giovedì 17 marzo 2011

Let Me In: inutile?

Il remake dello svedese Let the Right One In, girato da Matt Reeves con la promessa di rispettare l'originale, è stato acclamato negli USA e apprezzato anche da Lindqvist, l'autore del libro cui la storia è ispirata; il film ha ben poche differenze (a cominciare dal titolo, Let Me In) rispetto all'originale: posso ben capire perché Tomas Alfredson, il regista svedese, sia piuttosto arrabbiato. Perfino le scene, frequentemente, sono le stesse e girate nello stesso modo; Alfredson, che aveva rifiutato di girare questo remake dicendo che avrebbe avuto senso solo se ci  fosse stato qualcosa che non andava con la sua versione, che invece lui difendeva, ha tutte le ragioni per sentirsi preso in giro. Anche perché il film di Reeves pur non essendo un successo ha incassato parecchio di più, e chi lo vedesse negli Stati Uniti potrebbe non sapere nemmeno che è un remake.

Ho letto fra le varie critiche che Reeves avrebbe aggiunto delle sequenze e atmosfere di suo. In verità di diverso c'è una scena d'azione in auto, e poco altro.
(Attenzione: spoiler fino alla fine). Ovviamente la storia è stata spostata negli Stati Uniti e le atmosfere originali sono andate perdute, e questo non mi sembra un vantaggio, ma il pubblico americano probabilmente apprezza di più così: in fin dei conti (e questo riassume la mia opinione su tutto il film) il remake ha avuto senso solo per rispettare il suo imperialismo culturale, che è allo stesso tempo anche provincialismo. Il fatto che l'originale fosse ambientato negli anni '80 aveva certe ragioni "sociali" in quanto si faceva riferimento all'inurbamento malsano nei quartieri dormitorio, e si seguiva la storia di alcune persone al di fuori dei diretti protagonisti del film. Queste sottotrame sono state ridotte al minimo (anche se esiste qualche vicino di casa del ragazzino protagonista, ovviamente) pertanto mi sembra strano che anche Reeves, trapiantando tutto quanto in una realtà diversa, abbia voluto rispettare il periodo temporale. Ci si guadagna solo qualche generalmente brutta (secondo me) canzone anni '80 inserita nella colonna sonora, peraltro piuttosto gradevole. La canzone del trailer, molto bella, non c'è nel film, a meno che non fossi addormentato durante la scena in cui l'hanno usata.

Meglio gli attori: Kodi Smit-McPhee, che mi ricorda molto Kåre Hedebrant anche nelle espressioni, è il giovanissimo protagonista. La vampira è interpretata da Chloe Moretz e purtroppo quando "si trasforma" vengono usati degli effetti speciali sul suo viso. L'attrice è brava, secondo qualcuno più brava di Lina Leandersson che ricopriva il ruolo nell'originale svedese. La Leandersson non aveva avuto ruoli importanti prima di comparire in Let the Right One In, e credo fosse all'epoca anche più giovane, mentre l'americana è già una veterana del cinema, perciò il confronto mi sembra sbilanciato; comunque nella specifica parte e nell'atmosfera della pellicola svedese la Leandersson per me esce ancora con la performance più impressionante.

Il fatto che Eli (la vampira, che diventa Abby in Let Me In) sia in effetti un ragazzino castrato nel film svedese e una ragazza nel film americano è secondo me la vera differenza notevole dopo il fatto, ovviamente, che l'ambientazione è diversa.
Io immagino che questo sia dovuto semplicemente al fatto che il pubblico USA avrebbe reagito male. Ma crea una differenza, voluta o no. Mentre in Let the Right One In si forma una bizzarra amicizia tra due esseri solitari, il remake dà più l'idea di un amore diabolico e disperato, e allo stesso tempo stranamente innocente. Amore tra due persone che, per motivi diversi, sentono il mondo esterno come qualcosa di ostile da cui occorre difendersi e che, nel caso di lei, deve essere predato ferocemente per sopravvivere.
Anche la vecchia foto che Owen (il ragazzino) trova fa capire che l'accompagnatore adulto arrivato nel quartiere assieme ad Abby/Eli poteva sembrare una volta un suo coetaneo (la fine orrenda di questo personaggio è all'inizio nel remake, e la storia riprende da lì in flasback). Insomma Owen prende il posto di un protettore e amante di lei, che è rimasta giovane mentre il compagno invecchiava: nel film svedese quel personaggio sembrava qualcosa di più simile a un pedofilo (e nel libro questo è esplicito). Il risultato è più intimo e viscerale che nel film originale, ma non un'enorme differenza.

Detto tutto questo, quando leggo che questo film sta sulle proprie gambe o addirittura regge il confronto con l'originale, la mia opinione è: non mi pare. E la promessa del regista, di fare un altro film partendo dal libro e non dal film svedese, fondamentalmente non mi sembra rispettata: le differenze più visibili sono dovute al cambiamento di ambientazione. Senza volergliene al regista, questo è un remake ed essenzialmente è inutile. Arriverà in Italia? Sembra di sì, ho letto in rete che il titolo potrebbe essere: Amami, sono un vampiro. Gesù! Speriamo di no.

5 commenti:

Ganz ha detto...

Lo vedrò a breve. Capolavoro il prototipo.

Bruno ha detto...

Buona visione, fammi sapere

Ganz ha detto...

Non è brutto, ha delle sequenze efficaci, un ottimo cast ed una buona colonna sonora. Ma è totalmente inutile, oltre che inferiore al brillante film svedese.

Bruno ha detto...

@ Ganz: be', concordo.

Ganz ha detto...

Peccato, perché Reeves mi era piaciuto molto con "Cloverfield".