TERZA PARTE
(per il primo post della serie clicca qui)
Per concludere il discorso mi sono domandato quale aiuto può dare il GDR alla creazione di un personaggio.
Qui bisogna fare decisamente dei distinguo nei modi in cui si declina ciò che chiamiamo Gioco di Ruolo.
Alcuni GDR si limitano a caratterizzare il personaggio in termini di prestanza fisica e intellettuale. Altri introducono qualche dettaglio sulle particolarità della personalità. Solo alcuni partono dalla persona, dalle sue inclinazioni e dalla sua mentalità, per poi costruire tutto quello che c'è intorno.
Per quanto riguarda il modo di giocare, la maggior parte dei GDR si praticano con carta e matita intorno a un tavolo (e magari con il consueto corredo di manuali, dadi, miniature ecc...). Altri però hanno un approccio di vera e propria recitazione, direi teatrale (con anche costumi adeguati ecc...), e sono estremamente semplificati nell'aspetto che riguarda la simulazione. Poiché io ho conosciuto solo i primi, non sono il miglior giudice per quanto riguarda l'aspetto narrativista e di recitazione del GDR.
La mia preferenza non è motivata da un giudizio di merito. Semplicemente si tratta, secondo me, di due cose diverse, accomunate da alcuni aspetti ma separate da molti altri, e io sono rimasto dove il mio gusto, la mia capacità e le mie esperienze giovanili mi hanno collocato.
Tuttavia anche nel GDR più tradizionale si interpreta, si recita in prima persona. Penso che possa essere uno strumento utile a creare dei personaggi, a formare l'abitudine ad immedesimarsi. Vale per tutti i partecipanti. E' vero che i giocatori tendono a recitare sempre la stessa parte, o comunque non cercano di interpretare un personaggio troppo diverso da sé. Alla peggio, sono una versione di se stessi affetti da delirio di onnipotenza (questo è il tipo di giocatore che un arbitro deve evitare come la peste). Tuttavia sia l'arbitro (che ovviamente dovrà interpretare i personaggi più disparati perché sta reggendo il ruolo dell'intero mondo) sia i giocatori che se la sentono hanno la sfida di provare ad essere qualcun altro e riuscire ad esserlo in maniera realistica o credibile.
Sicuramente è un buon allenamento. Forse, non molto diverso da quello che un bravo scrittore fa quando cerca di immaginare cose direbbe o come parlerebbe questo o quel protagonista.
Resta il fatto che così come esiste un sacco di banalità nella letteratura fantastica (che mai come in questo periodo si limita a solcare tracce già calcate rinunciando a quello che dovrebbe essere il suo dovere: la fantasia), anche il GDR non si sottrae e propone moltissime situazioni cliché.
Per concludere tutto il discorso, il Gioco di Ruolo può aiutare a creare mondi, trame e personaggi, ma bisogna usarlo come strumento creativo.
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