Non sono mai diventato adepto di culti nati attorno alle serie televisive, ma Better Call Saul (spinoff di Breaking Bad) m'è davvero piaciuta. Parla di Jimmy McGill, avvocato dei delinquenti e loro complice, visto in Breaking Bad come un personaggio con uno spirito a volte divertente, ma in tutto e per tutto un uomo corrotto.
Nella serie a lui dedicata lo vediamo invece partire come un aspirante avvocato con un gusto un po' malandrino per il raggiro e la furbizia, ma fondamentalmente buono, e con la volontà di conquistare il cuore di una brava ragazza. Vedremo quindi la sua discesa all'inferno (perché sappiamo già come diventerà in Breaking Bad) e poi, con un salto in avanti, passeremo oltre a Breaking Bad per sapere come andrà a finire la sua parabola.
A questo punto (SPOILER!) potremmo essere di fronte alla dannazione totale di Jimmy. Oppure no. Gli sceneggiatori hanno deciso per la sua redenzione, con l'amara confessione e la decisione di scontare le proprie colpe anziché puntare all'ennesima scappatoia, che pure gli era concessa. Secondo questa recensione, la scelta è sbagliata, è una resa al buonismo. Una concessione al sentimentalismo, una pennellata di retorica là dove il duro realismo sarebbe stato meglio.
Lascio a voi la valutazione. Io personalmente credo che la scelta artistica sia invece valida: in queste due serie collegate tutti pagano per i propri crimini. Il protagonista non si salva dal disastro, ma si prende la vittoria morale di recuperare il rispetto della donna amata. Finale dolce amaro (con molto amaro). Per me va bene così. La serie la trovate su Netflix.
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