Il discorso può sembrare off topic ma lo è fino a un certo punto. Per quanto riguarda il fantasy, che viene letto spesso dai giovanissimi, non lo è per niente: nella narrazione fantastica infatti c'è una gran quantità di ammazzamenti.
La storia fantasy tipo ha a spesso a che fare con la guerra
e non credo peraltro sia il caso di raccontare a un tredicenne che in guerra non ci si ammazza. Forse però sulla descrizione degli atti violenti sarebbe opportuna una certa cautela, una riflessione sul pubblico a cui la storia è destinata. La descrizione di come il
Dottor Scherzo (in Elric di Melnibone) tortura i prigionieri per farli parlare tagliando loro lembi di carne e gettandoli con
nonchalance nel fuoco contiene un sadismo compiaciuto (proprio nella rapidità dell'atto menzionato quasi di sfuggita) che meriterebbe l'etichetta di vietato ai minori di 18 anni... ma appena lo scrivo mi rendo conto che: 1) io l'ho letto prima dei 18 anni e non mi sembrava niente di così terribile e 2) probabilmente con questa affermazione somiglio più che altro a una dama di carità.
Personalmente faccio una distinzione fra lettura (che vede sempre il fruitore costretto a impegnare il cervello per seguire la narrazione e quindi non ne viene influenzato per via subliminale) e visione televisiva o cinematografica dove l'immagine o il messaggio va a segno senza dare il tempo di essere elaborato.
E c'è anche una distinzione da fare per quanto riguarda la preparazione culturale di chi riceve un messaggio.
La persona ha diritto di leggere e di vedere. Ma forse bisognerebbe anche riflettere su come lo spettacolo violento può essere vissuto da chi vi assiste. Un esempio classico è quello di
Arancia Meccanica, un film violento (ma oggi non è più nemmeno VM18!) che a me piacque molto, ma che ha aperto la strada a molte pessime cose. Un grande regista (
Stanley Kubrick) si ispirò al libro di un bravo scrittore (
Anthony Burgess) e creò un capolavoro che non era privo di una sua morale e di una serie di messaggi, ma soprattutto si distingueva per una accattivante
estetica della violenza che forse non è mai più stata superata. Vi fu polemica, Kubrick chiese e ottenne che venisse ritirato in Inghilterra, ma più che altro lo fece per non aver problemi a casa propria.
Pur essendo ben lontano dalla
pornoviolenza di oggi (vedi film come
Hostel, ecc...) quello fu uno dei lavori che spianarono la strada. Un conto è lo spettacolo violento propinato a coloro che, cresciuti in un'epoca dove si era ancora bravi ragazzi timorati di dio, lo vedevano con il filtro di tutta una serie di barriere morali e culturali. Un altro è il risultato devastante che si ha nella società che è venuta dopo, totalmente sbracata e senza punti di riferimento. Burgess, che poverino aveva scritto il ben più moderato libro e non girato il film, si è pentito della sua opera e anche di aver difeso a spada tratta il lavoro di Kubrick: ebbe dunque l'onestà intellettuale di riconoscere che il tempo gli aveva dato torto.
Il diritto di assistere a uno spettacolo violento non è sempre stato dato per scontato, anche se nel mondo occidentale c'è sempre stata una gran quantità di spettacoli crudeli sanzionati dalla società, dai gladiatori di antica memoria alle corride, per non parlare del... pugilato. Quello che non passava era la violenza fine a se stessa, non mascherata da competizione. Oggi c'è tutto quello che si vuole. E sarebbe molto difficile proibire la fruizione di uno spettacolo violento. E' una situazione ideale?
Quando gli adolescenti assistono a (o traggono dai libri, sempre che ne leggano) scene di violenza a valanga, quando i giochi per computer forniscono una bizzarra visone in cui vai in giro a sfracellare gli avversari con armi potentissime e se vieni beccato tu, perdi "una vita" e ricominci subito daccapo, non c'è da stupirsi se diventano così normali crimini come un omicidio, uno stupro, o l'accanirsi contro chi non sa difendersi. Poi davanti al giudice o alla polizia, i colpevoli non riescono a spiegarsi quello che è successo, o non capiscono di aver fatto qualcosa di male. Non dico che succeda sempre, però succede.
La società dovrebbe proporre una morale o lasciare il diritto di scegliersi la propria? Non so, di fatto quando i genitori o i prof dicono quattro parole contro la violenza in una società che la fa respirare dappertutto,
non sono credibili.
Nella trilogia cinematografica del
Signore degli Anelli la violenza è relativamente moderata (poco sangue), e questo è un bene. Però c'è una particolare visione manichea molto comune nel fantasy: la chiamerò in maniera molto impropria disumanizzazione dell'avversario. Impropria perché intanto l'avversario per lo più non è umano (orchi o altri mostri ripugnanti), e in secondo luogo perché la "cattiveria" del nemico è connaturata e non è frutto di una propaganda dei "buoni," perciò non è opinabile.
Tuttavia il risultato è che, quando si può, il nemico va sterminato senza pietà, è una massa anonima che va spazzata via senza patemi morali, va macellata di gusto, e questa è la sensazione che viene trasmessa allo spettatore (e al lettore del libro). Stessa cosa che succede nel sadismo cinematografico in genere, quando allo spettatore possono essere propinati con tranquillità spettacoli di intensa crudeltà con la giustificazione che chi subisce è "malvagio" e quindi se lo merita.
Per citare un esempio non fantasy e abbastanza lontano nel tempo a dimostrazione della generalità di questa tendenza, posso riferirmi al film
Quella Sporca Dozzina, in particolare due scene, quella in cui una di queste simpatiche canaglie cattura, terrorizza con compiacimento e poi
lavora di coltello una donna tedesca nel caposaldo dove è riuscito a penetrare, e quella in cui la sporca dozzina brucia vivi i tedeschi che si sono rifugiati in un bunker sotterraneo (mettendosi così in trappola). Va tutto bene perché sono nazisti, e magari in guerra va veramente tutto bene perché si deve vincere, si è in pericolo ecc... ma in realtà l'operazione, anche qui, è quella di giustificare uno spettacolo crudele.
Dove voglio andare a parare? Non ho le idee chiarissime ma so che l'esposizione a spettacoli violenti in tenera età fa male. I libri mi preoccupano di meno: la violenza sulla pagina scritta viene per forza interpretata di più e filtrata più razionalmente. Film e televisione invece credo (utopicamente) che dovrebbero adottare ben altri standard, tenendo conto di tutte le persone che andrebbero tutelate (anche perché si leggono i libri a un'età più adulta, se si leggono). La televisione può avere effetti devastanti e creare dei veri e propri traumi. Sforzandosi probabilmente ciascuno di noi può ricordare qualche scena che lo ha colpito negativamente e che si è ricordato per un pezzo, perché l'ha vista ad un'età in cui non poteva ancora pienamente interpretarla e comprenderla. E non si tratta semplicemente dei film e telefilm (che comunque fanno entrare nelle case migliaia di scene di omicidi visto che la censura funziona solo contro le scene di sesso...) ma anche semplicemente di scene dure che vengono tranquillamente trasmesse dal telegiornale. Quando si è bambini non si riesce a capire
veramente tante cose.
Uno potrebbe pensare che, per essere preparati alla durezza della vita, si debba ricevere la giusta dose di shock e visioni terribili fin da piccoli. Invece, chissà perché, non è così. I bambini crescono psicologicamente forti se vengono protetti dalla realtà e dalla visione del male.
Poi rimango dell'opinione che chi è maggiorenne e vaccinato abbia il diritto di vedersi tutta la violenza e la pornografia di questo mondo, magari ricevendo un avvertimento che lo renda consapevole di stare facendo qualcosa sopra le righe, e lo ammonisca a non esporre altre persone meno consapevoli. D'altra parte, c'è molta violenza in quello che scrivo, in quello che leggo, e nei film che guardo, e non voglio fare un discorso ipocrita. Ma resto convinto che sia imbecille la maniera in cui si permette che ragazzi di 13, 14 anni e perfino bambini piccoli vengano esposti a certi spettacoli. So anche, ovviamente, che tutto il discorso che sto facendo suona fuori posto nel mondo di oggi.
Un articolo del corriere sul
'pentimento' di Anthony BurgessQuella Sporca Dozzina su Wikipedia (in inglese)
Sulla violenza in televisione le pagine di
Nonluoghi.info, della rivista online
Bibliomanie, e di un sito creato dal
cappellano di un carcere.