Segnalo questa intervista all'attore Vinicio Marchioni, noto per aver ricoperto uno dei ruoli principali nella fiction Romanzo Criminale (noto per chi se l'è vista ovviamente), e per alcuni film. Le opinioni che esprime sul cinema risuonano un po' come tante cose che si sentono sull'editoria. La colpa della mala parata del cinema italiano di qualità è delle case distributrici o no, quali sono le responsabilità del pubblico e dei suoi gusti, e così via. Citando tre film (Diaz, Romanzo di una Strage e I Più Grandi di Tutti) l'attore dice che questa volta le copie della pellicole erano sufficienti per una robusta distribuzione, ma non c'è stato il successo. Perché dopo una sola settimana, se non "tirano," i film vengono tolti dalle sale: quindi il pubblico italiano ignora che, se non fa in fretta ad andarli a vedere, li perde (e ne decreta la scomparsa). Insomma una critica contro l'esterofilia del nostro pubblico, più una frecciata contro i produttori (certe cose che magari potrebbero anche fare successo i registi non le provano perché sanno che non gliele producono).
Mi trovo d'accordo con alcune delle affermazioni di Marchioni (che il cinema debba essere anche intrattenimento, ad esempio, per quanto la volgarità in cui spesso si va a cadere scoraggi Marchioni quanto il sottoscritto...). Anche sulla necessità di avere dei "bravi confezionatori," gente capace di lavorare con professionalità qualsiasi materiale, anche modesto.
Su altre non sono d'accordo. Ad esempio, l'affermazione che ci siano tanti attori e tutti bravi in Italia: io vedo spesso difficoltà recitative anche serie, quando mi prendo il disturbo di andare a vedere un film italiano. E la tendenza a buttare colpe (o meglio, corresponsabilità) sul pubblico. Io riconosco che qualche volta si senta aria nuova nel nostro cinema. Ma, non ce lo dimentichiamo, ci è stata rifilata della roba imbarazzante per troppo tempo.
Quanto alle nuove uscite che "purtroppo" non hanno sfondato, ho visto Diaz e cercherò di parlarne nei prossimi giorni...
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