Avete voglia di contestualizzare, e quindi accettare che certi vecchi film russi abbiano lunghe sequenze lente, dialoghi filosofici spesso improbabili, e via dicendo, eppure possono comunque essere degni di nota? Se volete fare questo sforzo, allora Solaris, film del 1972 del regista russo Tarkovsky, quasi certamente vi piacerà. Almeno credo. (Nota: di Tarkovsky vidi anni fa Andrei Rublev e non mi fece una grande impressione, era pesantissimo; questo film è molto meglio). Solaris è tratto da un romanzo di fantascienza dal medesimo titolo, scritto da Stanisław Lem. Premetto che ho visto il film su Amazon Prime e mi sono accorto che in parte è doppiato in italiano, in parte solo sottotitolato; da questo deduco che la versione originale, lunga oltre due ore e mezza, sia stata pesantemente tagliata quando presentata dalle nostre parti con un doppiaggio.
Partiamo con una delle parti sottotitolate, una premessa piuttosto lunga in cui ci viene spiegato che la base spaziale di Solaris presenta parecchi problemi. Ci sono stati incidenti, l'equipaggio manda messaggi senza senso, il rapporto di un pilota tornato da lì parla di cose impossibili. A vedere cosa succede va lo psicologo Kris Kelvin (interpretato da Donatas Banionis, lituano, che ebbe una parte nel film La Tenda Rossa sull'impresa dell'esploratore Umberto Nobile).
Il pianeta Solaris è coperto da uno strano oceano e da nubi, per cui la stazione spaziale vi orbita intorno e non c'è alcuna base o pista d'atterraggio sul suolo (che in effetti non esiste, c'è solo mare). Quando Kelvin arriva, trova un ambiente disordinato e sudicio, e non viene accolto da nessuno. Uno dei tre uomini rimasti sulla base si è suicidato. Degli altri due, uno è Snaut, amichevole ma un po' scollegato mentalmente (l'attore è Jüri Järvet, estone). L'altro, Sartorius, sembra avere fin dall'inizio una certa antipatia verso Kris Kelvin e persegue dei propri progetti nonostante il dissesto della base spaziale (l'attore è Anatoly Solonitsyn, anche lui visto in Andrei Rublev).