lunedì 26 marzo 2018

Microscope

In tempi recenti ho condotto qualche piccola diatriba sui giochi che potrebbero/dovrebbero portare aria nuova al, o sostituire addirittura, il Gioco di Ruolo.
Nel presente periodo non gioco, anzi non gioco da un pezzo, ma ho deciso di fare una piccola sperimentazione con Microscope (autore: Ben Robbins), un gioco che "comprende elementi" di Gioco di Ruolo.

Questo Microscope è uno strumento che serve a fare del worldbuilding, ovvero costruire delle ambientazioni, raccontando storie e possibilmente divertendosi. È un "sostituto" più agile e divertente o efficace del Gioco di Ruolo? Su questo punto arriveremo alla fine.

Microscope offre ai giocatori la possibilità di dare un contributo, alternandosi, raccontando un'ambientazione che è anche una storia, seguendo certe regole. Potrebbe forse essere usato anche in solitario, per quanto io mi trovi meglio a metter giù semplicemente le mie elucubrazioni su carta scrivendo schemi o brevi frasi fino a che la creazione prenda forma. Ovviamente è più utile giocarlo con un gruppo non grandissimo di persone, diciamo tre o quattro: la varietà e la freschezza del prodotto finale nasce dai differenti punti di vista, che i giocatori sono invitati a non annacquare con discussioni troppo approfondite prima della sessione.

Ci sono, allo stesso tempo, delle regole per gestire il contrasto creativo quando nascono seri dissidi. Si può cercare di intervenire e, chiamando il consenso generale, modificare o annullare fatti che un altro giocatore sta creando; non entro nel dettaglio, mi limito a dire che sono buone regole per smussare i contrasti senza negarli, anche se con un serio dissidio non ci sarebbe regola che tenga; però questo lo dico solo per esperienza generale, perché la mia serata con Microscope è stata amichevole, all'insegna del gioco e della birra.

lunedì 19 marzo 2018

Annihilation

L'ultimo grido di Netflix si chiama Annihilation, ovvero annientamento, nella nostra lingua. È un film di fantascienza con sfumature horror diretto da Alex Garland, che ha diretto Ex Machina e tra le altre cose è stato lo sceneggiatore di 28 Giorni Dopo, e ispirato al libro omonimo di Jeff VanderMeer, uscito nel 2014. L'aspetto più intrigante del film (che in effetti era uscito nelle sale prima che su Netflix, ma senza enorme successo) è il susseguirsi di trovate insolite e spiazzanti (pur non essendo necessariamente un fenomeno di originalità) accoppiate con un insolito uso di effetti speciali e immagini.


Siamo alle prese con un mistero da risolvere: la biologa (ed ex soldato) Lena (attrice: Natalie Portman) partecipa a una spedizione guidata dalla dottoressa Ventress (Jennifer Jason Leigh) verso un luogo nella costa meridionale degli Stati Uniti dove si è manifestata una "anomalia," finora confinata a una zona paludosa e semideserta, ma che si sta allargando lentamente e prima o poi arriverà a toccare luoghi densamente abitati. La faccenda dura da qualche anno: un "luccichìo" vicino ad un faro, con la successiva morte delle persone andate a investigarlo, è stato l'inizio. Adesso la zona è larga diversi chilometri, accompagnata da quello strano effetto visivo osservato dai primi testimoni, e nessuno vive all'interno, le poche case sono abbandonate, i segnali radio non passano, i droni non funzionano, i soldati inviati in ricognizione generalmente non ritornano.


giovedì 15 marzo 2018

Black Mirror, quarta stagione


La quarta stagione di Black Mirror è iniziata con l'episodio più ambizioso e più divertente, USS Callister, personalmente però ho sentito molto meno parlare degli altri. In effetti, a mio parere, il primo è stato di gran lunga il migliore, mentre alcuni dei successivi non sono stati all'altezza, e nel complesso sono un po' deluso... mi chiedo se la serie nel suo insieme sia ancora così efficace nel perseguire il proprio scopo, ovvero giocare con le nostre inquietudini per il futuro, darne delle visioni talvolta provocatorie, talvolta terrificanti, a volte anche comiche ma sempre con dei significati che danno da pensare.

giovedì 8 marzo 2018

Il Re Giallo


Orrore sovrannaturale e mistero, un po' alla Edgar Allan Poe e un po' alla Lovecraft, quello che ci porta Robert W. Chambers con il suo libro Il Re Giallo, in effetti una raccolta di racconti.

Chambers è un autore vissuto a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, morto nel 1933 dopo una lunga carriera letteraria. Il Re Giallo (che in inglese sarebbe piuttosto equivalente a "Il Re in Giallo") è stato pubblicato nel 1895.

L'autore era sicuramente conosciuto dal "quasi contemporaneo" H.P. Lovecraft (che del resto ha commentato la sua opera ed inserito riferimenti in un proprio racconto) ed è fra le sue influenze fondamentali. Senza dibattere su elementi secondari, mi limito a dire che ci sono due elementi ricorrenti nell'horror di Chambers che non si può evitare di notare ripetuti, e molto amplificati, nel lavoro dello scrittore di Providence: la presenza di un potere sovrannaturale misterioso, terrificante e malevolo, e riferimenti a località lontane, immaginarie, appena accennate, ovvero la città di Carcosa, il lago di Hali e altre ancora: posti da incubo, non orribili ma sottilmente inquietanti, appena intravisti ma certamente presagio di sventura e di morte.

Potrei anche aggiungere che Il Re Giallo, testo teatrale maledetto che ritorna nei racconti di Chambers come elemento della sua "mitologia negativa," nonché titolo dell'intera raccolta, è un testo misterioso e maledetto né più né meno del Necronomicon di Lovecraft.