martedì 21 agosto 2012

Addio Sergio Toppi

Oggi è morto Sergio Toppi, fumettista italiano dal tratto personalissimo e inimitabile. Ma tanto tutti ora leggono i manga quindi la cosa passerà sotto silenzio...

Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno

Termina la trilogia dei Batman diretti da Christopher Nolan e lo fa con una pellicola che per un po' sembra essere la logica continuazione del precedente Il Cavaliere Oscuro, anche con un po' troppe idee prese a prestito. Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno ha in realtà un po' di colpi di scena finali che potrebbero movimentare la scena. E anche lasciare un po' l'amaro in bocca, nel mio caso, perché qualche sorpresa nella sorpresa mi è parsa un po' loffia.

Avevamo lasciato Batman (Christian Bale) come eroe disilluso, che ha perso tragicamente la sua donna e la fiducia della gente. Lo ha fatto per salvare le apparenze della fine eroica di Harvey Dent, che aveva promesso la liberazione dal crimine. Lo ritroviamo isolato da tutto e da tutti, per la disperazione del suo maggiordomo Alfred (Michael Caine) che avrebbe voluto vederlo felice con una donna. Lo ritroviamo anche impoverito, perché ha puntato tutto su una generosa invenzione per creare energia, ma la deve mantenere segreta in quanto può diventare un'arma micidiale (ovviamente questo innesca gli avvenimenti del film).
Il maggiordomo invece ha uno scheletro nell'armadio, non avendo rivelato a Bruce Wayne la verità sui sentimenti della sua ragazza... La morte degli ideali è di nuovo una tematica portante nella trama, perché anche il commissario Gordon (Gary Oldman) ha il suo bravo scheletro nell'armadio, avendo taciuto la vera natura di Harvey Dent, e troverà un giovane poliziotto, John Blake (Joseph Gordon-Lewitt) che gli ricorderà amaramente i valori del vecchio idealismo.
Ma per il momento sembra che vada tutto bene. Se non che il furto di una collana dalla cassaforte di Bruce Wayne, compiuto da una ladra spregiudicata (ovviamente Catwoman interpretata da Anne Hathaway, carina ma poco credibile nei ruoli da forzuta). La felina rapinatrice in effetti ha rubato la collana solo come bonus: deve vendere un'altra informazione riguardante il buon Wayne/Batman, e da qui parte tutto un sinistro complotto.
Complotto che inizia come misteriosa operazione criminal-finanziaria con collegamenti terroristici, ad opera di uno spietato criminale (Bane, ovvero Tom Hardy) e di un magnate della finanza. Con i nomi la smettiamo qui perché, altra caratteristica dei film di Christopher Nolan, la trama è molto articolata e giostra coi destini di molte persone, inutile e troppo complesso inoltrarsi in una descrizione.

Di Bane va detto che, contrariamente alle contraddizioni morali dei buoni, è "puro" nel suo odio e nelle sue motivazioni. Il suo è un voler far del male sia giustificato da vendette personali che da ispirazioni "filosofiche," il che dà una certa complessità a un personaggio che in realtà nelle scene di lotta è fisicità allo stato puro, scambia coi suoi avversari (tra cui ovviamente Batman) mazzate incredibili senza alcuna sottigliezza. Bane, che prenderà l'intera Gotham praticamente in ostaggio e farneticherà di ideali rivoluzionari, in realtà è però completamente nichilistico nella sua anima più profonda. Invece di Catwoman, vile traditrice ma sempre capace di manipolare le situazioni a proprio favore, possiamo sospettare che verrà prima o poi fuori la natura "buona."

Difficile dire molto di più senza tradire troppi dettagli della trama. A mio parere: potente pellicola d'azione, bel finale della trilogia, storia con qualche colpo di scena, ma che difficilmente poteva stare alla pari con il secondo film (Il Cavaliere Oscuro) e infatti non ce la fa, perché i cattivi, nonostante il particolare intrigante del complotto finanziario all'inizio, sono piuttosto lontani dal livello raggiunto dal Joker interpretato da Heath Ledger.
Inoltre la faccenda della Gotham conquistata dai cattivi mi ha fatto sollevare il sopracciglio. Fine della recensione per chi non vuole (troppe) anticipazioni sulla trama...

Alzare il sopracciglio? E vediamo perché, però qui entriamo nel territorio degli spoiler. Se avete letto l'articolo di Repubblica dove si parla di America posmoderna, con le paure sui terroristi post-11 settembre, e sulle implicazioni politiche del film, potreste esservi un po' confusi le idee. Il film parla senz'altro di terrore e ricatto ma va a toccare delle tematiche molto attuali, ovvero fa satira sui vampiri della finanza che dominano il mondo (con tanto di raffiche di mitra sugli schermi dei monitor di una specie di Wall Street affollata di operatori di borsa) e cercano di truccare il gioco con speculazioni sui derivati e aggressioni finanziarie (al controllo della società di Bruce Wayne). Tocca i nervi scoperti del capitalismo in crisi di oggi quando Bane promette giustizia, e gioca con tematiche che raramente si vedono in un film americano, con una Gotham "occupata," i poliziotti prigionieri dei furfanti, il governo centrale sotto ricatto, una repubblica popolare che dura mesi: con tanto di code ai negozi, borghesi stanati dalle loro case lussuose, privati delle pellicce e buttati in mezzo alla strada, e perfino tribunali del popolo, presieduti da un tipo vagamente intellettuale con occhialini tondi da bolscevico sofisticato e crudele (si tratta in effetti di Cillian Murphy, mi ha sorpreso come ha reso bene il tipo...), tribunali che infliggono invariabilmente condanne a morte e che vengono usati da Bane per liberarsi dei nemici e anche dei complici di alta finanza che avevano pensato inizialmente di poter manipolare lui, poveretti. L'articolo di Repubblica cita tutta una serie di polemiche su queste tematiche politiche, ma io credo di più al regista che ha detto di voler solo raccontare una storia. In Time con tutta la sua ingenuità è veramente un film politico, questo Batman se volessimo cercare di prenderlo sul serio da quel punto di vista sarebbe solo un film idiota. Questo almeno il mio parere.



domenica 12 agosto 2012

La Bussola d'Oro

La Bussola d'Oro: quando uscì, fu uno dei pochi film fantasy che saltai senza troppi rimpianti, perché aveva l'aria di roba per ragazzini. Ovviamente almeno in parte lo è. Però mi sono finalmente deciso a procurarmi il DVD e finalmente, in una torrida serata estiva, ho verificato se e quanto fossero giustificati i miei sospetti. In effetti, pur non avendo letto il libro di Philip Pullman, ho avuto l'impressione che si tratti dell'adattamento di materiale di una densità maggiore di quanto sospettassi. Adattamento un po' annacquato, per evitare troppe polemiche, come vedremo fra poco. In effetti il combustibile per dar fuoco alle controversie abbonda, nell'opera originale: Pullman è uno scrittore molto politico e nel suo libro esiste un'organizzazione, il Magisterium, assai simile a una chiesa falsa e oscurantista, una specie di male incarnato. Diciamo la verità, il Magisterium fa pensare moltissimo al clero cattolico.
Non posso entrare più di tanto nella polemica avendo solo visto il film, mi limito a un paio di osservazioni. La critica alle religioni organizzate mi va benissimo, soprattutto quando viene fatta senza distinzioni di comodo e colpisce i dogmi idioti e l'opportunismo del clero. Mi va un po' meno bene se si tinge di assolutismo, e non si vuol concedere nemmeno qualche aspetto o ruolo positivo (quando veramente ci sono, ovviamente) all'organizzazione che si critica. Non mi fa affatto piacere quando diventa un osanna alla scienza e alla tecnologia, al razionalismo visto come nuova religione. Mi sbaglio, o c'è un po' di questo ne La Bussola d'Oro, per quanto sia espresso più come magia che come scienza?
Comunque, quando la polemica del mondo reale balza in primo piano e ti prende per il collo, evidente e pesante, ti toglie un po' del divertimento di guardare un film fantasy. Nulla in contrario agli elementi "maturi" e "profondi," per carità, tutt'altro. Però in un film del genere preferisco che li si amalgami meglio nello spettacolo.

Comunque mi è piaciuto, nonostane gli aspetti fanciulleschi, questo mondo dove tutti hanno un animale familiare (il daimon) e dove ci sono orsi guerrieri muniti di corazza. La Bussola d'Oro salvo qualche momento tetro e pesante è un film di facile avventura, dalle splendide immagini, con bravi attori. La bambina protagonista della storia, interpretata da Dakota Blue Richards, mi è piaciuta. Nicole Kidman forse un po' meno: può darsi che mi sia piaciuta poco la parte abbastanza odiosa che interpretava. C'è anche Daniel Craig nella parte di un misterioso ed eroico zio della piccola protagonista, e sono riusciti a ficcarci dentro pure Eva Green. Viaggio, avventura, a volte catastrofi, toni abbastanza cupi ma nulla di veramente triste. Troppa grafica computerizzata, ma anche molte inquadrature favolose.
Con tutti i limiti di questo tipo di film, lo spettacolo è garantito. Niente di memorabile ma temevo peggio, perciò metto La Bussola d'Oro nella categoria dei film fantasy guardabili. Per gli amanti delle cospirazioni: pare che l'ostilità della chiesa sia uno dei motivi per cui il seguito del film (nonostante sia stata scritta una sceneggiatura) è tuttora sospeso. La casa cinematografica, che è la stessa che ha prodotto il Signore degli Anelli, ha citato la recessione e le difficoltà finanziarie. Dal momento che si sono spesi 180 milioni di dollari per il primo film, e che difficilmente il seguito potrebbe costare meno, mica hanno tutti i torti.





sabato 11 agosto 2012

Quando gli effetti speciali erano artigianato

La morte di Carlo Rambaldi (tre oscar!) non è solo la scomparsa di uno degli italiani che si sono fatti un nome nel cinema internazionale, categoria che in buona parte ormai è fatta di vecchie glorie non più in attività. Per me è anche il sigillo finale dell'epoca in cui gli effetti speciali nascevano con l'uso sapiente della telecamera, dei modellini, delle maschere e di tutta una serie di artifici e manufatti artigianali. Ormai, a dire la verità, l'uso di modellini animati è marginale o scomparso nel cinema, anche se le miniature si usano eccome (basta pensare alla Minas Tirith del Signore degli Anelli). Gli effetti speciali si fanno quasi tutti con il computer, e sebbene non sempre sembrino poi così realistici, generalmente sono meglio di quello che si può fare con i sobri sistemi di Rambaldi.
Eppure, i meccanismi della testa del primo Alien li aveva creati lui.

venerdì 3 agosto 2012

Intervista a Stefano Bianchi

Ho conosciuto Stefano Bianchi a un corso di scrittura creativa tenuto da Franco Forte presso la Delos Books, non molto tempo prima che Caverne, primo libro della sua trilogia, arrivasse alle stampe.
Dopo parecchio tempo eccoci qui, a trilogia finalmente terminata.
Ho deciso di fare qualche domanda a Stefano:
La pubblicazione di Caverne, primo libro della trilogia di Panta Rei, è stato il tuo esordio assoluto? O ci sono dei lavori giovanili che ti sono rimasti nel cassetto?
Nel cassetto avevo un centinaio di poesie e qualche racconto breve, oltre a qualche tentativo di romanzo. Nel 2010 ho deciso di autopubblicare una raccolta di poesie, in un'operazione in pieno stile revival.

Cosa rappresenta la scrittura per te? Era un tarlo che ti rodeva, un'esigenza da esprimere rimasta repressa a lungo? O è venuta fuori solo di recente?
La scrittura per me è sempre stata un'esigenza quasi fisica. L'ho sacrificata per un lungo periodo, dedicandomi ad altro. Dopo aver compiuto i 50 anni e senza peccare di presunzione posso affermare che scrivere è il mio talento. Da questo a mantenersi scrivendo il passo è assai lungo.

Ci sono degli autori cui devi molto, nella tua formazione e ispirazione?
Sono un lettore abbastanza disordinato: alterno i romanzi di fantascienza ai classici della letteratura europea, alla saggistica. Come nella musica, spazio volentieri.

Difficoltà con gli editori? Dubbi e pentimenti post pubblicazione? Perché una trilogia?
Difficoltà con gli editori, tante. Scrivere un romanzo è diverso da scrivere poesie o racconti, nel senso che è più impegnativo, in termini di tempo e di concentrazione. Ma è nulla se confrontato alle difficoltà di trovare un editore. Nel mio caso, dopo diversi tentativi, all'ennesimo concorso ho avuto la fortuna che il mio romanzo finisse tra le opere segnalate. All'editore è piaciuto e mi ha proposto di pubblicarlo. Da allora con Edizioni Montag è cominciato un rapporto amichevole e di stima reciproca.

Come ti è venuta l'ispirazione per lo strano mondo di Panta Rei e per i misteri che nasconde? L'hai elaborata a lungo? Hai tratto spunti da qualche libro o film?
L'ispirazione mi è venuta in un viaggio in treno da Roma a Milano. Sentivo l'esigenza di scrivere qualcosa che esorcizzasse la morte, e dal mio punto di vista credo di esserci riuscito. Prima di cominciare a scrivere il primo capitolo ho trascorso quasi sei mesi a pensare alla trama e ai personaggi, avendo deciso fin da subito che sarebbe stata una trilogia.

Il finale e la segreta natura di quest'ambientazione li hai elaborati strada facendo, o avevi una scaletta già pronta?
Avevo in mente più o meno tutto, a grandi linee, ma strada facendo si sono aggiunte alcune modifiche, soprattutto nell'intreccio "giallistico".

C'è molto di te nel protagonista Jean Autier?
A questa domanda rispondo sempre dicendo che in un romanzo c'è sempre parecchio di autobiografico. Non necessariamente nel protagonista o nella trama, ma piuttosto qua e là nei personaggi, nei luoghi, negli stati d'animo.

Altri tuoi lavori?
Lo scorso anno ho pubblicato con un altro editore, Loft Media Publishing, un libro di genere completamente diverso e inerente la mia professione d'ingegnere. E' il primo volume di una collana che si chiama "Guide di sopravvivenza professionale". Il titolo del libro è "Migliorare il magazzino sopravvivendo per raccontarlo". La scommessa è stata quella di rendere divertente una materia non propriamente leggera.

E domani? Quali sono i progetti per il futuro?
Sono alle prese con un thriller ambientato a Parigi, nei giorni nostri. La protagonista è una donna piuttosto in gamba. Sarà un thriller psicologico con una profonda caratterizzazione dei personaggi. Conto di terminarlo per la fine del 2012.

I miei migliori auguri a Stefano. Qui potete leggere la mia recensione di Tokyattan, terzo libro di Panta Rei, dove troverete anche i link alle recensioni che feci sugli altri due libri.