mercoledì 11 giugno 2008

Crudeltà e violenza

Il discorso può sembrare off topic ma lo è fino a un certo punto. Per quanto riguarda il fantasy, che viene letto spesso dai giovanissimi, non lo è per niente: nella narrazione fantastica infatti c'è una gran quantità di ammazzamenti.

La storia fantasy tipo ha a spesso a che fare con la guerra e non credo peraltro sia il caso di raccontare a un tredicenne che in guerra non ci si ammazza. Forse però sulla descrizione degli atti violenti sarebbe opportuna una certa cautela, una riflessione sul pubblico a cui la storia è destinata. La descrizione di come il Dottor Scherzo (in Elric di Melnibone) tortura i prigionieri per farli parlare tagliando loro lembi di carne e gettandoli con nonchalance nel fuoco contiene un sadismo compiaciuto (proprio nella rapidità dell'atto menzionato quasi di sfuggita) che meriterebbe l'etichetta di vietato ai minori di 18 anni... ma appena lo scrivo mi rendo conto che: 1) io l'ho letto prima dei 18 anni e non mi sembrava niente di così terribile e 2) probabilmente con questa affermazione somiglio più che altro a una dama di carità.
Personalmente faccio una distinzione fra lettura (che vede sempre il fruitore costretto a impegnare il cervello per seguire la narrazione e quindi non ne viene influenzato per via subliminale) e visione televisiva o cinematografica dove l'immagine o il messaggio va a segno senza dare il tempo di essere elaborato.
E c'è anche una distinzione da fare per quanto riguarda la preparazione culturale di chi riceve un messaggio.

La persona ha diritto di leggere e di vedere. Ma forse bisognerebbe anche riflettere su come lo spettacolo violento può essere vissuto da chi vi assiste. Un esempio classico è quello di Arancia Meccanica, un film violento (ma oggi non è più nemmeno VM18!) che a me piacque molto, ma che ha aperto la strada a molte pessime cose. Un grande regista (Stanley Kubrick) si ispirò al libro di un bravo scrittore (Anthony Burgess) e creò un capolavoro che non era privo di una sua morale e di una serie di messaggi, ma soprattutto si distingueva per una accattivante estetica della violenza che forse non è mai più stata superata. Vi fu polemica, Kubrick chiese e ottenne che venisse ritirato in Inghilterra, ma più che altro lo fece per non aver problemi a casa propria.
Pur essendo ben lontano dalla pornoviolenza di oggi (vedi film come Hostel, ecc...) quello fu uno dei lavori che spianarono la strada. Un conto è lo spettacolo violento propinato a coloro che, cresciuti in un'epoca dove si era ancora bravi ragazzi timorati di dio, lo vedevano con il filtro di tutta una serie di barriere morali e culturali. Un altro è il risultato devastante che si ha nella società che è venuta dopo, totalmente sbracata e senza punti di riferimento. Burgess, che poverino aveva scritto il ben più moderato libro e non girato il film, si è pentito della sua opera e anche di aver difeso a spada tratta il lavoro di Kubrick: ebbe dunque l'onestà intellettuale di riconoscere che il tempo gli aveva dato torto.

Il diritto di assistere a uno spettacolo violento non è sempre stato dato per scontato, anche se nel mondo occidentale c'è sempre stata una gran quantità di spettacoli crudeli sanzionati dalla società, dai gladiatori di antica memoria alle corride, per non parlare del... pugilato. Quello che non passava era la violenza fine a se stessa, non mascherata da competizione. Oggi c'è tutto quello che si vuole. E sarebbe molto difficile proibire la fruizione di uno spettacolo violento. E' una situazione ideale?

Quando gli adolescenti assistono a (o traggono dai libri, sempre che ne leggano) scene di violenza a valanga, quando i giochi per computer forniscono una bizzarra visone in cui vai in giro a sfracellare gli avversari con armi potentissime e se vieni beccato tu, perdi "una vita" e ricominci subito daccapo, non c'è da stupirsi se diventano così normali crimini come un omicidio, uno stupro, o l'accanirsi contro chi non sa difendersi. Poi davanti al giudice o alla polizia, i colpevoli non riescono a spiegarsi quello che è successo, o non capiscono di aver fatto qualcosa di male. Non dico che succeda sempre, però succede. La società dovrebbe proporre una morale o lasciare il diritto di scegliersi la propria? Non so, di fatto quando i genitori o i prof dicono quattro parole contro la violenza in una società che la fa respirare dappertutto, non sono credibili.

Nella trilogia cinematografica del Signore degli Anelli la violenza è relativamente moderata (poco sangue), e questo è un bene. Però c'è una particolare visione manichea molto comune nel fantasy: la chiamerò in maniera molto impropria disumanizzazione dell'avversario. Impropria perché intanto l'avversario per lo più non è umano (orchi o altri mostri ripugnanti), e in secondo luogo perché la "cattiveria" del nemico è connaturata e non è frutto di una propaganda dei "buoni," perciò non è opinabile.
Tuttavia il risultato è che, quando si può, il nemico va sterminato senza pietà, è una massa anonima che va spazzata via senza patemi morali, va macellata di gusto, e questa è la sensazione che viene trasmessa allo spettatore (e al lettore del libro). Stessa cosa che succede nel sadismo cinematografico in genere, quando allo spettatore possono essere propinati con tranquillità spettacoli di intensa crudeltà con la giustificazione che chi subisce è "malvagio" e quindi se lo merita.
Per citare un esempio non fantasy e abbastanza lontano nel tempo a dimostrazione della generalità di questa tendenza, posso riferirmi al film Quella Sporca Dozzina, in particolare due scene, quella in cui una di queste simpatiche canaglie cattura, terrorizza con compiacimento e poi lavora di coltello una donna tedesca nel caposaldo dove è riuscito a penetrare, e quella in cui la sporca dozzina brucia vivi i tedeschi che si sono rifugiati in un bunker sotterraneo (mettendosi così in trappola). Va tutto bene perché sono nazisti, e magari in guerra va veramente tutto bene perché si deve vincere, si è in pericolo ecc... ma in realtà l'operazione, anche qui, è quella di giustificare uno spettacolo crudele.

Dove voglio andare a parare? Non ho le idee chiarissime ma so che l'esposizione a spettacoli violenti in tenera età fa male. I libri mi preoccupano di meno: la violenza sulla pagina scritta viene per forza interpretata di più e filtrata più razionalmente. Film e televisione invece credo (utopicamente) che dovrebbero adottare ben altri standard, tenendo conto di tutte le persone che andrebbero tutelate (anche perché si leggono i libri a un'età più adulta, se si leggono). La televisione può avere effetti devastanti e creare dei veri e propri traumi. Sforzandosi probabilmente ciascuno di noi può ricordare qualche scena che lo ha colpito negativamente e che si è ricordato per un pezzo, perché l'ha vista ad un'età in cui non poteva ancora pienamente interpretarla e comprenderla. E non si tratta semplicemente dei film e telefilm (che comunque fanno entrare nelle case migliaia di scene di omicidi visto che la censura funziona solo contro le scene di sesso...) ma anche semplicemente di scene dure che vengono tranquillamente trasmesse dal telegiornale. Quando si è bambini non si riesce a capire veramente tante cose.
Uno potrebbe pensare che, per essere preparati alla durezza della vita, si debba ricevere la giusta dose di shock e visioni terribili fin da piccoli. Invece, chissà perché, non è così. I bambini crescono psicologicamente forti se vengono protetti dalla realtà e dalla visione del male.

Poi rimango dell'opinione che chi è maggiorenne e vaccinato abbia il diritto di vedersi tutta la violenza e la pornografia di questo mondo, magari ricevendo un avvertimento che lo renda consapevole di stare facendo qualcosa sopra le righe, e lo ammonisca a non esporre altre persone meno consapevoli. D'altra parte, c'è molta violenza in quello che scrivo, in quello che leggo, e nei film che guardo, e non voglio fare un discorso ipocrita. Ma resto convinto che sia imbecille la maniera in cui si permette che ragazzi di 13, 14 anni e perfino bambini piccoli vengano esposti a certi spettacoli. So anche, ovviamente, che tutto il discorso che sto facendo suona fuori posto nel mondo di oggi.

Un articolo del corriere sul 'pentimento' di Anthony Burgess

Quella Sporca Dozzina su Wikipedia (in inglese)

Sulla violenza in televisione le pagine di Nonluoghi.info, della rivista online Bibliomanie, e di un sito creato dal cappellano di un carcere.

11 commenti:

Mirtillangela ha detto...

Non è un discorso facile da affrontare per me, un pò per formazione, da studiosa della comunicazione ritengo che i mass media non siano l'origine di tutti i mali del mondo e che le persone non abdichino il loro raziocinio su istigazione del mezzo.
D'altra parte ciò vale per il mondo "adulto" mentre è un dato oggettivo che i giovanissimi non posseggano gli strumenti per affrontare la violenza e il suo messaggio. Chi pensa che i ragazzini siano "forti" abbastanza per assistere a scene truculente senza batter ciglio, commette un grave errore.

Però, per esperienza fortunatamente indiretta, ritengo che la violenza che nuoce di più ai giovani non sia quella che leggono o che vedono al cinema bensì quella che vivono in casa.
E' quella la _violenza_ che rimane impressa, che rimane _scolpita_ indelebilmente nella mente e nei ricordi dei ragazzi.
Genitori che non hanno rispetto della fanciullezza dei figli, che offrono ai pargoli spettacoli tristi di invidie, liti coniugali e talvolta di violenza vera, sono loro che espongono i figli a esperienze che ne segneranno per sempre il futuro. Di fronte all'orrore nelle proprie mura, persino Dottor Scherzo perde la sua carica disumana.

Almeno, questa è la mia esperienza.

Ciò non vuol dire che tutte le altre forme di violenza siano innocue. I ragazzi vanno protetti da _tutte_ le forme di abuso, non solo da quello diffuso via media (tv, cinema o libri che siano)

Mirtillangela ha detto...

@bruno: dimenticavo, forse il mio intervento è un pò OT ma il tuo articolo mi ha riportato alla mente un pò di ricordi e il post è venuto da sè. :)

alladr ha detto...

@bruno: mi permetto di aggiungere una riflessione al tuo bel post. è un vero peccato che tanta liberalità nell'uso della violenza (come strumento narrativo, dove la narrazione non è solo quella dei libri e dei film, ma anche quella dei videogiochi o dei giochi da tavola che tanto ci piacciono; eviterò di parlare dell'uso della violenza per ottenere cose) non sia corrisposto da altrettanta liberalità nell'uso del sesso. voglio dire: due persone che scopano sono meglio in tutto di due che vogliono accopparsi, figurarsi nell'educare. e invece, purtroppo, quasi tutti sanno cos'è un'automatica e troppo pochi la farfalla di venere.

@mirtilla: aggiungo ot ad ot.
è vero che i mezzi di comunicazione di massa non solo l'origine di tutti i mali, ma attenzione -- accolta quella verità -- a non accettare la stronzata secondo la quale i broadcaster (nel senso lato del termine) somministrano al pubblico quello che il pubblico vuole (è una cosa che viene fatta studiare agli studiosi di comunicazione).
purtroppo la gente si beve quel che i mass-media propinano: se oggi le tv, le radio e i giornali iniziassero a "parlare" solo più inglese o latino, in capo a quindici anni comprenderemmo tutti inglese o latino e la maggior parte di noi lo userebbe anche attivamente, così come la rai educò gli italiani dialettofoni a parlare italiano. non è un caso che le dittature e le guerre mettano al secondo posto tra gli obiettivi strategici le televisioni (leggiti il bel libro della hertz sui videogiochi per uno sguardo nuovo sulla prima guerra del golfo), non è un caso che le religioni nel tempo abbiano profuso così tante risorse per la conquista degli strumenti di diffusione di massa dei loro credo (cfr. di richard dawkins, sia il gene egoista che, soprattutto, il fenotipo esteso). il problema è che è fondamentale marcare stretti i mezzi di comunicazione di massa, perché sono terribilmente potenti. più della famiglia, se la famiglia non è in grado di difendersi dai mezzi di comunicazione.

ci sarebbe altro da dire ma ok, qui mi fermo. scusa, bruno, ma è un argomento che mi sta molto a cuore.

Bruno ha detto...

@ tutti: il discorso su ciò che fanno effettivamente i media ci porterebbe troppo lontano. Troppo semplice dire che "danno alla gente quello che la gente vuole" e troppo semplice anche dire che "influenzano la gente come vogliono," per me sono due processi che vanno di pari passo (se vogliono riuscire a influenzare la gente conviene loro partire da qualcosa che alla gente piaccia già, ecc...) e che sarebbero degni di uno studio approfondito che non ho mai avuto modo o tempo di completare. Anche perché nella vita faccio tutt'altro.
@Mirtilla Sul ruolo della famiglia fallito e delegato proprio alla TV ne so qualcosa, ne sappiamo tutti qualcosa. Comunque avrai notato che il maggiorenne lo considero maggiorenne di fronte al video, e il quindicenne lo considero maggiorenne di fronte alla carta stampata. Va da se che a quelle età i danni sono stati già fatti.
Per me l'unica soluzione sarebbe una TV pallosa, non violenta, senza cattivi esempi, senza pubblicità che mandino messaggi del tipo che sei uno str... se non hai una certa cosa, senza traumi.
Poi passati i 18 che tutti si vadano a vedere quello che gli pare...
Ma sicuramente non converrebbe al business quindi preferiremo vedere una società sbalestrata e allo sbando. Anzi, ci convinceranno che è meglio vedere una società allo sbando.

@Alladr avevo letto che nel Nord Europa il sesso passava la censura, la violenza no. Forse era una buona idea. Ma siamo in un periodo di conservazione, difficile che certi modelli si diffondano.

Anonimo ha detto...

La violenza e' una figata, altrimenti non avremmo mai avuto Ser Gregor Clegane.

Bruno ha detto...

... e nemmeno Totò Riina allora.

Simone ha detto...

Porno e violenza sono scorciatoie per chi non ha fantasia.

Simone

Anonimo ha detto...

Belli, belli i commenti pieni di morale ma la libertà vale più di tutta la morale in tutto il mondo. io sono con niccolo', ma non è per amare la violenza
Invece è per negare a CHIUNQUE il diritto di decidere per gli altri quel che sarebbe giusto o non giusto

NON amare la violenza ama la libertà

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Lapo ha detto...

riattivo questo vecchio post che ho trovato gironzolando sul tuo blog: ritengo che quello che hai detto è assolutamente giusto. credo che se un ragazzino di 10 anni leggesse un libro in cui vengono descritte scene truculente, riuscirebbe con notevoli difficoltà ad immaginarsi la scena nella propria mente (sempre detto che ci riesca). questo rappresenta una sorta di difesa, cosa che invece non è attuabile davanti alla tv. lì vedi direttamente le teste mozzate, le budella di fuori ed altro e al bambino/ragazzo (credo che fino ai 15/16 si resti influenzabili da queste cose, purtroppo) passa il messaggio che tutto ciò può essere divertente da fare perchè è in tv. lo stesso rischio che si corre con determinati videogiochi: ad esempio tutta la saga di gta è un inno alla violenza. ti incita a prendere una mazza da baseball ed uscire in strada a massacrare la gente, tanto male che vada ti "becchi una stellina" e sei inseguito da qualche sbirro a piedi. purtroppo, sempre come dicevi te, il business sta rovinando la società e sempre meno persone se ne rendono conto

Bruno ha detto...

Quelli che fanno profitto mettendo questa roba in circolazione sono spesso gli stessi che poi alzano ululanti lamentazioni per "come è ridotta la società."

Poi per carità, gli sparatutto e i videogiochi violenti sono anche divertenti. Ma li consentirei da una certa età (18?) in poi.
Il problema è sempre bilanciare la necessità morale di limitare ciò che è diseducativo dal principio (anch'esso morale) che da adulto uno possa vedere (o pserimentare come gioco) quello che gli pare.

Il problema è anche che in nome del profitto vengono forzati in bocca alla gente prodotti, spettacoli, beni di consumo vari (ad es. sigarette) senza il minimo riguardo per le conseguenze.