Ho parlato tre anni fa del film L'Invenzione di Morel di Emidio Greco, e mi sono tolto ora lo sfizio di leggere il libro omonimo, pubblicato dall'autore argentino Adolfo Bioy Casares nel 1940. La copia che ho letto io l'ho recuperata dalla biblioteca, è del 1966 e dagli aloni che vedo sulle pagine deve essere caduta in acqua a qualcuno, o in qualche altro liquido immondo. Per fortuna era leggibile.
Non ci sono enormi differenze con la storia del film, tuttavia alcuni dubbi vengono chiariti verso la fine. Parliamone, quindi, ma con l'avvertenza che anticiperò più o meno tutte le parti significative della trama.
Il fuggitivo, che naviga dall'isola di Rabaul (nel Pacifico) verso una destinazione ignota, è vittima di un sistema distopico che sorveglia e reprime spietatamente. Si ritiene innocente ma deve scontare una dura condanna. L'isola di Morel quindi potrebbe essere un rifugio favorevole, perché le grandi escursioni delle maree e gli scogli rendono molto difficile per chiunque sbarcarvi. Inoltre sembra che una malattia colpisca chi si avventuri nell'isola.