Non potevo fare a meno di leggere questo Il Signore delle Mosche in quanto libro famosissimo attinente in qualche modo al fantastico e alla distopia. Addirittura, l'autore William Golding ha conseguito un premio Nobel per la letteratura e, siccome questo è il suo libro di maggior successo, dev'essere grazie ad esso che è arrivato a un simile traguardo.
Tuttavia, a dire la verità, ero un po' scettico, e la lettura ha confermato i miei dubbi. Il libro è invecchiato male. Parliamone, comunque: se continuerete a leggere questo post, sappiate però che andrò parecchio contro corrente e anticiperò parte della trama.
Come tutti certamente già sanno la storia parla della malvagità della natura umana usando la metafora di un gruppo di ragazzini e bambini rimasti abbandonati su un'isola quando il loro aereo precipita, nel corso di un conflitto nucleare che comunque non vediamo. Si tratta di una specie di paradiso tropicale, in cui non manca il cibo e l'acqua. Sembra che ci sia una quantità inesauribile di frutta, anche se l'autore, che pure a volte è molto (troppo) dettagliato su morfologia e vegetazione dell'isola e sul mare circostante, raramente si sofferma a raccontarci di che frutta si tratti.
C'è acqua potabile, ci sono anche maiali selvatici, una preda ambita ma difficile da procurarsi (e questo sarà importante nel libro). Dell'incidente che ha portato lì i ragazzi sappiamo poco, ma non tutti sono sopravvissuti, e non hanno con sé alcun equipaggiamento.
Cosa succederà a questi giovanissimi abbandonati? Uno di essi è un leader più o meno razionale, Ralph. Riesce a farsi eleggere capo e stabilisce che la cosa più importante sia mantenere vivo un fuoco, per farsi avvistare da navi e aerei di passaggio. L'unica cosa essenziale, in effetti, è ottenere soccorso. Con l'aiuto di Piggy, una specie di outsider secchione e sovrappeso, Ralph crea delle regole, e stabilisce un sistema democratico per condurre delle assemblee.
Un altro leader è Jack. Brusco e aggressivo, a volte violento, Jack è un leader che stuzzica il lato umorale, irrazionale dei ragazzi. Ha una sua motivazione di fondo: bisogna procurarsi la carne, starsene a fare fumo non ha senso, è troppo faticoso. Lui è in grado di organizzare le bande per dare la caccia ai maiali selvatici, e quindi merita il comando. Ed è disposto anche a prenderlo con la forza.
Jack si inventa cori, pantomime, rituali selvaggi. Introduce maschere e l'uso di dipingersi il volto come "nascondiglio" dietro cui celare la propria identità e formare un branco, affrancandosi dalle responsabilità del mondo civile da cui tutti loro provengono. E non combatte le paure irrazionali che si diffondono tra i ragazzi (fantasmi, misteriose presenze, eccetera). Se mai le amplifica.
Questo non piace a Ralph e nemmeno all'autore. Perché loro sono Britannici e dovrebbero comportarsi meglio. Come dice Piggy (una frase che oggi suona piuttosto politicamente scorretta): "Cos'è meglio, ridursi a un branco di negri mascherati come voi, o essere persone di buon senso come Ralph?" Scoppia un contrasto tra il partito "razionalista" e i nuovi selvaggi che si dedicano alla caccia. Selvaggi che non hanno niente del "buon selvaggio" dei luoghi comuni.
Inutile dire che il partito dei cacciatori avrà la meglio e qualcuno farà una brutta fine; tra l'altro nell'embrione di società creato da Jack sta già emergendo un personaggio peggiore di lui. E Ralph in alcuni momenti è offuscato e fa fatica a sostenere le proprie ragioni (altro punto che mi lascia perplesso).
Ma non mi interessa svelare la trama fino all'ultima riga. Quello che mi preme è mostrare i lati poco coerenti della narrazione e il moralismo che vi è sotteso. Innanzitutto, la premessa del libro, come spiegata in una postfazione dallo stesso autore, crea dei forti dubbi. I ragazzi si trovano in una specie di paradiso terrestre, non proprio ricco di ogni risorsa ma senza rischi di morire di fame (l'autore ci spiega che non vuole giustificare il male con discorsi di tipo marxista). Golding di proposito esclude moventi di contrasto quali potrebbero essere il sesso (sono tutti maschi, ragazzini e bambini: niente sesso).
Insomma l'autore elimina i motivi di conflitto più ovvii e le pressanti necessità per cui sarebbe necessario avere una organizzazione, e descrive eventi che, nel giro di pochi mesi, trasformano questi splendidi esemplari della popolazione britannica in un gruppo di selvaggi superstiziosi e violenti guidati da un tiranno. La sua tesi è che "gli uomini producono il male come le api producono il miele."
Il punto di vista dell'autore è poco realistico, ingenuo e un tantino bigotto, a mio parere, e vediamo perché. Io non credo che i ragazzi sarebbero caduti sotto una dittatura, semplicemente non ci sarebbe stata la pressione per farlo succedere (fame, grosse minacce mortali). Certamente ci sarebbe stata una divisione in gruppi magari ostili; furti, ammazzamenti, prevaricazioni. Ma davvero, nel giro di qualche mese, si può diventare dei selvaggi? Sulla necessità di farsi avvistare con il fumo, e di cacciare, non penso ci sarebbe stato un enorme contrasto tra i ragazzi. È evidente che andavano fatte entrambe le cose, e nel caos e nella pigrizia generale ci sarebbero stati tentativi di farle entrambe (probabilmente piuttosto male).
Va comunque notato che la contrapposizione tra la civiltà dei buoni e la cattiveria dei selvaggi è un altro concetto tirato per i piedi da Golding. Per caso la civiltà è incapace di commettere violenza?
Per quanto riguarda il male... il punto di vista di Golding è un po' da educanda. Si dice che, essendo un insegnante, venisse "ispirato" per i fatti del libro dal comportamento maleducato dei suoi allievi. Ma non mi pare che abbia fatto uno sforzo per capire come pensassero, piuttosto ha preferito inventarselo per arrivare a quello che voleva dimostrare. Come pensa un ragazzo di 12, 13 anni? Chiunque abbia fatto le scuole medie in Italia ne sa più di lui, e penso che nel Regno Unito le cose non fossero diverse, né allora né adesso. E non parliamo di quelli della mia epoca, che hanno fatto il servizio militare. Lasciati a se stessi, i ragazzi di quelle età potrebbero facilmente lasciarsi andare ad atti di bullismo, violenze, anche uccisioni. Un equilibrio, e quindi una convivenza più o meno pacifica, si potrebbe avere tra gruppi capaci di autodifendersi, sarebbe un equilibrio basato sulla contrattazione, con una buona componente di paura reciproca; la mancanza di adulti non avrebbe reso impossibile il crearsi di una società organizzata, ma certo lo avrebbe reso difficile. Certo, nella situazione descritta la patina della civiltà si sarebbe scrostata rapidamente e probabilmente qualcuno sarebbe morto ammazzato, come succede nel libro. Ma c'entrano poco le farneticazioni sul "male." L'uomo non è un mostro. L'uomo è quello che è.
Quindi non ci sono grandi rivelazioni nel Signore delle Mosche. Forse va riconosciuta a Golding la capacità di aver mandato il tè delle cinque di traverso a certi suoi connazionali, convinti di essere il non plus ultra dell'umanità. Basta questo per un premio Nobel? Non so... Che delusione questo libro. Preferisco fermarmi qui.
Gli anglofoni possono guardarsi questo video riguardo a William Golding.
3 commenti:
Io l'ho letto ai tempi delle medie (si parla di trent'anni fa) quindi non mi ricordo tutto; faceva riflettere, questo sì, ma non so se lo leggessi oggi che giudizio potrei dare.
Anch'io letto alle medie e ho pochi ricordi. Qualcosina me l'hai rispolverato. Certo da come dici ha dei grossi limiti. Credo che per ora non lo rileggerò. Mi sembra troppo artificioso.
eh, già il fatto che lo facessero leggere alle medie qualche limite lo mostra...
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