Dopo lunga malattia è morto il protagonista del crollo dell'Unione Sovietica, Mikhail Gorbachev. La notizia è stata accolta con rammarico da molti, soprattutto in occidente, con gelida freddezza da altri (l'attuale gerarchia russa), con qualche sguaiata manifestazione di contentezza da altri ancora (ad esempio il leader di un partito paleocomunista italiano). Certamente si tratta di un personaggio che ha avuto la sua importanza. Di lui, casualmente, ho parlato in un post proprio quest'anno.
4 commenti:
Nel bene e nel male è stato l'uomo più importante del cosiddetto secolo breve, nonostante il destino abbia voluto metterlo lì abbastanza per caso.
L'Unione Sovietica si sarebbe dissolta lo stesso, prima o poi. Tutti ormai remavano in quella direzione, tutti volevano che l'orso sovietico indossasse il costume a stelle e strisce. E lui è stato quello che, per il suo ruolo, ha finito per sacrificare l'identità di una nazione. C'è chi lo ha amato, per questo, e chi lo ha odiato. Sicuramente lo aveva messo in preventivo.
L'Unione Sovietica era bisognosa di una grossa revisione nel periodo in cui venne esautorato Kruscev. Invece arrivò l'immobilismo brezneviano e il diffondersi di privilegi, mafie, "uomini forti" a livello locale, con la perdita di qualsiasi dimensione etica.
Quando arrivò al potere Gorbachev, la situazione era già compromessa e non sarebbe stato facile arrivare a una soluzione positiva. E lui non sapendo dove mettere le mani la fece finire nel peggiore modo possibile, dando il via a tanti problemi di cui stiamo vedendo, temo, solo l'inizio. A volte forse, al posto di un idealista incapace, sarebbe meglio avere (come avvenne in Cina) un riformatore con le idee chiare e pronto a essere spietato.
Ha tentato di cambiare quello che probabilmente non poteva essere cambiato: peccato non ci sia riuscito.
Sì, peccato. Peccato anche che l'occidente non gli abbia voluto dare un aiuto più concreto.
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