sabato 25 ottobre 2008

Riflessioni inumane



Nella fantascienza gli alieni sono alieni perché... sono alieni. E che diamine, non sarà mica possibile che si siano evoluti uguali a noi a centinaia di anni luce di distanza. Ovviamente possono avere delle qualità che servono alla trama del film o del libro che li rappresenta.
Ad esempio Alien è una specie di bestiaccia da preda quasi impossibile da sconfiggere. La Cosa del film di Carpenter può assumere l'identità e il modo di fare di chiunque (il che diffonde una certa paranoia tra i suoi avversari). E così via.

Nel fantasy le specie non umane cosa ci stanno a fare? Innanzitutto sono mostri dotati di intelligenza. Orchi, Troll eccetera, presi dal folklore o inventati e reinventati dagli autori, servono a creare la minaccia, e ad essere ammazzati in quantità industriali. L'orco è feroce, infido, puzzolente... e così via. I vari zombi, scheletri, vampiri non sono neanche non umani: sono trasformazioni di esseri umani.

I non umani che non siano nemmeno mostri invece tendono a rispecchiare qualche qualità particolare o a esprimere il sovrannaturale.
Il nano tolkieniano è avido di ricchezza, è coraggioso, talvolta attaccabrighe. L'elfo è un custode della natura, incarna la saggezza, è un essere magico e quasi semidivino. Gli hobbit... insomma avete capito no?

Ben poco se ne fa il fantasy, in genere, di esseri intelligenti non umanoidi, salvo qualche mostro particolarmente cattivo (ovvio che ci sarà qualche eccezione). Ma direi che l'essere senziente non umano, nel fantasy, se non è un misterioso nemico da eliminare deriva strettamente dall'umano.

E' un aspetto che andrebbe ulteriormente esplorato?
Non so. Se qualcuno scrivesse un libro con delle scolopendre intelligenti che interagiscono con gli uomini, a chi verrebbe voglia di leggerlo?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Da non studioso, una volta mi sono interrogato sulla questione (tipo per due minuti). Sono arrivato alla conclusione che non è tutta colpa degli autori.
E' più facile rendere caratteristico un mostro se è cattivo perché vuole ammazzare l'uomo e tutta una serie di discorsi sul bene e sul male.
Se però c'è convivenza tra uomini e altre razza in uno stesso pianeta le cose sono diverse.
Prima di tutto devono avere coscienza di sè, poi c'è l'evoluzione sia fisica che mentale che li porta a quello che sono.
Il fatto è che noi siamo individui, ma anche società e quindi c'è una doppia relazione che nel tempo porta a dei cambiamenti.
SI potrebbe dire: Gli uomini la pensano in un modo e gli elfi in un altro.
Questo ha senso, ma è falso. Sarebbe possibile se uomini ed elfi fossero sempre vissuti separati, ma ciò non è possibile.
Alla fine, più che ragionare su razze diverse, è più fruttuoso e sensato pensare a popoli che si sono influenzati a vicenda, non necessariamente separati geograficamente, e al massimo con culture diverse derivanti dalla religione o dalla filosofia.

Nella fantascienza è più facile caratterizzare una razza perché si parla di mondi diversi.

P.S Io ti consiglio il manga Kiseiju che sto leggendo proprio in questi giorni. La relazione tra uomo e alieno è trattata ottimamente.

Bruno ha detto...

@Claudio grazie innanzitutto per il consiglio, anche se i tempi per aggiungere nuove letture per me sono limitati. Agli scrittori in effetti non do colpe e non credo che abbia senso inventarsi una razza intelligente (la scolopendra di cui sopra) solo per provocazione, sto solo riflettendo sul fatto che l'alieno della fantascienza rappresenta le mille possibilità di sistemi diversi, ecologie diverse ecc... mentre l'alieno del fantasy in realtà serve a stereotipare (verbo che uso qui senza dargli connotazioni necessariamente negative) qualità morali: semplificando, elfo buono, nano avido, orco cattivo ecc...
In effetti sto cercando le eccezioni, e per ora non me ne vengono in mente...

Anonimo ha detto...

credo che tu abbia esattamente centrato il punto: nella fantasy l'alieno serve a sterotipare e, quindi, a semplificare quell'altrimenti complesso processo di creazione e fruizione di un mondo finzionale. l'elfo buono, nobile ed effemminato del fantasy è un dispositivo narrativo molto potente che tradisce uno specifico intento: il fruitore di fantasy (autore e lettore, beninteso) non è generalmente interessato alla scoperta e all'esplorazione, è uno che vuole andare-fare (che di solito significa trovare e ammazzare).
nella fantascienza le cose cambiano (e dovrebbero pure cambiare nella fantasy, e in parte lo stanno facendo): la fantascienza (che è fanta-scientifica soprattutto in questo più che nella presenza di artefatti tecnologicamente evoluti o tecnologie in qualche modo aliene) si interessa alle cose come sono, ha uno sguardo acuto anche se magari esclusivo per specifici elementi. di qui la descrizione di società, tecnologie, pratiche, l'approfondimento sulle ragioni di quel che viene raccontato che, tendenzialmente, nella fantasy non troviamo.

oddio, non so se sono riuscito a spiegarmi.

Bruno ha detto...

Sì, nel fantasy la razza non-umana serve a semplificare il discorso...
Senza voler generalizzare per forza, beninteso.