io che sono fissata).

L’atmosfera del tuo romanzo potrebbe essere interessante, ma le descrizioni sono ridotte al minimo indispensabile e c’è poco movimento. Come ti ho detto privatamente a me piace molto sentire gli odori e i suoni dell’ambiente, e in questo aspetto il romanzo è carente. Un’altra cosa che non mi è piaciuto sono state le descrizioni dei personaggi, tutte buttate lì di fretta. Tutte insieme. Invece ho apprezzato (e non di poco) l’utilizzo delle droghe da parte di alcuni personaggi perché da ciò si capisce lo squallore della città (senza bisogno di dire “la città era squallida e piena di drogati”).
Vorrei però vedere più movimento nei personaggi quando parlano e più azione di sottofondo. Per ultimo, come ti ho già detto, le espressioni “pagano” e “al diavolo” hanno senso soltanto se la storia si svolge in un contesto cristiano, altrimenti sono fuori luogo.
Nel complesso però mi è sembrata una storia originale (anche se non ho gradito che tutte siano delle gnokke, vorrei vedere qualche donna sdentata ogni tanto) con un certo livello di suspense. Di sicuro non è la solita storia fantasy, ma vorrei più descrizioni. Sono sicura, anzi sicurissima, che tu conosci fino al ultimo vicolo della città, ma forse per timore a descrivere troppo non ci sveli i suoi segreti.

Celtibera ha detto...

Volevo postare un piccolo commento sul primo capitolo (il resto ti è stato inviato poca fa tramite e-mail).

Premetto che non ho nessuna autorità in materia per giudicare la “bellezza” e la tecnica di un romanzo, quindi le mie opinioni vanno prese con le pinzette. Ma sono sincere.

Nel complesso mi è sembrata una lettura interessante, c’è qualcosa di giallo nella storia. Le ambientazioni però sono molto scarse sebbene la città mi ricordi un po’ L’Antica Roma (ma forse sono io che sono fissata).

L’atmosfera del tuo romanzo potrebbe essere interessante, ma le descrizioni sono ridotte al minimo indispensabile e c’è poco movimento. Come ti ho detto privatamente a me piace molto sentire gli odori e i suoni dell’ambiente, e in questo aspetto il romanzo è carente. Un’altra cosa che non mi è piaciuto sono state le descrizioni dei personaggi, tutte buttate lì di fretta. Tutte insieme. Invece ho apprezzato (e non di poco) l’utilizzo delle droghe da parte di alcuni personaggi perché da ciò si capisce lo squallore della città (senza bisogno di dire “la città era squallida e piena di drogati”).
Vorrei però vedere più movimento nei personaggi quando parlano e più azione di sottofondo. Per ultimo, come ti ho già detto, le espressioni “pagano” e “al diavolo” hanno senso soltanto se la storia si svolge in un contesto cristiano, altrimenti sono fuori luogo.
Nel complesso però mi è sembrata una storia originale (anche se non ho gradito che tutte siano delle gnokke, vorrei vedere qualche donna sdentata ogni tanto) con un certo livello di suspense. Di sicuro non è la solita storia fantasy, ma vorrei più descrizioni. Sono sicura, anzi sicurissima, che tu conosci fino al ultimo vicolo della città, ma forse per timore a descrivere troppo non ci sveli i suoi segreti.

Bruno ha detto...

Uh, forse per i commenti a Magia e Sangue dovrei aprire un post a parte. Comunque, l'ambientazione è molto stringata a favore di altri elementi (però forse non si capisce dai primi capitoli): ovvero la storia che parte dall'indagine e si evolve alla tensione di una sfida pesantissima che dovrebbe prendere il lettore, si spera, in un coinvolgimento del tipo "voglio sapere come va a finire."

La città è ispirata alle città marinare italiane, ma il mondo ha delle caratteristiche sue molto particolari, per cui non c'è una sapore di città stato mediterranea forte come potrebbe essere in Locke Lamora. Forse qualcosa vedrai se vai avanti a leggere. Della città conosco molto più di quello che si vede ma la storia poi si svolge fuori, per lo più... quindi l'ambientazione urbana non è prevalente.

L'uso delle droghe, ahem, forse sarebbe una cosa che farei subito saltare se venissi pubblicato. Ci dovrei pensare ovviamente ma la prima sensazione è di disagio a includere certe cose in un testo che possono leggere dei ragazzi. I ragazzi veramente di droghe ne sanno già più di me, mi si potrebbe rispondere, però, però...

Quanto al "pagano": c'è una religione monoteista che sta cercando di avere la meglio sui politeisti, il significato di disprezzo della parola "pagano" ci sta, non ho ritenuto di creare termini apposta. Quanto al diavolo, beh, non parlo abbastanza della religione ma non è mica detto che i diavoli non ci siano... anzi ci sono però lo ammetto: in effetti è vero che non entro MAI nel problema, in tutto il libro. Faccenda da rettificare.

E le gnokke, beh, cosa sarebbe il fantasy senza le gnokke? :) Nel secondo libro (che non è finito) comunque compare una donna comandante militare, attempata e ammaccata.

Grazie per i commenti. Adesso corro a leggere l'email.