venerdì 13 giugno 2008

Delos e dintorni


Ho completato (ieri) il corso di scrittura creativa della Delos Books. Si parlava della possibilità di numerosi interventi ma alla fine il corso è stato un "one man show" tenuto da Franco Forte, autore che provenendo da molteplici e differenziate esperienze sul campo, ha delle cose ben precise da dire riguardo al mestiere di scrivere.
Visione orientata al mercato, innanzitutto. Hai qualcosa di interessante da dire se qualcuno è interessato a leggerla. Se scrivi qualcosa che sarebbe stato molto bello per i gusti di trent'anni fa... be', hai scritto qualcosa che andava scritto trent'anni fa. Ovviamente questo mi pizzica un tantinello, visto che il fantasy che vorrei scrivere io non è quello che va di moda adesso.
Poco spazio per l'arte fine a se stessa, insomma, molte informazioni interessanti, e spero anche utili, per uscire da quel terribile "Comma 22" che suona sempre nella mia testa in versione personalizzata:

se non hai già pubblicato nessuno ti da retta, ma se nessuno ti da retta non puoi riuscire a pubblicare


Ma c'era anche l'incoraggiamento ad avere "coraggio nel difendere le proprie idee." Non si sa mai, si potrebbe anche avere ragione!
Insomma, è stata un'esperienza interessante, e anche il confronto con certe realtà dei fatti può sì essere demoralizzante, ma è sempre meglio che tenere la testa sotto la sabbia. Un 8 e mezzo al corso della Delos Books!

7 commenti:

LucaCP ha detto...

Io penso che i "Corsi di scrittura creativa" siano un paradosso. Voglio dire, se la scrittura è "creatività", come può essere vincolata a delle leggi? Ovviamente si tratta di un parere personale (forse neanche tanto giusto ^^) però è meglio sbagliare scrivendo che scrivere evitando di sbagliare. Molte cose le ho imparate a mie spese, altre leggendo libri su libri... comunque alla fine - ripeto - è una cosa soggettiva. Se tu dici che il corso ti è stato d'aiuto, ben venga! Forse sono stato influenzato dalla bruttissima esperienza con un corso della mia facoltà =P

Bruno ha detto...

La scrittura creativa dovrebbe insegnare cosa fare (e cosa non fare) per scrivere in una maniera consona alla forma che oggi va per la maggiore. Ad esempio, la faccenda dei punti di vista, evitare l'intrusione dell'autore ecc... si tratta di nozioni pratiche per evitare di fare gli errori più diffusi. Se lo si impara da un corso (anziché dalla lettura di tanti libri) non c'è nulla di male.
Ovviamente uno potrebbe decidere di fare l'originale, pensare che è cosa buona e giusta interrompere la narrazione per rivolgersi direttamente ai lettori (tanto per fare un esempio di una pratica comune in passato, ma che oggi è generalmente evitata come la peste ed è quindi raro incontrare). Va tutto bene, gli innovatori (o i riscopritori delle tradizioni) devono esistere. Ma devono essere proprio gli esordienti alla prima esperienza?
Sulla questione dell'aggettivo "creativa" affiancato a questi corsi, ovviamente si possono avere dubbi. Però nell'incoraggiamento alla ricerca dell'idea vincente, negli esempi delle trame azzeccate o degli spunti vincenti che altri hanno creato in passato, può venire stimolo creativo.

Poi ovviamente c'è la questione del mercato.
Sono perfettamente d'accordo che c'è poca creatività in tutto quello che oggi si dice creativo proprio perché, più che mai, è diffusa negli editori la volontà di compiacere un mercato di massa.
D'altra parte si deve essere consapevoli della difficoltà di trovare spazio nelle nicchie a cui vorremmo appartenere, convinti magari di aver scritto la grande opera. Non mi sono convertito ma il corso di Franco Forte è stata una salutare doccia di... pessimismo su certe aspirazioni. E ricordiamoci che il mercato una volta non era di massa, magari, ma era sempre mercato.

Scrivere quello che si può vendere può essere una palestra necessaria o anche inevitabile. Talvolta (forse, ma non mi illudo che sia sempre così) può anche essere la massima sfida, tentare di accoppiare popolarità e diffusione con qualità di contenuti.

Scrivere per se stessi può essere uno sfogo destinato a rimanere tra se stessi e alcuni amici che ci leggeranno. Se hanno ragione quelli che dicono che nell'arte ha valore ciò che viene fruito da un pubblico, potrebbe anche essere un esercizio sterile.
Ognuno deve fare le sue scelte.

Bruno ha detto...

... e siccome la mia risposta sembra più una elucubrazione personale che non un messaggio rivolto a Luca, aggiungo:
-Sulla creatività probabilmente hai ragione, ma padroneggiare la forma dovrebbe permettere di liberarla più facilmente. Però hai ragione sul punto dove hai messo l'accento. Essere creativi (avere talento) è una dote personale. Non trasferibile mediante corsi.
- Non so quale sia stata la tua esperienza, io avevo già partecipato a un corso (quello del comune di Milano) e lo avevo trovato molto interessante (era però diversissimo da questo della Delos Books). In questa nuova esperienza posso dirti che ho trovato stimolante il relatore, interessante il confronto con gli altri partecipanti, del tutto positivo il corso anche se tante cose le sapevo e certe volte, come ho detto, ho sentito realtà che non mi piacevano. Insomma ne è valsa la pena. Ho i brividi a pensare che ero lì tutto micragnoso, a non voler spendere la quota di partecipazione (una cifra modesta), a farmi dubbi sul trovare la voglia di alzare il posteriore due sere a settimana, salire in auto e guidare per 40 minuti fino alla sede del corso... quando c'erano persone che venivano da altre regioni (!) pur di esserci.

Anonimo ha detto...

La creatività pura, dal design alla scrittura alla musica, se non è sostenuta dalla tecnica dura poco. Anzi nel lungo periodo è proprio la tecnica che fa esaltare la creatività.
Sul discorso della visione "market oriented" citata dal mio compagno di corso Bruno, purtroppo e sottolineo purtroppo, dobbiamo adeguarci: le regole non le scriviamo noi, possiamo solo scendere a compromessi, se siamo fortunati. E difendere le ns idee nel tempo, quando avremo (speriamo!) un minimo di potere contrattuale per poterlo fare.

Lo dice uno che ama l'heroic fantasy alla Gemmell, alla Elric, e che non ne può più di vedere trovate commerciali sugli scaffali a danno della qualità.
Ma appunto presentare qualcosa in stile Moorcock sarebbe "da un punto di vista del mercato" pura follia.

Bruno ha detto...

>Anzi nel lungo periodo è proprio la tecnica che fa esaltare la creatività.

Bravo Carlo, lo hai detto meglio e molto più in breve di quanto fossi riuscito a fare io!

@Rudy: per il mio indirizzo email basta guardare sulla colonna di destra il mio profilo personale.

Anonimo ha detto...

Molto interessante il tuo blog! Un saluto

Bruno ha detto...

@Aislinn: grazie!