mercoledì 27 febbraio 2008

Il Gioco di Ruolo può aiutare uno scrittore? (3)

TERZA PARTE

(per il primo post della serie clicca qui)

Per concludere il discorso mi sono domandato quale aiuto può dare il GDR alla creazione di un personaggio.
Qui bisogna fare decisamente dei distinguo nei modi in cui si declina ciò che chiamiamo Gioco di Ruolo.
Alcuni GDR si limitano a caratterizzare il personaggio in termini di prestanza fisica e intellettuale. Altri introducono qualche dettaglio sulle particolarità della personalità. Solo alcuni partono dalla persona, dalle sue inclinazioni e dalla sua mentalità, per poi costruire tutto quello che c'è intorno.

Per quanto riguarda il modo di giocare, la maggior parte dei GDR si praticano con carta e matita intorno a un tavolo (e magari con il consueto corredo di manuali, dadi, miniature ecc...). Altri però hanno un approccio di vera e propria recitazione, direi teatrale (con anche costumi adeguati ecc...), e sono estremamente semplificati nell'aspetto che riguarda la simulazione. Poiché io ho conosciuto solo i primi, non sono il miglior giudice per quanto riguarda l'aspetto narrativista e di recitazione del GDR.
La mia preferenza non è motivata da un giudizio di merito. Semplicemente si tratta, secondo me, di due cose diverse, accomunate da alcuni aspetti ma separate da molti altri, e io sono rimasto dove il mio gusto, la mia capacità e le mie esperienze giovanili mi hanno collocato.

Tuttavia anche nel GDR più tradizionale si interpreta, si recita in prima persona. Penso che possa essere uno strumento utile a creare dei personaggi, a formare l'abitudine ad immedesimarsi. Vale per tutti i partecipanti. E' vero che i giocatori tendono a recitare sempre la stessa parte, o comunque non cercano di interpretare un personaggio troppo diverso da sé. Alla peggio, sono una versione di se stessi affetti da delirio di onnipotenza (questo è il tipo di giocatore che un arbitro deve evitare come la peste). Tuttavia sia l'arbitro (che ovviamente dovrà interpretare i personaggi più disparati perché sta reggendo il ruolo dell'intero mondo) sia i giocatori che se la sentono hanno la sfida di provare ad essere qualcun altro e riuscire ad esserlo in maniera realistica o credibile.
Sicuramente è un buon allenamento. Forse, non molto diverso da quello che un bravo scrittore fa quando cerca di immaginare cose direbbe o come parlerebbe questo o quel protagonista.

Resta il fatto che così come esiste un sacco di banalità nella letteratura fantastica (che mai come in questo periodo si limita a solcare tracce già calcate rinunciando a quello che dovrebbe essere il suo dovere: la fantasia), anche il GDR non si sottrae e propone moltissime situazioni cliché.

Per concludere tutto il discorso, il Gioco di Ruolo può aiutare a creare mondi, trame e personaggi, ma bisogna usarlo come strumento creativo.

sabato 23 febbraio 2008

Il Gioco di Ruolo può aiutare uno scrittore? (2)

SECONDA PARTE

(per la prima parte di questo articolo clicca qui...)

Nella prima parte abbiamo visto che il Gioco di Ruolo può senz'altro aiutare a costruire un'ambientazione fantastica, pur senza la pretesa che sia strumento indispensabile per fare un buon lavoro.
Se pensiamo alla difficoltà di realizzare una bella trama, credo che l'aiuto di un qualsiasi strumento valido non sia da rifiutare: e anche qui il GDR può venire in soccorso.

Ma bisogna stare attenti.
Innanzitutto, bisogna considerare se l'uso che si fa del GDR sia creativo o no. C'è chi si limita ad acquistare "moduli" e "scenari" pronti da giocare: e li interpreta con poca flessibilità, spesso costringendo i giocatori a procedere nella direzione voluta. In questo modo chi fa l'arbitro non allena la propria creatività, e chi fa il giocatore non può dare un contributo. Ovviamente ci sono filosofie di gioco che stimolano di più creazione e narrativa, come altri stili più strettamente rivolti alla simulazione (come se fosse un gioco di guerra); non mi addentro nella questione perché non ci interessa qui, e perché l'alternativa rimane la stessa: creare o usufruire della creazione altrui.

E' infatti possibile risparmiare dei bei quattrini e, come già visto per le ambientazioni, costruirsi le proprie storie da soli. La stupenda mappa e il mondo che abbiamo immaginato li riempiamo di amici, antagonisti e pericoli vari, diamo uno scopo per cui valga la pena di battersi e il gioco è fatto. Più semplice a dirsi che a fare per davvero, ma ne vale la pena. Un modo per usare la propria fantasia e non vivere di riflesso su quella di un altro...
Personalmente, ho sempre trovato molto difficile memorizzare a dovere ciò che trovavo in commercio, sentendomi invece molto più padrone delle storie e delle avventure create da me stesso. Pertanto sono riuscito a scrivere, oltre ai miei mondi, le mie storie.
Ho cercato di praticare un'altra tecnica non semplicissima: quella di lasciare (entro i limiti del possibile) una certa libertà ai giocatori sul da farsi. Questo, certamente, comporta del lavoro in più e una certa capacità di improvvisazione, ma è anche un grande allenamento per creare da un aggancio minimo un qualcosa da raccontare e da sviluppare in una trama complessa. Inoltre a volte i giocatori (quando non sono tutti delle amebe senza fantasia e iniziativa) propongono idee che possono dare svolte inaspettate a una storia, e creare a volte dei veri e propri racconti epici.

Anche i fattori pratici di una trama possono essere sviluppati con l'aiuto dell'esperienza tratta dal GDR. Mentre i giocatori, per esempio, percorrono una certa strada bisogna calcolare cosa fanno (o dove vanno) i loro amici e i loro antagonisti.
Se c'è un avversario consapevole e attivo, è ovvio infatti che stia studiando la prossima mossa, proprio come i giocatori: sarebbe banale che decida di starsene seduto ad attendere che un manipolo di eroi gli venga sotto il naso per buttare l'anello nel fosso (non è una critica, ma una battuta tanto per capirci...). Se si attribuiscono poteri magici (o armi fantascientifiche) ad un personaggio, sarà necessario valutare l'effetto su una trama così come nel GDR si valuta quanto possano sbilanciare l'equilibrio del gioco.

D'altra parte bisognerà stare attenti a non limitarsi alle classiche "trame da Gioco di Ruolo," quelle storie adatte a un gruppo di avventurieri che viaggiano insieme affrontando nemici a vagonate. Altrimenti usare il GDR ci aiuterà solamente a ficcarci in un sottogenere limitando le nostre possibilità creative.
La maggior parte delle trame tradizionali prevede un protagonista o "eroe" che si adopera per raggiungere uno scopo; senza pretendere di pontificare, ritengo che sia naturale che un personaggio particolare tenda ad essere più importante di altri ai fini della storia, o per lo meno che ci interesserà descriverlo di più. Lo schema del "gruppo" di protagonisti che esce spontaneo dal GDR (almeno come lo si pratica generalmente) non è il più generalmente adottato in narrativa.

Inoltre il tipo di "realismo" che di solito si sviluppa nel GDR (inteso come scenario sviluppato con coerenza per proporlo in modo comprensibile al giocatore) può ostacolare lo sviluppo di una narrazione intimista, di una scena onirica, di una storia vissuta in situazioni di percezione alterata della realtà o di un protagonista che vive nel dubbio se certe cose che sperimenta siano vere... mi si potrà obiettare che il GDR non impedisce in assoluto di sviluppare certi tipi di storie, ma obiettivamente il tipo di gioco, la necessità di confrontarsi con i giocatori che sono disponibili ecc... porterà "generalmente" ad un certo tipo di trame.
E gli esempi che ho mostrato sopra sono solo alcuni dei modelli che un narratore avrà magari voglia di sperimentare, ma dove il GDR difficilmente potrà dare grande aiuto.

(continua)

martedì 19 febbraio 2008

Piazza Piemonte


A pochi minuti da casa mia c'è questa piazza misteriosa dove campeggiano due bizzarri edifici in stile neo-cthulhoide e un vecchio teatro (il Nazionale) ora accerchiato da lavori di ristrutturazione che stanno modificando il paesaggio; spero solo che il teatro mantenga la sua funzione e non venga trasformato in rivendita di patatine fritte... A poca distanza si trovano: uno degli uffici in cui ho lavorato, un mercato rionale con dei prezzi spaventosi, il mio ottico di fiducia, una gelateria di qualità sopraffina, e dulcis in fundo la libreria Feltrinelli.
Davanti alla libreria campeggia costantemente un ambulante che cerca ogni volta di intercettarmi, con impavida determinazione, nonostante il mio atteggiamento indichi chiaramente che non comprerò mai niente da lui.
Dentro, gli scaffali di libri, una delle mie mete preferite nei momenti di relax. Il settore fantasy e fantascienza non è molto vasto, ed ero abituato a considerarlo piuttosto inutile... Valanghe di Tolkien, Philip Dick, R.A Salvatore, Terry Brooks, Robert Jordan e George Martin. Insomma, o quello che ho già letto, o quello che non leggerò mai. Gli autori italiani fondamentalmente erano due: L'ottimo Evangelisti (diversi suoi libri) e Licia Troisi (moltissimi, a tonnellate).
Stasera ho avuto la sorpresa di vedere molta più varietà. I libri della Delos, che prima se c'erano erano ben nascosti, sono esposti in quantità visibile. E notavo diversi libri di italiani tra cui ho riconosciuto Il Segreto di Krune, l'esordio di Giannone, che ho letto l'anno scorso.
Ma quando ho chiesto se potevo ordinare Chariza. Il Drago bianco, ovvero la seconda parte di Chariza. Il Soffio del Vento, hanno trovato quest'ultimo sul computer ma il seguito non era in catalogo.
Hanno ancora qualche passo avanti da fare...
E purtroppo mi tocca affidarmi più alle librerie reali che agli ordini via internet, perché recentemente a Milano e zone collegate la performance delle Poste Italiane ha subito (tra libri mai arrivati e resi in deposito con la condanna del ritiro a casa di Dio) una serie di débacles degne degli Orchetti dopo il Ritorno del Re.
Pazienza, prima o poi lo leggerò.

giovedì 14 febbraio 2008

Pruriti Fantastici (seconda parte)



Consiglio di leggere prima il precedente articolo della serie.

Anne Rice è famosa, specialmente, per il libro Intervista col Vampiro (da cui è stato tratto un bel film). Del suo cimentarsi nel campo dell'erotismo (sotto pseudonimo) sapevo poco o niente fino a che non lessi La Bella Addormentata (e il secondo libro della trilogia, in inglese, Beauty's punishment).
Purtroppo, la fantasia dell'autrice si è sviluppata con ottimi risultati nelle storie di vampiri ma non in questa trilogia e mi toccò la delusione di una clamorosa sòla, per usare il termine romanesco. Perché il fantastico qui è semplicemente pretesto per non aver voglia di creare un'ambientazione, si direbbe. C'è un Principe che sveglia la Bella Addormentata con un bacio e la porta al palazzo della sua Regina... Il tutto in una specie di medioevo molto indistinto, senza una collocazione precisa. Ma il palazzo è una roccaforte del sadismo: la Bella e molti altri giovani nobili imparano la buona creanza standosene nudi a subire l'abuso di tutti, a quanto pare. E il Principe non concede a Bella alcun favoritismo.
Imparerà a farci il callo, la nostra protagonista, e anche a prenderci gusto, ma non saprà seguire il consiglio di altre vittime, ovvero di essere paziente e remissiva: nel secondo libro verrà mandata al Villaggio per subire un trattamento ancora più ruvido. Cosa succede nel terzo volume della serie? Lo saprò solo se verrò costretto a leggerlo, perché ne ho avuto abbastanza.
Avviso ai naviganti: se cercate un libro fantasy, questo praticamente non lo è. Se cercate un libro erotico, a mio parere il risultato è mediocre anche in quel settore; se proprio vi interessa, vi aiuterà nella scelta (di leggerlo o meno) sapere che l'enfasi è su sadomasochismo e rapporti omosessuali sia maschili che femminili.
Non so se abbia avuto grande successo, la trilogia: nel caso, potrebbe trattarsi più di curiosità morbosa che non di apprezzamento per l'opera.

Spinto dalla pura curiosità e dalla necessità di passare il tempo in aereo, comprai un libro di Sharon Green per due soldi durante qualche viaggio all'estero. Con il mio consueto fiuto mancai il primo libro della serie e mi lessi perciò il secondo: The Warrior Enchained.
Il legame con il fantastico è concreto in quanto l'ambientazione è di fantascienza (con un tema che potrebbe pure essere interessante se sviluppato, un mondo di barbari a contatto con una civiltà che viaggia per lo spazio) e la protagonista ha dei poteri speciali. E' una telepate e questo per me riveste particolare interesse perché lo stesso potere compare nel mio libro, Magia e Sangue.
Ma Terrilian, la protagonista, nonostante i suoi poteri è una persona debole e insicura e finirà succube del maschione di turno, il biondo barbaro Tammad; da qui una serie di avventure che la vedranno principalmente nel ruolo di vittima.

Questa serie di libri è un po' simile ai romanzi di Gor di John Norman (cui l'autrice deve in effetti ispirazione); il punto di vista è al femminile, e forse ancor più scandaloso, in quanto l'eroina oltre a non riuscire ad opporsi né fisicamente né psicologicamente alla sopraffazione maschile, non può impedirsi di provare piacere per l'abuso. Si tratta quindi di una donna che inconsciamente vuole (o accetta di) essere violentata. I libri di questa serie sono da tempo fuori commercio se non come usato, e non rivedranno facilmente la stampa perché, visto il tema trattato, le femministe calerebbero su di essi come le Furie.

Quanto al mio giudizio: troppe descrizioni, la protagonista troppo bellicosa a parole e troppo docile nei fatti. Interessante solo a tratti, non male però la trattazione della telepatia, e certe volte la capacità di seguire il corso dei pensieri di Terrilian; un libro non memorabile ma, sorprendentemente, la scrittrice (a mio parere) possiede un discreto mestiere.

Allora, dopo aver fatto alcuni esempi, cosa vogliamo dire dell'erotismo in salsa fantastica? Mi dispiace, ma dirò poco: non me la sento di trarre chissà quali conclusioni... Non ho letto molti libri con la combinazione erotismo-temi fantastici, e quelli che mi sono capitati in mano li ho scelti abbastanza a caso. Se volessi per forza fare una statistica da quello che ho letto, direi che il fantastico è una roccaforte del maschilismo, ma probabilmente è una conclusione sballata. Più facile constatare la cosa più naturale, che in quest'ambito tutte le fantasie erotiche più o meno scandalose hanno cittadinanza, dal momento che la sessualità ha le sue radici nel reame dell'immaginario.

domenica 10 febbraio 2008

Pruriti Fantastici (prima parte)

L'incontro tra il fantasy e l'erotismo è abbastanza frequente e non a caso, perché il reame dell'immaginario spazia liberamente in entrambi i campi: perciò non sono pochi gli autori che hanno introdotto qualche elemento piccante per richiamare i favori del pubblico.
In alcuni casi, l'erotismo è addirittura la colonna portante di una trama o di un mondo immaginario. I risultati? Guardiamo qualche esempio (ma chi non vuole che gli siano svelate le trame, eviti)...

Il Dardo e la Rosa di Jacqueline Carey è un successo recente, grazie ad una miscela interessante: un'ambientazione di indubbio spessore, erotismo qua e là molto esplicito e alcuni personaggi ben descritti e accattivanti. Il Dardo e la Rosa è ambientato in una bizzarra Europa di un mondo parallelo; è una storia di intrigo, guerra e spionaggio, dove la protagonista si trova in maniera rocambolesca al centro di una serie di eventi decisivi per il regno dove vive.
Quanto all'ambientazione, ce n'è abbastanza perché il Vaticano si scateni con una scomunica. Il Dio degli Angeline (il popolo di Phèdre, la protagonista) si narra generato dal sangue di Yeshua trafitto dai soldati mentre era inchiodato sulla croce, unito alle lacrime della Magdalena (i riferimenti sono fin troppo chiari). Alcuni angeli si unirono a questo nuovo dio, Elua, ripudiato e perseguitato, e lo seguirono in un lungo peregrinare fino a che si fermarono in Terre d'Ange, che poi è la Francia. Naamah, una di questi angeli, durante il viaggio giaceva a pagamento con chiunque per poter sfamare Elua, e dal suo esempio discende una casta dedita ad una specie di prostituzione sacra (i cui membri sono educati e vincolati al loro servizio, e comprano un costoso ed elaborato tatuaggio da degli specialisti che lo completano poco per volta: quando tale tatuaggio è terminato, sono liberi: nel titolo italiano il riferimento è alla Rosa di Phèdre). Peraltro il motto di Elua è Ama a tuo piacimento...

Phédre appartiene di nascita ai figli di Naamah, ed ha una particolarità: una macchia rossa nell'occhio sinistro che rivela la sua natura di anguissette, prescelta del divino Kushiel, uno dei compagni di Elua che ha la caratteristica di mescolare piacere e dolore. Con questo astuto espediente la scrittrice crea una protagonista che si vende (traendone piacere!) per i trastulli sadici dei nobili e dei ricchi, senza dover esplorare quei difficili confini dove l'amore si confonde con l'odio.
Dell'ambientazione e del suo fascino parecchio si potrebbe dire; la trama scorre bene nonostante si sfiorino (nella edizione della Tea) le novecento pagine, ma devo dire che verso il finale ho un po' faticato.

Come dicevo Phèdre vive in un mondo di intrighi e spionaggio. Fin qui nulla di strano... ci sono molti gineprai della storia che si sono risolti fra le lenzuola. Il Paese su cui state probabilmente poggiando il fondoschiena, visto che scrivo in italiano, ha avuto il suo travagliato parto reso molto più facile dalla Contessa di Castiglione, infilata da Cavour nel letto di Napoleone III: l'astuto politico piemontese sapeva che senza un cospicuo aiuto straniero (che infatti arrivò) i Savoia non erano in grado di sconfiggere l'Austria-Ungheria, pertanto usò il fascino di questa bellissima donna (che poi morì dimenticata e sola).
La storia di Phèdre funziona un po' meno fin dall'inizio, visto che i suoi sofisticati patroni (quelli che pagano per i suoi servigi) sanno benissimo che il suo protettore vuole ricavare informazioni da loro, eppure ci cascano come dei polli.
Non sarà così ingenua la malvagia Mélisande che sconfigge il protettore di Phèdre al suo stesso gioco e lo elimina, consegna la ragazza agli Skaldi (Germani) con cui è in combutta per abbattere il regno di Terre d'Ange e... non sto a descrivere il resto, diciamo che c'è una sovrabbondanza di situazioni in cui i destini del regno vengono risolti da Phèdre aprendo le gambe, e dopo centinaia di pagine la questione si fa un po' stantia, anche se non è brutta la descrizione della battaglia finale. Tutto sommato non un pessimo libro, ma ha uno dei peggiori sintomi della sindrome del bestseller, l'uso di 800 pagine quando ne bastavano 3-400.

Altrettanto ribaldo ed esplicito, e meno supportato da capacità artistiche, John Norman con il suo mondo di Gor. I libri della serie sono parecchi, il primo risale al lontano 1967; ne ho letti due (in lingua originale, interessante esercizio) e vi ho trovato un machismo decisamente fuori moda, supportato da ragionamenti un po' misogini e ridicoli ma apparentemente molto convinti.

Nel mondo di Gor la donna è schiava, o meglio è libera di seguire la sua natura, che sarebbe quella di sottomettersi a un uomo dominante. Le donne libere sono poche, ironicamente sono spesso segregate fra quattro mura: si tratta in pratica delle ricche mogli di pochi uomini potenti. Gor sfrutta l'idea della "Anti-Terra," ovvero l'ipotesi di un pianeta situato all'opposto del nostro, e perciò invisibile (nascosto dal sole); è un mondo duro e spietato, fatto di guerrieri selvaggi e nobili crudeli. Il protagonista dei libri è un uomo che vi è giunto dal nostro pianeta (il che succede, a quanto pare, a un sacco di gente, e spesso a donne che vengono rapite); diventerà un famoso guerriero ma conoscerà anche delle sconfitte.
Non mi perdo nella descrizione delle complesse forze in gioco in questo mondo, ambientazione secondo me senza particolare qualità, ma per il poco che ho letto ho gradito, più che l'insieme, alcune parti tipicamente sword and sorcery, alcune descrizioni di particolari luoghi e battaglie, e una certa atmosfera "alla Conan" che ha incontrato il mio gusto. La fama che l'autore incontrò nell'ambiente sadomasochista potrebbe far venire dei dubbi, ma che siano brutti o no, questi più che scritti erotici sono effettivamente dei libri fantasy (o science-fantasy se preferite).
Dopo il successo iniziale la scandalosa figura di John Norman è stata moralmente linciata (e i libri più o meno scomparsi dalle librerie) all'epoca del politicamente corretto; i suoi estimatori però hanno tenuto duro e, come elemento di una sottocultura, il mondo di Gor ha ricominciato a vivere, con un ulteriore libro pubblicato in tempi recenti.

(Il mondo di Gor)

Per ora ci fermiamo qui; vedremo prossimamente altre due situazioni di incontro tra fantastico ed erotismo.

domenica 3 febbraio 2008

Cinema Fantastico: una macchina per fare soldi

Leggo oggi (3 febbraio) un interessante articolo su Repubblica: la Warner Bros ha acquisito i diritti per la saga di Shannara, come mossa previdente in vista dell'esaurirsi di un'altra miniera d'oro: i film di Harry Potter. Dice l'articolo:

Per la WB la fine del sodalizio con la Rowling non è un evento irrilevante. La major, acquistati nel 1999 i diritti di Harry Potter, ne ha fatto il cine-fenomeno che tutti sanno. Solo i primi cinque film hanno incassato, in tutto, 4,47 miliardi di dollari: più dei ventidue James Bond, più dei sei Star Wars.


Non avevo certo idea che Harry Potter fosse una specie di bancomat per la Warner Bros, e non avendo letto la serie di Shannara non posso giudicarla, ma penso già di poter prevedere che avremo la solita invasione di film, merchandising, eventi mirati ad un pubblico di giovanissimi. E' un bene per il fantastico? Forse sì. Sono un po' troppo vecchio forse per Harry Potter ma i film li ho visti (il primo perfino al cinema!) e li ho trovati delle favolette divertenti. Ma intanto, sul versante di una cinematografia più adulta, cosa abbiamo? Il film su Elric di Melnibone spostato dalla Universal, se tutto va bene, al 2010.
Intanto leggo nello stesso articolo che si faranno, invece, film tratti da dei videogame...
Quindi mi sembra di vedere una tendenza difficilmente modificabile: il fantastico come svago superficiale, giovanile, di cassetta, spesso e volentieri inguardabile per un adulto. Fino a non molti anni fa, il fantastico aveva una presenza decente solo come fantascienza, i film fantasy si contavano sulle dita di una mano; ora c'è un'invasione, ma anche senza voler fare lo schizzinoso, sto cominciando a temere che di qualità non ne avremo tantissima.
No, tutto sommato non posso dirmi soddisfatto.